A chi appartiene il locale che ospita la gioielleria Bulgari a Bond
street, più esclusiva via dello shopping nella capitale britannica? E di
chi è l’edificio della Altium Capital, una delle più ricche banche di
investimenti di Londra, all’angolo super chic tra St. James Square e
Pall Mall, la strada dei club per gentiluomini? La risposta alle due
domande è la stessa: il proprietario è il Vaticano. Ma nessuno lo sa, o
almeno non si sapeva fino a qualche
tempo fa.. perché i due investimenti e centinaia di altri in
Inghilterra, a Parigi, in Svizzera, fanno parte di un segretissimo
impero immobiliare costruito nel corso del tempo dalla Santa Sede,
attualmente nascosto dietro un’anonima società off-shore che rifiuta di
identificare il vero possessore di un portfolio da 500 milioni di
sterline, circa 650 milioni di euro.
E come è nata questa attività commerciale dello Stato della Chiesa? Con i soldi che Benito Mussolini diede in contanti al papato, in cambio del riconoscimento del suo regime fascista, nel 1929 con i Patti Lateranensi. A rivelare questa storia è il Guardian.
Il quotidiano londinese ha messo tre reporter sulle tracce del tesoro immobiliare internazionale del Vaticano ed è rimasto sorpreso, nel corso dell’inchiesta, dallo sforzo fatto dalla Santa Sede per mantenere l’assoluta segretezza sui suoi legami con la British Grolux Investment Ltd, la società formalmente titolare del cospicuo investimento. Due autorevoli banchieri inglesi, entrambi cattolici, John Varley e Robin Herbert, hanno rifiutato di divulgare alcunché e di rispondere alle domande del giornale in merito al vero intestatario della società.
Ma il Guardian è riuscito a scoprirlo lo stesso attraverso ricerche negli archivi di Stato, da cui è emerso non solo il legame con il Vaticano ma anche una storia più torbida che affonda nel passato. La società offshore con sede a Londra è infatti controllata da un’altra società, la Profima, fondata in Svizzera e ora con sede presso la banca JP Morgan a New York. I documenti d’archivio rivelano che la Profima appartiene al Vaticano sin dalla seconda guerra mondiale, quando i servizi segreti britannici la accusarono di «attività contrarie agli interessi degli Alleati». In particolare le accuse erano rivolte al finanziere del papa, Bernardino Nogara, l’uomo che aveva preso il controllo di un capitale di 65 milioni di euro che la Santa Sede ricevette in contanti da Mussolini nei primi anni Trenta come ricompensa per il riconoscimento dello Stato fascista.
Il Guardian ha chiesto commenti sulle sue rivelazioni all’ufficio del Nunzio Apostolico a Londra, ma ha ottenuto soltanto un “no comment”. Ha invece parlato padre Federico Lombardi. «L’esistenza di investimenti immobiliari e mobiliari del Vaticano - ha detto il portavoce della Santa Sede - sono conosciuti da più di 80 anni. Nel servizio del Guardian non è svelato nulla che non si sapesse».
(archivio di republica)
E come è nata questa attività commerciale dello Stato della Chiesa? Con i soldi che Benito Mussolini diede in contanti al papato, in cambio del riconoscimento del suo regime fascista, nel 1929 con i Patti Lateranensi. A rivelare questa storia è il Guardian.
Il quotidiano londinese ha messo tre reporter sulle tracce del tesoro immobiliare internazionale del Vaticano ed è rimasto sorpreso, nel corso dell’inchiesta, dallo sforzo fatto dalla Santa Sede per mantenere l’assoluta segretezza sui suoi legami con la British Grolux Investment Ltd, la società formalmente titolare del cospicuo investimento. Due autorevoli banchieri inglesi, entrambi cattolici, John Varley e Robin Herbert, hanno rifiutato di divulgare alcunché e di rispondere alle domande del giornale in merito al vero intestatario della società.
Ma il Guardian è riuscito a scoprirlo lo stesso attraverso ricerche negli archivi di Stato, da cui è emerso non solo il legame con il Vaticano ma anche una storia più torbida che affonda nel passato. La società offshore con sede a Londra è infatti controllata da un’altra società, la Profima, fondata in Svizzera e ora con sede presso la banca JP Morgan a New York. I documenti d’archivio rivelano che la Profima appartiene al Vaticano sin dalla seconda guerra mondiale, quando i servizi segreti britannici la accusarono di «attività contrarie agli interessi degli Alleati». In particolare le accuse erano rivolte al finanziere del papa, Bernardino Nogara, l’uomo che aveva preso il controllo di un capitale di 65 milioni di euro che la Santa Sede ricevette in contanti da Mussolini nei primi anni Trenta come ricompensa per il riconoscimento dello Stato fascista.
Il Guardian ha chiesto commenti sulle sue rivelazioni all’ufficio del Nunzio Apostolico a Londra, ma ha ottenuto soltanto un “no comment”. Ha invece parlato padre Federico Lombardi. «L’esistenza di investimenti immobiliari e mobiliari del Vaticano - ha detto il portavoce della Santa Sede - sono conosciuti da più di 80 anni. Nel servizio del Guardian non è svelato nulla che non si sapesse».
(archivio di republica)
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