VORWERK ST. PROCOLO
Uno dei due forti costruiti in pianura per compensare punti difficili da battere con il tiro delle artiglierie dalla cinta magistrale bastionata appena restaurata (l'altro era il Gazometro-Scholl, oggi demolito), al culmine della prima ondata fortificatoria a Verona tra il 1833 e il 1845 circa. Gli altri otto forti dello stesso periodo erano quelli collinari, sulle alture a nord della città, le Torricelle.
Con questa dotazione la piazzaforte veronese giungerà ad affrontare la
guerra del 1848, e la Battaglia di S. Lucia del 6 maggio, con i
Piemontesi arrivati a pochissimi km dalla cinta bastionata, dimostrerà
come la stessa fosse insufficiente.
Si tratta di uno dei forti dalla tipologia più atipica e interessante tra quelli austriaci del Quadrilatero, con il suo impianto ettagonale, la pianta cruciforme e il ridotto quadrangolare con le curiose doppie caponiere bastionate.
Dopo decenni di abbandono, ridotto a foresta impenetrabile e occupato abusivamente, oggi grandi cose stanno avvenendo al forte... ma non vogliamo dire di più!
Due parole solo per smentire un pervicace errore storico, una diceria che sentiamo invariabilmente ogni qual volta si nomina il forte sui media:
A FORTE PROCOLO NON SONO STATI FUCILATO CIANO E GLI ALTRI GERARCHI PROCESSATI E CONDANNATI NEL GENNAIO 1944!
L'esecuzione in realtà, come è logico che fosse, è avvenuta nell'adiacente Poligono di Tiro del Quartiere Navigatori, ancora oggi in piena attività, ma non all'interno del forte!
Un ringraziamento a tutti gli amici autori delle foto e degli elaborati grafici qui presenti.
Cronologia:
1840: inviluppo esterno (terrapieno, fosso, spalto);
1841: ridotto casamattato e caponiere staccate.
Committente: Impero absburgico; FM. J. Radetzky (Comandante d’Armata)
Progettisti: maggiore generale Franz von Scholl (soprintendente ai lavori di fortificazione a Verona, Brixen, Franzensfeste fino al 1838);
maggiore Johann von Hlavaty (direttore dei lavori di fortificazione di Verona dal 1838 al 1850).
Proprietà
Demanio dello Stato. In totale abbandono almeno dagli anni '90, dopo la fine di ogni utilizzo da parte dell’Esercito
Descrizione:
Grande forte a tracciato poligonale (sistema poligonale misto della scuola fortificatoria neotedesca), con ridotto centrale. Impianto ettagonale asimmetrico, con ridotto centrale a corte, su pianta quadrata. Il forte è situato nel settore settentrionale, accanto alla riva destra dell’Adige, davanti al fronte bastionato San Procolo-Spagna; la posizione è connessa al sistema della cinta magistrale.
Al piede del ciglione di San Massimo, verso il Bastione di San Procolo, si estendeva un avvallamento, favorevole al nemico, che poteva essere battuto solo con un grande angolo di depressione dalle artiglierie della cinta; ciò rappresentava un pericolo per le sortite, che sarebbero state contrastate anche dalle batterie avversarie posizionate sulla riva opposta dell’Adige. Le artiglierie del forte, poste sul ramparo ettagonale, potevano battere l’intero giro d’orizzonte, eliminando ogni svantaggio, tattico e balistico. Il progetto iniziale del Forte San Procolo può essere attribuito a Franz von Scholl. Il grande forte avrebbe completato il sistema di destra d’Adige, finalizzato alla difesa indiretta della spianata e del ciglione Santa Lucia-San Massimo, assieme agli altri due capisaldi avanzati di Santa Caterina e di Porta Nuova. L’idea non venne attuata; dopo la morte di Scholl (1838), il progetto del Forte San Procolo venne posto in opera dal maggiore ingegnere Johann von Hlavaty, direttore dei lavori di fortificazione a Verona.
L’opera principale del forte è costituita dall’alto terrapieno a inviluppo ettagonale, col ramparo e le postazioni di artiglieria a cielo aperto. Sull’intero perimetro, il terrapieno con scarpa a pendenza naturale è difeso dal fosso asciutto e dallo spalto antistante. Il fosso è battuto da quattro caponiere casamattate, ordinate per fucilieri, in corrispondenza delle quali il terrapieno è provvisto di due ali di muro di rivestimento aderente; nel fosso, al posto del muro distaccato alla Carnot, una semplice palizzata difende il piede del terrapieno.
