Il
10 febbraio 1258 un esercito mongolo di 150.000 uomini, al comando del
nipote di Gengis-Khan, occupa la città di Baghdad, la più "ellenica"
delle città islamiche, la rade al suolo e ne massacra la popolazione,
dove convivevano in pace persone di diverse etnie e religioni. Furono
uccise tra le 200.000 e le 800.000 persone anche se le fonti arabe
parlano di due milioni di morti. Il Califfo, l'ultimo della dinastia
Abbaside, fu avvolto in un tappeto e fatto calpestare dai cavalli.
All'assedio parteciparono molti cinesi, in qualità di tecnici militari, e
numerosi Crociati e altri cristiani. La Biblioteca di Baghdad, ricca di
libri e manoscritti, fu incendiata e si dice che le acque dell'Eufrate
si colorarono di nero per l'inchiostro che vi si era diluito
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