lunedì 10 febbraio 2020

Decline and fall of the Roman Empire, Battiato





Vivo alla fine dell’Impero Romano

in un giardino di ciliegie

che sprizzano il loro succo

sulla mia faccia slavata.

Perfido Stilicone, barbaro multiforme,

i monaci cantano il Vespro nel tempio di Giove.

Decline and fall.

Dolce sole di Emesa, Eliogabalo imperatore

celebrava pietanze invece di battaglie,

confondeva l’ordine delle stagioni

faceva ministri mimi e ballerini…

bolide solare vaga per i mari come putrida barca l’Impero.

Havel, Havelin: tutto è vanità,

come in un gioco di bambini.

Svicolo per viuzze piene di profumi e unguenti

mentre leggo l’Anatomia dell’Urina di James Hart

assieme al Vangelo secondo S. Matteo.

Mi beo di sulfuree intese con pianeti e

in un istante attraverso l’orbita celeste.

Odo un canto all’orizzonte, m’assottiglio,

sono spirito puro, sono fiore, tigre, mi risveglio.

Muffe, odori eziologici per mondi alla fine

purificati da lirici antropoidi:

qui a tre passi la decadenza avanza.

Chiunque tu sia, ti prego, rispondi:

ci sono ancora altre aurore?

Dona, abbi pietà, abbi misura.

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