"Quando tenta di "perfezionare" il metallo trasmutandolo in oro, l'alchimista cerca in realtà di perfezionare sè stesso. Egli lavora i metalli, proietta la sua condizione umana al di fuori di sè stesso, si crea un "corpo misitco" nei metalli comuni che tenta di "purificare". I metalli comuni sono assimilati alla vita psicomentale continuamente instabile, schiava delle confusioni, mentre l'oro è identificato con l'anima "assolutamente libera". Ogni grado di "perfezionamento" alchemico, di ravvicinamento dell'Oro, corrisponde a un grado di "perfezionamento" yogico, mistico, e di ravvicinamento della "liberazione" dell'anima. Quando l'alchimista ottiene "dell'oro", ha percorso la tappa finale del "perfezionamento": la sua anima è assolutamente libera, statica, pura."
(Mircea Eliade, Cosmologia e Alchimia Babilonesi)
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