MARUGJ, GLI SCONGIURI DEL RE BORBONE E LA JETTATURA AI TEMPI DELLA PIMENTEL
Foto di Maurizio.micatovich - napoli - a set on Flickr
Luigi Pirandello, da uomo del Meridione, ci credeva al punto da scrivere una commedia, La patente, che riprende pari pari la definizione di Nicola Valletta, ricordato dai posteri molto più per la sua Cicalata sul fascino volgarmente detto jettatura (Napoli 1787) che per i faticosi studi di giurista. È Valletta, infatti, a dividere la jettatura fra patente e occulta. La "patente" è quella "di cui s'intende la cagione senza conoscerne la maniera colla quale opera", quella occulta invece, per sua natura più subdola, è quella "la cui cagione s'ignora".
Anche Gian Leonardo Marugj, appassionato sostenitore della Repubblica Partenopea del 1799, viene ricordato più per i Capricci sulla jettatura (Napoli 1815) che per le sue interpretazioni del sensismo di Locke (di cui tradusse il De intellectu humano). Così come, in tempi più recenti, dello scomparso presidente Leone nell'immaginario collettivo è rimasto scolpito il gesto con le famose corna che tanti anni dopo ha ripetuto goliardicamente Berlusconi, facendo parlare i mass media per giorni e giorni. Potenza delle corna, verrebbe da dire. E della jettatura a cui tutti, chi più chi meno, crediamo.
Quale uomo o donna del Sud, dinanzi a uno sguardo sguincio, non tocca ferro (per usare un eufemismo), chi non ha mai regalato o ricevuto un cornetto beneaugurante (che non va mai acquistato, come è noto) o avuto la tentazione di toccare "casualmente" le spalle di un gobbo? Ferdinando di Borbone riteneva l'abate Galiani un tale jettatore da accoglierlo, nella reggia di Portici, con un vero e proprio bombardamento di cornetti rossi e talmente menagramo il canonico De Jorio, da rifiutarsi di riceverlo per quindici volte consecutive. Mal gliene incolse alla sedicesima quando, nonostante la "patente", acconsentì a farlo entrare nella sua stanza. Appena uscì, Sua Maestà fu colpito da fatale colpo apoplettico. Forse, non lo sapremo mai, le cronache del tempo glissarono su indice e mignolo reali tesi in un disperato, inutile gesto salvifico.
Di jettatura, fascinazione, occhio e malocchio, si sono occupati antropologi famosi da De Martino a Lombardi Satriani e, in tempi recenti, alcuni artisti che hanno dato vita, sul tema, ad una serie di opere esposte (of course) proprio a Napoli. La superstizione produce sempre ottimi affari: maghi, fattucchiere e cartomanti si arricchiscono ieri come oggi alle spalle di individui con personalità deboli. E non è vero che simili pratiche siano solo appannaggio di persone culturalmente e socialmente ai margini. Era superstizioso in maniera patologica Federico II di Svevia, uomo di scienza e fondatore dell'Università , che fece murare tutte le finestre ottagonali per evitare un'oscura profezia (ma alla fine morì in una stanza dove ce n'era una nascosta) e lo sono attori, intellettuali e politici che si fanno seguire dal santone di turno.
E certo qualche dubbio viene anche a noi: Fulvio Filo Schiavone, che ha curato una recente edizione dei Capricci sulla jettatura, ha confidato che, mentre stava dando alle stampe il volume, più di un improvviso e lunghissimo black-out elettrico ha bloccato la tipografia in quel di Manduria. E ha snocciolato, uno dietro l'altro, molti piccoli episodi "negativi" esorcizzati a suon di cornetti, toccate di ferro e quant'altro la controjettatura meridionale ha saputo, nei millenni, inventare.
Letto e scopiazzato su un vecchio numero de Il Mattino di Napoli.
giovedì 11 aprile 2019
I Borboni e le pratiche supestizioso-religiose a Napoli
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