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La mia entrata nella sala del banchetto bloccò ogni mascella; gli
Apostoli si alzarono in tumulto temendo di essere infettati dal contatto
con la mia gonna: agli occhi di quei benpensanti io ero impura come se
fossi continuamente mestruata. Dio soltanto se n'era rimasto sdraiato
sul suo sedile di cuoio: io riconobbi d'istinto quei piedi consumati
fino all'osso a forza di camminare su tutte le strade del nostro
inferno, quei capelli pullulanti di parassiti d'astri, quegli immensi
occhi puri come i soli frammenti che gli restassero del suo cielo. Era
brutto come il dolore; era sporco come il peccato. Caddi in ginocchio,
ringhiottendo il mio sputo, incapace di aggiungere un sarcasmo
all'orribile peso di quella desolazione di Dio. Vidi subito che non lo
avrei potuto sedurre dal momento che non mi fuggiva. Mi sciolsi i
capelli come per coprire meglio la nudità del mio peccato; vuotai
davanti a lui la fiala dei miei ricordi. Capivo come quel Dio fuorilegge
avesse dovuto sgusciare un mattino fuori dalle porte dell'alba,
lasciandosi dietro le persone della Trinità sbalordite di essere rimaste
in due. Aveva preso alloggio nella locanda del tempo; si era prodigato
con innumerevoli passanti che rifiutavano di dargli l'anima ma
pretendevano da lui ogni sorta di gioie tangibili. Aveva sopportato la
compagnia dei banditi, il contatto dei lebbrosi, l'insolenza dei
gendarmi: accettava come me l'orribile sorte di appartenere a tutti."
domenica 14 aprile 2019
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