Vicenza, Museo Civico: antefissa fittile rappresentante la Potnia Theròn (h. cm 42,5). Seconda metà del I sec. A.C.
“Giacea questa mole molto maestosa mezzo miglio e più distante dalla vecchia città a settentrione in perfetta sabbiosa pianura fra il Bacchiglione a destra e l’antico Acquedotto a sinistra. La fronte dell’edificio, come dalle macerie dei rottami, e fondamenti si rilevò, aveva pertiche vicentine 25 circa d’estensione, e 50 circa i lati. Non é possibile additare di qual ordine fosse, né quale struttura ed ornamenti avesse: soltanto si trova che immensa é la quantità di embrici, tegole e mattoni coll’ impronta del nome delli diversi figuli; immensi i frantumi di terra cotta, che dapertutto fino alla profondità di 4 piedi si scavano. Vi sono inoltre dissepolti frantumi di ornamenti, metalli effigiati, monete imperatorie, pezzi di statue di creta cotta, ed alcuna anche di alabastro picciola, senza capo, e sedente, la quale fra le braccia fasciato tenea un fanciullo...”
“Giacea questa mole molto maestosa mezzo miglio e più distante dalla vecchia città a settentrione in perfetta sabbiosa pianura fra il Bacchiglione a destra e l’antico Acquedotto a sinistra. La fronte dell’edificio, come dalle macerie dei rottami, e fondamenti si rilevò, aveva pertiche vicentine 25 circa d’estensione, e 50 circa i lati. Non é possibile additare di qual ordine fosse, né quale struttura ed ornamenti avesse: soltanto si trova che immensa é la quantità di embrici, tegole e mattoni coll’ impronta del nome delli diversi figuli; immensi i frantumi di terra cotta, che dapertutto fino alla profondità di 4 piedi si scavano. Vi sono inoltre dissepolti frantumi di ornamenti, metalli effigiati, monete imperatorie, pezzi di statue di creta cotta, ed alcuna anche di alabastro picciola, senza capo, e sedente, la quale fra le braccia fasciato tenea un fanciullo...”
Così
l’erudito vicentino G.B. Velo nel manoscritto ”Epoche e memorie
dell’antica e moderna Vicenza” descriveva, alla fine del XVIII secolo,
quelle che riteneva, basandosi sul nome della località, le reliquie di
un tempio dedicato a Brotonte (dal greco “bronton” tonante), una sorta
di Giove venerato in Aquileia. In realtà si trattava di una
rappresentazione della DEA DEGLI ANIMALI (Potnia Theron)
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