mercoledì 25 marzo 2020

Alchimia a Palazzo Vecchio

A Firenze all’interno di Palazzo Vecchio, si trova un vero e proprio gabinetto alchemico, ricco di informazioni esoteriche, celate da una simbologia analogica.
E’ lo studiolo di Francesco 1°dei Medici, figlio di Cosimo ed Eleonora di Toledo.
Nel piano inferiore alcune tele del Vasari, Bronzino, Marchetti, sono raccolte come teche o “file” di un prezioso schedario.
Le stesse sono porte di uno scaffale, icone, al di là delle quali sono raccolte sostanze allusive al dipinto, che esistono in natura, ma sono trasformate con l’arte spagirica.
Il primo raffigura una maga nuda che con l'’aiuto del fuoco e di un filtro ringiovanisce Esone.
Segue il giardino delle Esperidi che esprime la connessione del mondo vegetale con le sostanze alchemiche.
Nel terzo il centauro Chirone, grande sapiente, inizia Achille, che tramite l’athanor apprende l’arte. Chirone era metà uomo e metà cavallo.
La parola kaivalia è stata trasformata in cavallo. Chirone o Kiron in greco, equivale a Guro. Quindi Chirone era un Maestro allo stadio del kaivalin (solitudine) che è uno dei cinque gradi del Sattva: Yoga, Sidda, Kaivalin, Moksa, Chakravartin. Il mito è quindi una verità coperta da veli.
La volta è la parte nobile. Sono raffigurati i simboli dello zodiaco, chiave della trasmutazione degli elementi.
Al centro Prometeo che ha rubato il segreto del fuoco e attorno a lui le allegorie della terra, dell’acqua, dell’aria e del fuoco. Elementi freddi e secchi, caldi e umidi che consentono di passare da uno stadio all’altro dell’essere, attraverso una alchemica trasformazione.
Da una porta pannello si accede alla camera cubica, dove sono deposte le gemme più preziose. Nella cupola sono rappresentate la Matematica, la Musica e la Mistica.
Questo è il luogo della Meditazione, dove la Mente è spinta ad oltrepassare la soglia dell’umano e si accinge ad accostarsi al Divino.Una emblematica raffigurazione della teoria delle tre “M” : Matematica, Musica, Meditazione.
Francesco era in costante comunicazione con un altro emblematico e misterioso personaggio, Rodolfo II d’Asburgo, che a Praga coltivava come lui, la passione per l’esoterismo. Rodolfo avrebbe compiuto “la Grande Opera”.
Alla sua morte furono trovati nel suo laboratorio 84 quintali di oro e 60 d’argento in lingotti a forma di piccoli mattoni, nonché una quantità di polvere grigia, ritenuta la “pietra filosofale” o “polvere di proiezione”.
Per questo si sarebbe circondato di ermetisti come Faust, Agrippa, Paracelso, Kelley, Sendivogius, Giordano Bruno, Arcimboldo, Tycho Brahe, che sistemò nella “viuzza d’oro”, una stradina lillipuziana e onirica alla periferia del sontuoso castello di Praga.
Una lapide, nell’ala vecchia del castello, attesta ancor oggi l’avvenuta trasmutazione alchemica.
Entrambi appartenevano all’Ordine segreto della Rosa + Croce, una società iniziatica e misterica, che aveva in quell’epoca un riferimento in Federico del Palatinato che ad Hidelbergh fondò una università che studiava l’ ermetismo e l’ occultismo

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