domenica 23 dicembre 2018

A monito e a discolpa

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Affinchè messuno dimentichi il rogo di Giordano Bruno , anche se la chiesa non si è mai scusata e addirittura l'inquisitore è stato fatto santo: San Bellarmino. Lo scienziato nolano predisse gli “infiniti mondi” che soltanto oggi la scienza scopre, il filosofo che preferì scommettere su un aldiquà di umanità umana contro un aldilà di astrattezza violenta e di dogmatica disumanità, l’uomo che con inconscia certezza spostò lo sguardo dall’alto dei cieli al “dentro” degli esseri umani, il religioso che rifiutò e bestemmiò senza abiurare quella Chiesa che gli bucò la lingua e lo arse vivo per farlo tacere. Oggi il Vaticano dovrebbe finalmente fare ammenda del sacrificio di Bruno, magari revocando la santità a quel cardinal Roberto Bellarmino che ne decretò l’orrenda fine. Possiamo forse chiederlo a cotanto Papa, visto che appare un po’ diverso da quel “santo” di Paolo IV che nel 1557, in piena Inquisizione romana, aveva detto: «Anche se mio padre fosse eretico, raccoglierei la legna per farlo bruciare sul rogo». Oggi, con un “mea culpa” di Francesco, non smetterebbero certo di riecheggiare le grida di tanti eretici e streghe torturati e uccisi da santa romana Chiesa, ma almeno si coglierebbe il loro tragico suono di verità.

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