All’interno del forte si erge il ridotto casamattato a pianta quadrata. Ai vertici del ridotto centrale, a due piani, si alternano caponiere alla Montalembert e caponiere simili a piccoli bastioni, alle quali si accedeva dalla galleria per fucilieri disposta sull’intero perimetro dell’opera. Quattro grandi traverse casamattate, dotate di polveriere, frazionano lo spazio del piazzale interno e, inserendosi nel terrapieno, danno accesso alle poterne, in comunicazione con le quattro caponiere che fiancheggiano il fosso.
Nel fronte sudorientale dell’ettagono, verso la cinta magistrale, era situato l’ingresso al forte, difeso da una galleria per fucilieri. Attraverso una poterna si accede, dal piano del fosso, al piazzale interno; da qui si entrava nel ridotto attraverso il ponte levatoio sul fosso diamante.
I paramenti murari del ridotto centrale sono a conci di tufo, con apparecchio a opus poligonale.
Armamento durante la guerra del 1866: 2 cannoni da 9,5 cm con
anima rigata ad avancarica
Presidio di guerra: 230 fanti
30 artiglieri
Presidio di emergenza: 438 uomini
Riserve di munizioni: 4 polveriere, ognuna da 1.790 kg
Stato di conservazione:
Fino all'autunno 2018 l'area del forte è rimasta in totale stato di abbandono, e di conseguenza è andata soggetta a forte degrado.
L'invasione della vegetazione spontanea ha ricoperto ogni spazio, mettendo anche a rischio la stabilità delle volte murarie.
Il ridotto e le opere accessorie sono diventate rifugio di stranieri clandestini e sbandati, situazione a cui la passata amministrazione comunale ha cercato vanamente di porre freno con periodici tamponamenti di tutte le aperture dei locali.
Nonostante ciò le strutture murarie sono quasi integralmente conservate. Il terrapieno è stato parzialmente sbancato (settore sud-est). La poterna d’ingresso è stata parzialmente interrata. Parte del fosso e delle relative caponiere è stata interrata (vertice sud). Su questo interramento, e su gran parte dello spalto, sono state costruite palazzine residenziali demaniali, anche in tempi recenti. Nello spazio esterno di pertinenza del forte sono disposti capannoni, tettoie e baracche. Il terrapieno ettagonale è coperto da una foresta impenetrabile.
Si tratta di uno dei forti dalla tipologia più atipica e interessante tra quelli austriaci del Quadrilatero, con il suo impianto ettagonale, la pianta cruciforme e il ridotto quadrangolare con le curiose doppie caponiere bastionate.
Dopo decenni di abbandono, ridotto a foresta impenetrabile e occupato abusivamente, oggi grandi cose stanno avvenendo al forte... ma non vogliamo dire di più!
Due parole solo per smentire un pervicace errore storico, una diceria che sentiamo invariabilmente ogni qual volta si nomina il forte sui media:
A FORTE PROCOLO NON SONO STATI FUCILATO CIANO E GLI ALTRI GERARCHI PROCESSATI E CONDANNATI NEL GENNAIO 1944!
L'esecuzione in realtà, come è logico che fosse, è avvenuta nell'adiacente Poligono di Tiro del Quartiere Navigatori, ancora oggi in piena attività, ma non all'interno del forte!
Un ringraziamento a tutti gli amici autori delle foto e degli elaborati grafici qui presenti.
Cronologia:
1840: inviluppo esterno (terrapieno, fosso, spalto);
1841: ridotto casamattato e caponiere staccate.
Committente: Impero absburgico; FM. J. Radetzky (Comandante d’Armata)
Progettisti: maggiore generale Franz von Scholl (soprintendente ai lavori di fortificazione a Verona, Brixen, Franzensfeste fino al 1838);
maggiore Johann von Hlavaty (direttore dei lavori di fortificazione di Verona dal 1838 al 1850).
