La Prima Dea Nera nella Grecia arcaica..
Lo scrittore greco Pausania, dotto antiquario del II secolo d.C., dell'epoca degli imperatori Antonini, nel suo celeberrimo libro Viaggio in Grecia o Periegesi, riporta nell'VIII libro dedicato alla regione più interna della penisola peloponnesiaca, l'Arcadia, abitata da gente che era considerata allora, e ancora oggi, la più antica popolazione della Grecia, un curioso e interessantissimo culto relativo ad una dea dalle sembianze molto singolari..
Lo scrittore ci racconta che esisteva, nella propaggine meridionale e occidentale della regione, una piccola città, Phigaleia, oggi facente parte del distretto dell'Elide al confine con la Messenia, a ridosso del costone orientale della profonda vallata del fiume Neda, unico fiume della Grecia con nome femminile, che deriva da una primitiva divinità delle acque. A Phigaleia si venerava una dea dal nome misterioso: Melaina, cioè la Nera.
La sua arcaica statua lignea, ai tempi dello scrittore non più visibile, è stata comunque oggetto della curiosità del Periegeta, che, indagando con scrupolosa passione antiquaria , ne aveva recuperato la memoria storica con la seguente descrizione: «la dea sedeva su di un masso e tutto il resto del corpo, tranne che nella testa, aveva aspetto di donna, mentre la testa e la chioma erano di cavalla, e sopra la testa spuntavano figure di dragoni e di altre bestie. Vestiva un chitone lungo fino ai piedi e aveva nella mano destra un delfino e nella sinistra una colomba….Dicono di averla chiamata Melaina perché la Dea aveva una veste nera». .
Lo scrittore in seguito racconta che la statua fu distrutta da un incendio e che gli abitanti non la ricostruirono. Successivamente , per il fatto che non fu riedificata alcuna statua alla dea, una forte carestia colpì la regione, per cui gli abitanti si rivolsero alla Pizia, la quale vaticinò decadenza e rovina per tutti gli abitanti della zona se non si ripristinava il culto della sacra divinità femminile. Così infatti i culti della Dea furono ricostituiti e fu commissionata una statua bronzea al famoso scultore Onata di Micone che, in base a vecchi disegni, ricostruì le sembianze della Dea dopo una generazione dall'invasione della Grecia da parte di Serse, quattro secoli circa prima della nascita del nostro viaggiatore Pausania. Anche la statua bronzea comunque andò completamente distrutta da un crollo della volta del tempio meno di un secolo prima del viaggio in Arcadia dello scrittore, ma il culto della Dea si conservò... Demetra Melaina tiene sulla destra un delfino, rappresentazione simbolica diffusa nelle pitture murali a Cnossos, soprattutto nella sala della regina, collegato quindi al simbolo dell'acqua, del triangolo alchemico con il vertice verso il basso, simbolo femminile tenuto con la mano destra, che in accordo con la tradizione sephirotica ebraica, rappresenta anche qui il lato femminile ..
La testa della divinità di Phigaleia è curiosamente e sorprendentemente di forma equina, epifania teriomorfica della dea della Terra che ci mette in relazione all'idea del movimento, del divenire cosmico , della energia pulsionale con doppia valenza: libera e pericolosa quando allo stato brado, frenata e controllata quando addomesticata, che riesce a riequilibrare aria e acqua come nel pantacolo martinista la croce al centro del sigillo di Salomone , e come, secondo la psicologia archetipica junghiana, si viene ad attuare con il travagliato processo di individuazione che conduce al Sé. Il cavallo è simbolo dell'inconscio e ce lo dimostra il colore nero della veste, del lato oscuro, del regno delle tenebre, della energia vitale; è inoltre rappresentazione della forza del desiderio e della libido e domarlo equivale a padroneggiare le pulsioni interiori. Risultanza della vittoria dello spirito arricchito sui sensi questa Dea ammonisce di padroneggiare con severità le pulsioni negative del profondo , ma anche riequilibrarle afferrando e controllando con intuito e saggezza ...Dalla testa equina della Dea emergono però creature mostruose generate dalla mente inquieta e non in equilibrio: ma queste proiezioni negative sono allontanabili non attraverso esercizi cruenti, e qui sta tutta l'originalità di questo culto, ma attraverso l'offerta di semplici oggetti ,i frutti della vite, la lana degli animali, il miele e quindi attraverso la riscoperta di quel semplice, che dovrebbe stare alla base dei rapporti umani e dei rapporti con la Natura, proponendosi in una nuova e più moderna prospettiva religiosa ove viene preferito un offertorio che supera splendidamente l'arcaicità dei sacrifici animali….
