Mausoleo di Sempronio Atratino - Gaeta
Nei pressi della “vecchia” stazione ferroviaria, esattamente sulla collina Atratina, è sito un maestoso fabbricato circolare il Mausoleo di Lucio Sempronio Atratino, il quale fu console nel 34 a.C. e famoso accusatore di Celio Rufo.
Non si sa se questo mausoleo fu costruito come monumento trionfale in onore di Atratino o come edificio funebre per questo console romano dalla carriera rapida e brillante ma dalla vita breve. Nato nel 73 a. C., fu illustre oratore a Roma ed ebbe il comando della flotta di Marco Antonio tra il 38 e il 34 a.C.; nominato console conobbe gli onori del trionfo. Morì suicida nel 20 a.C. Il Mausoleo, ridotto oggi al solo scheletro, ha la circonferenza di 114 m. ed è alto 13.30 m., oltre al torrino che misura altri 4.80 m. All'interno, un ambulacro circolare in opera reticolata consente l'accesso a quattro celle disposte a croce, tre di esse, rispettivamente quelle rivolte a nord, est, sud, hanno pianta quadrilatera mentre la cella rivolta a ovest, che ospita la cisterna, ha pianta ellittica. Nel 1815, essendo stato adibito a fortilizio dalle truppe che assediavano Gaeta, il prode Generale Begani, difensore della città, vi diresse il fuoco delle artiglierie, che riuscì a far scoppiare una riserva di polvere rinchiusa nel monumento, producendone lo smantellamento del lato nord.
Sfortunatamente il monumento nel XII secolo venne spogliato del suo rivestimento per la costruzione del campanile del Duomo dove, oltre a un frammento dell’iscrizione menzionante “Sempronio Atratino”, sono inglobati elementi del fregio. La scelta dei soggetti figurativi come strumenti sacrificali e insegne sacerdotali , rimarca la personalità del titolare, console e membro del collegio degli Auguri, carica a cui doveva tenere molto considerato che, anche nelle monete in cui appare il suo nome, ricorre questo titolo. Né si può escludere, nel programma decorativo del monumento, una sottile polemica con Lucio Munazio Planco che aveva privilegiato i motivi guerreschi. Anche i resti della villa di Atratino sono stati obliterati dalle costruzioni successive sicché risulta oggi impossibile valutarne anche il minimo lacerto, al di la delle testimonianze che pervengono dagli eruditi locali dell’Ottocento.
Nei pressi della “vecchia” stazione ferroviaria, esattamente sulla collina Atratina, è sito un maestoso fabbricato circolare il Mausoleo di Lucio Sempronio Atratino, il quale fu console nel 34 a.C. e famoso accusatore di Celio Rufo.
Non si sa se questo mausoleo fu costruito come monumento trionfale in onore di Atratino o come edificio funebre per questo console romano dalla carriera rapida e brillante ma dalla vita breve. Nato nel 73 a. C., fu illustre oratore a Roma ed ebbe il comando della flotta di Marco Antonio tra il 38 e il 34 a.C.; nominato console conobbe gli onori del trionfo. Morì suicida nel 20 a.C. Il Mausoleo, ridotto oggi al solo scheletro, ha la circonferenza di 114 m. ed è alto 13.30 m., oltre al torrino che misura altri 4.80 m. All'interno, un ambulacro circolare in opera reticolata consente l'accesso a quattro celle disposte a croce, tre di esse, rispettivamente quelle rivolte a nord, est, sud, hanno pianta quadrilatera mentre la cella rivolta a ovest, che ospita la cisterna, ha pianta ellittica. Nel 1815, essendo stato adibito a fortilizio dalle truppe che assediavano Gaeta, il prode Generale Begani, difensore della città, vi diresse il fuoco delle artiglierie, che riuscì a far scoppiare una riserva di polvere rinchiusa nel monumento, producendone lo smantellamento del lato nord.
Sfortunatamente il monumento nel XII secolo venne spogliato del suo rivestimento per la costruzione del campanile del Duomo dove, oltre a un frammento dell’iscrizione menzionante “Sempronio Atratino”, sono inglobati elementi del fregio. La scelta dei soggetti figurativi come strumenti sacrificali e insegne sacerdotali , rimarca la personalità del titolare, console e membro del collegio degli Auguri, carica a cui doveva tenere molto considerato che, anche nelle monete in cui appare il suo nome, ricorre questo titolo. Né si può escludere, nel programma decorativo del monumento, una sottile polemica con Lucio Munazio Planco che aveva privilegiato i motivi guerreschi. Anche i resti della villa di Atratino sono stati obliterati dalle costruzioni successive sicché risulta oggi impossibile valutarne anche il minimo lacerto, al di la delle testimonianze che pervengono dagli eruditi locali dell’Ottocento.
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