Proprietà
Demanio dello Stato. In totale abbandono almeno dagli anni '90, dopo la fine di ogni utilizzo da parte dell’Esercito
Descrizione:
Grande forte a tracciato poligonale (sistema poligonale misto della scuola fortificatoria neotedesca), con ridotto centrale. Impianto ettagonale asimmetrico, con ridotto centrale a corte, su pianta quadrata. Il forte è situato nel settore settentrionale, accanto alla riva destra dell’Adige, davanti al fronte bastionato San Procolo-Spagna; la posizione è connessa al sistema della cinta magistrale.
Al piede del ciglione di San Massimo, verso il Bastione di San Procolo, si estendeva un avvallamento, favorevole al nemico, che poteva essere battuto solo con un grande angolo di depressione dalle artiglierie della cinta; ciò rappresentava un pericolo per le sortite, che sarebbero state contrastate anche dalle batterie avversarie posizionate sulla riva opposta dell’Adige. Le artiglierie del forte, poste sul ramparo ettagonale, potevano battere l’intero giro d’orizzonte, eliminando ogni svantaggio, tattico e balistico. Il progetto iniziale del Forte San Procolo può essere attribuito a Franz von Scholl. Il grande forte avrebbe completato il sistema di destra d’Adige, finalizzato alla difesa indiretta della spianata e del ciglione Santa Lucia-San Massimo, assieme agli altri due capisaldi avanzati di Santa Caterina e di Porta Nuova. L’idea non venne attuata; dopo la morte di Scholl (1838), il progetto del Forte San Procolo venne posto in opera dal maggiore ingegnere Johann von Hlavaty, direttore dei lavori di fortificazione a Verona.
L’opera principale del forte è costituita dall’alto terrapieno a inviluppo ettagonale, col ramparo e le postazioni di artiglieria a cielo aperto. Sull’intero perimetro, il terrapieno con scarpa a pendenza naturale è difeso dal fosso asciutto e dallo spalto antistante. Il fosso è battuto da quattro caponiere casamattate, ordinate per fucilieri, in corrispondenza delle quali il terrapieno è provvisto di due ali di muro di rivestimento aderente; nel fosso, al posto del muro distaccato alla Carnot, una semplice palizzata difende il piede del terrapieno.
All’interno del forte si erge il ridotto casamattato a pianta quadrata. Ai vertici del ridotto centrale, a due piani, si alternano caponiere alla Montalembert e caponiere simili a piccoli bastioni, alle quali si accedeva dalla galleria per fucilieri disposta sull’intero perimetro dell’opera. Quattro grandi traverse casamattate, dotate di polveriere, frazionano lo spazio del piazzale interno e, inserendosi nel terrapieno, danno accesso alle poterne, in comunicazione con le quattro caponiere che fiancheggiano il fosso.
Nel fronte sudorientale dell’ettagono, verso la cinta magistrale, era situato l’ingresso al forte, difeso da una galleria per fucilieri. Attraverso una poterna si accede, dal piano del fosso, al piazzale interno; da qui si entrava nel ridotto attraverso il ponte levatoio sul fosso diamante.
I paramenti murari del ridotto centrale sono a conci di tufo, con apparecchio a opus poligonale.
Armamento durante la guerra del 1866: 2 cannoni da 9,5 cm con
anima rigata ad avancarica
Presidio di guerra: 230 fanti
30 artiglieri
Presidio di emergenza: 438 uomini
Riserve di munizioni: 4 polveriere, ognuna da 1.790 kg
Stato di conservazione:
Fino all'autunno 2018 l'area del forte è rimasta in totale stato di abbandono, e di conseguenza è andata soggetta a forte degrado.
L'invasione della vegetazione spontanea ha ricoperto ogni spazio, mettendo anche a rischio la stabilità delle volte murarie.
Il ridotto e le opere accessorie sono diventate rifugio di stranieri clandestini e sbandati, situazione a cui la passata amministrazione comunale ha cercato vanamente di porre freno con periodici tamponamenti di tutte le aperture dei locali.
Nonostante ciò le strutture murarie sono quasi integralmente conservate. Il terrapieno è stato parzialmente sbancato (settore sud-est). La poterna d’ingresso è stata parzialmente interrata. Parte del fosso e delle relative caponiere è stata interrata (vertice sud). Su questo interramento, e su gran parte dello spalto, sono state costruite palazzine residenziali demaniali, anche in tempi recenti. Nello spazio esterno di pertinenza del forte sono disposti capannoni, tettoie e baracche. Il terrapieno ettagonale è coperto da una foresta impenetrabile.
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