(tratto da C. Morel, Dictionaire des symboles, mythes et croyances)
Lo scrittore greco Pausania, dotto antiquario del II secolo d.C., dell'epoca degli imperatori Antonini, nel suo celeberrimo libro Viaggio in Grecia o Periegesi, riporta nell'VIII libro dedicato alla regione più interna della penisola peloponnesiaca, l'Arcadia, abitata da gente che era considerata allora, e ancora oggi, la più antica popolazione della Grecia, un curioso e interessantissimo culto relativo ad una dea dalle sembianze molto singolari..
Lo scrittore ci racconta che esisteva, nella propaggine meridionale e occidentale della regione, una piccola città, Phigaleia, oggi facente parte del distretto dell'Elide al confine con la Messenia, a ridosso del costone orientale della profonda vallata del fiume Neda, unico fiume della Grecia con nome femminile, che deriva da una primitiva divinità delle acque. A Phigaleia si venerava una dea dal nome misterioso: Melaina, cioè la Nera.
La sua arcaica statua lignea, ai tempi dello scrittore non più visibile, è stata comunque oggetto della curiosità del Periegeta, che, indagando con scrupolosa passione antiquaria , ne aveva recuperato la memoria storica con la seguente descrizione: «la dea sedeva su di un masso e tutto il resto del corpo, tranne che nella testa, aveva aspetto di donna, mentre la testa e la chioma erano di cavalla, e sopra la testa spuntavano figure di dragoni e di altre bestie. Vestiva un chitone lungo fino ai piedi e aveva nella mano destra un delfino e nella sinistra una colomba….Dicono di averla chiamata Melaina perché la Dea aveva una veste nera». .
Lo scrittore in seguito racconta che la statua fu distrutta da un incendio e che gli abitanti non la ricostruirono. Successivamente , per il fatto che non fu riedificata alcuna statua alla dea, una forte carestia colpì la regione, per cui gli abitanti si rivolsero alla Pizia, la quale vaticinò decadenza e rovina per tutti gli abitanti della zona se non si ripristinava il culto della sacra divinità femminile. Così infatti i culti della Dea furono ricostituiti e fu commissionata una statua bronzea al famoso scultore Onata di Micone che, in base a vecchi disegni, ricostruì le sembianze della Dea dopo una generazione dall'invasione della Grecia da parte di Serse, quattro secoli circa prima della nascita del nostro viaggiatore Pausania. Anche la statua bronzea comunque andò completamente distrutta da un crollo della volta del tempio meno di un secolo prima del viaggio in Arcadia dello scrittore, ma il culto della Dea si conservò... Demetra Melaina tiene sulla destra un delfino, rappresentazione simbolica diffusa nelle pitture murali a Cnossos, soprattutto nella sala della regina, collegato quindi al simbolo dell'acqua, del triangolo alchemico con il vertice verso il basso, simbolo femminile tenuto con la mano destra, che in accordo con la tradizione sephirotica ebraica, rappresenta anche qui il lato femminile ..
La testa della divinità di Phigaleia è curiosamente e sorprendentemente di forma equina, epifania teriomorfica della dea della Terra che ci mette in relazione all'idea del movimento, del divenire cosmico , della energia pulsionale con doppia valenza: libera e pericolosa quando allo stato brado, frenata e controllata quando addomesticata, che riesce a riequilibrare aria e acqua come nel pantacolo martinista la croce al centro del sigillo di Salomone , e come, secondo la psicologia archetipica junghiana, si viene ad attuare con il travagliato processo di individuazione che conduce al Sé. Il cavallo è simbolo dell'inconscio e ce lo dimostra il colore nero della veste, del lato oscuro, del regno delle tenebre, della energia vitale; è inoltre rappresentazione della forza del desiderio e della libido e domarlo equivale a padroneggiare le pulsioni interiori. Risultanza della vittoria dello spirito arricchito sui sensi questa Dea ammonisce di padroneggiare con severità le pulsioni negative del profondo , ma anche riequilibrarle afferrando e controllando con intuito e saggezza ...Dalla testa equina della Dea emergono però creature mostruose generate dalla mente inquieta e non in equilibrio: ma queste proiezioni negative sono allontanabili non attraverso esercizi cruenti, e qui sta tutta l'originalità di questo culto, ma attraverso l'offerta di semplici oggetti ,i frutti della vite, la lana degli animali, il miele e quindi attraverso la riscoperta di quel semplice, che dovrebbe stare alla base dei rapporti umani e dei rapporti con la Natura, proponendosi in una nuova e più moderna prospettiva religiosa ove viene preferito un offertorio che supera splendidamente l'arcaicità dei sacrifici animali….
(tratto da C. Morel, Dictionaire des symboles, mythes et croyances)
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