MARIO
GRAMSCI, intellettuale e rivoluzionario, ebbe, a differenza del
fratello Antonio, l'intelligenza di riconoscere nelle idee e nell'opera
di Mussolini, il preludio della vera rivoluzione che avrebbe cambiato il
mondo. Più giovane di dodici anni del fratello Antonio, combatté da
volontario, con il grado di sottotenente, nella prima guerra mondiale. A
nulla valsero i tentativi del fratello Antonio di convincerlo a
sostenere la tirannide del capitalismo sovietico. Non ci riuscirono neppure le bastonate dei 'compagni' che lo ridussero quasi in fin di vita. Non si sottrasse mai ad alcun sacrificio.
Primo segretario federale di Varese, partecipò, sempre da volontario, all'intervento in Abissinia e, nel secondo conflitto mondiale, imposto dalla reazione, combatté nel ’41 in Africa settentrionale.
Dopo l’8 Settembre ’43, quando l’Italia si svegliò col fazzoletto rosso attorno al collo e la bandierina americana in mano, Mario Gramsci, invece di passare dalla parte vincente, come molti vigliacchi (prima alla macchia e poi feroci assassini), aderì alla Repubblica Sociale.
Fatto prigioniero fu crudelmente, nuovamente, torturato per costringerlo ad abiurare le sue idee ma invano, quindi deportato in un campo di concentramento in Australia. Il disumano, durissimo trattamento cui fu sottoposto minarono gravemente la sua salute. In gravissime condizioni fu restituito alla famiglia nel settembre del 1945 per morire appena due mesi dopo in un ospedale di terzo ordine attorniato solo dall’affetto dei familiari. Rendiamo un fraterno omaggio allo spirito di sacrificio, di abnegazione di MARIO GRAMSCI (nella foto).
Primo segretario federale di Varese, partecipò, sempre da volontario, all'intervento in Abissinia e, nel secondo conflitto mondiale, imposto dalla reazione, combatté nel ’41 in Africa settentrionale.
Dopo l’8 Settembre ’43, quando l’Italia si svegliò col fazzoletto rosso attorno al collo e la bandierina americana in mano, Mario Gramsci, invece di passare dalla parte vincente, come molti vigliacchi (prima alla macchia e poi feroci assassini), aderì alla Repubblica Sociale.
Fatto prigioniero fu crudelmente, nuovamente, torturato per costringerlo ad abiurare le sue idee ma invano, quindi deportato in un campo di concentramento in Australia. Il disumano, durissimo trattamento cui fu sottoposto minarono gravemente la sua salute. In gravissime condizioni fu restituito alla famiglia nel settembre del 1945 per morire appena due mesi dopo in un ospedale di terzo ordine attorniato solo dall’affetto dei familiari. Rendiamo un fraterno omaggio allo spirito di sacrificio, di abnegazione di MARIO GRAMSCI (nella foto).
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