Due squarci insperati di luce illuminano il profondo medioevo,
attestando che il filo di Hiram non si era stato spezzato: un capitello e
un papa. Il capitello è in un chiostro, estremo retaggio di un antico
monastero benedettino sotto una enorme roccia solitaria, quasi in una
grotta che sembra proteggerlo, Il monastero di San Juan de La Peña, non
lontano da Jaca, capitale antica dell’Aragona quasi nascosta tra le
pieghe dei Pirenei in un tempo in cui gli Arabi dominavano gran parte
della Spagna. In questo dimenticato capitello è raffigurato sulla
pietra, in altorilievo, “il mito di Hiram”, ucciso da tre fratelli
compagni d’arte e sepolto sotto un’acacia. Unico esempio al mondo.
Laggiù, sulla frontiera dei Mori, i padri benedettini, forse transfughi
da Toledo, sapevano… Il papa è Silvestro II: colui che guidò l’umanità
al guado dell’anno Mille.Il secolo X è noto come il “saeculum
horribilis” del papato, poiché troppe volte il soglio di Pietro fu
profanato da avventurieri, puttanieri, ladri e assassini ... In tanto
dileggio il ruolo di traghettatore nel nuovo millennio dell’umanità
toccò a un genio, purtroppo dimenticato. Sulla fine del secolo e del
millennio il papato fu illuminato da un papa straordinario, forse non
estraneo al filo di Hiram: Silvestro II, il papa dei “bivi pitagorici”
La sua ascesa sul soglio di Pietro fu il “sesto bivio pitagorico”: correva l’anno 999, mese di marzo. La scelta del nome Silvestro non fu casuale: Silvestro I era stato il papa del cristianesimo emerso dalle catacombe, consigliere e amico personale dell’imperatore Costantino; allo stesso modo Silvestro II si prefigurava amico e consigliere di Ottone III, ispiratore di un progetto che ambiva cambiare il mondo. Non ci fu mai idillio più proficuo e intenso tra un papa e un imperatore: la mitica “renovatio imperii” sembrava a portata di mano. Ma Deus non voluit. Toccò a lui, sommo pontefice dell’anno Mille, traghettare l’umanità all’alba del nuovo millennio, in un clima d’universale isteria collettiva che ravvisava la fine del mondo proprio in quella data. Purtroppo il progetto della “renovatio imperii” abortì per l’improvvisa e prematura morte del giovane imperatore il 24 gennaio dell’anno 1002, probabilmente per veleno. Quel giorno, nonostante la stagione invernale, la principessa bizantina Zoe, figlia dell’imperatore Costantino VIII, veleggiava verso l’Italia per un matrimonio che non ci sarebbe mai stato: un matrimonio che avrebbe unito il Sacro Romano Impero all’Impero Bizantino. Ottone III fu riportato in Germania da un drappello di cavalieri, in una lenta e solenne processione che attraversò il vasto impero, per essere sepolto ad Aquisgrana, accanto alla tomba di Carlo Magno. Per papa Silvestro, che all’epoca aveva 51 anni, fu un colpo mortale. Erano giorni drammatici: Ascanio da Costanza, comandante delle truppe imperiali, progettava di svuotare Roma dei tutti i suoi abitanti, per ripopolala con gente nuova e leale provenienti dalla Lombardia.
Non ci furono altri “bivi pitagorici”. Silvestro II si spense nella primavera dell’anno successivo, il 12 maggio. La morte arrivò con passi felpati, quasi un’insondabile stanchezza e ancora una volta si sospettò un avvelenamento. I sospetti si concentrarono su prelati ostili alla sua eccessiva accondiscendenza verso il patriarca di Costantinopoli, nel clima della “renovatio imperii”. Silvestro II fu sepolto tra molti onori, dopo una magnifica cerimonia nella basilica di San Giovanni in Laterano...nell’anno 1684, papa Innocenzo XI decise di consolidare le fondamenta della basilica di San Giovanni in Laterano. Fu aperta l’arca marmorea di Silvestro II e venne smentita definitivamente la cupa leggenda di un papa scellerato che si era fatto tagliare a pezzi nell’intuire l’arrivo ferruginoso del demonio. Lo scheletro di papa Silvestro II apparve integro, sontuosamente coperto da abiti pontifici, con le braccia incrociate, le gambe distese e la tiara sul capo. Il canonico Cesare Rasponi testimoniò che, a contatto con l’aria, quel corpo meravigliosamente conservato si trasformò in polvere: rimase soltanto il suo anello con la scritta emblematica “Sic transit gloria mundi”.
Ma certe leggende sono dure a morire. Ancora oggi a Roma si mormora che la tomba di Silvestro II s’inumidisca alla morte di un cardinale e vi fuoriesca dell’acqua alla morte di un papa….
La sua ascesa sul soglio di Pietro fu il “sesto bivio pitagorico”: correva l’anno 999, mese di marzo. La scelta del nome Silvestro non fu casuale: Silvestro I era stato il papa del cristianesimo emerso dalle catacombe, consigliere e amico personale dell’imperatore Costantino; allo stesso modo Silvestro II si prefigurava amico e consigliere di Ottone III, ispiratore di un progetto che ambiva cambiare il mondo. Non ci fu mai idillio più proficuo e intenso tra un papa e un imperatore: la mitica “renovatio imperii” sembrava a portata di mano. Ma Deus non voluit. Toccò a lui, sommo pontefice dell’anno Mille, traghettare l’umanità all’alba del nuovo millennio, in un clima d’universale isteria collettiva che ravvisava la fine del mondo proprio in quella data. Purtroppo il progetto della “renovatio imperii” abortì per l’improvvisa e prematura morte del giovane imperatore il 24 gennaio dell’anno 1002, probabilmente per veleno. Quel giorno, nonostante la stagione invernale, la principessa bizantina Zoe, figlia dell’imperatore Costantino VIII, veleggiava verso l’Italia per un matrimonio che non ci sarebbe mai stato: un matrimonio che avrebbe unito il Sacro Romano Impero all’Impero Bizantino. Ottone III fu riportato in Germania da un drappello di cavalieri, in una lenta e solenne processione che attraversò il vasto impero, per essere sepolto ad Aquisgrana, accanto alla tomba di Carlo Magno. Per papa Silvestro, che all’epoca aveva 51 anni, fu un colpo mortale. Erano giorni drammatici: Ascanio da Costanza, comandante delle truppe imperiali, progettava di svuotare Roma dei tutti i suoi abitanti, per ripopolala con gente nuova e leale provenienti dalla Lombardia.
Non ci furono altri “bivi pitagorici”. Silvestro II si spense nella primavera dell’anno successivo, il 12 maggio. La morte arrivò con passi felpati, quasi un’insondabile stanchezza e ancora una volta si sospettò un avvelenamento. I sospetti si concentrarono su prelati ostili alla sua eccessiva accondiscendenza verso il patriarca di Costantinopoli, nel clima della “renovatio imperii”. Silvestro II fu sepolto tra molti onori, dopo una magnifica cerimonia nella basilica di San Giovanni in Laterano...nell’anno 1684, papa Innocenzo XI decise di consolidare le fondamenta della basilica di San Giovanni in Laterano. Fu aperta l’arca marmorea di Silvestro II e venne smentita definitivamente la cupa leggenda di un papa scellerato che si era fatto tagliare a pezzi nell’intuire l’arrivo ferruginoso del demonio. Lo scheletro di papa Silvestro II apparve integro, sontuosamente coperto da abiti pontifici, con le braccia incrociate, le gambe distese e la tiara sul capo. Il canonico Cesare Rasponi testimoniò che, a contatto con l’aria, quel corpo meravigliosamente conservato si trasformò in polvere: rimase soltanto il suo anello con la scritta emblematica “Sic transit gloria mundi”.
Ma certe leggende sono dure a morire. Ancora oggi a Roma si mormora che la tomba di Silvestro II s’inumidisca alla morte di un cardinale e vi fuoriesca dell’acqua alla morte di un papa….
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