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Luigi Pellini
giovedì 9 agosto 2018
Questo romanzo ha vinto il premio Strega e parla vivacemente del mondo etrusco, terra dove è nato e vissuto il poeta VincenzoCardarelli: Tarquinia
Villa Tarantola è il romanzo di Vincenzo Cardarelli che ha vinto il Premio Strega alla sua seconda edizione, nel 1948.. . Racconta qui a cuore aperto e senza lirismi la sua stessa vita. Dalla semplicità contadina di una Tarquinia argillosa alla solitudine metropolitana, una voluta, severa, dimessa, curiosa e riflessiva solitudine da fuorisede. A dare il titolo al racconto di vita/viaggio è una Villa Tarantola tanto reale quanto poetica.
E' un grande viaggio che si apre con il racconto che da il titolo alla raccolta "Villa Tarantola" situata a Tarquinia, città dove è nato e dove è cresciuto culla della cultura che guarda alla "civita" ovvero la vecchia sede della città, distrutta e poi abbandonata per una posizione più protetta qualche km più in là. Vincenzo bambino si avventura fuori dalle mura, verso la campagna e suole fermarsi davanti al grande cancello che pare essere l'ingresso ad un luogo senza definizione. Una siepe , qualche albero, qualche masso antico messo in mostra, di sguincio si nota una villetta abbandonata. Non c'è mai nessuno lì, nessuno che va e che neanche manutiene e nella fantasia del ragazzino si fanno strada tante domande che vengono sanate con gli anni dagli anziani del luogo. Villa Tarantola è un luogo comprato dapprima alla ricerca di rovine antiche, nel quale, una volta stabilito che non avesse alcun valore storico, s'era provato a fare un giardino e nel quale infine era stata costruita questa villetta per dare un po' di valore ad un terreno altrimenti deprezzato per la sua scarsa collaborazione verso l'intrepido e poco fortunato padrone che non trova nessuno che voglia vivere in un luogo così isolato e un po' sinistro. Di qui si sviluppano tutti i racconti successivi che narrano della vita del giovane Cardarelli, fino alla sua partenza per Roma alla ricerca di fortuna, alle sue frequentazioni femminili, finendo per raccontare le sue peregrinazioni per le città italiane tra le quali spicca Recanati.
Leggere racconto dopo racconto è un po' come girare fra le stanze di Villa Tarantola: La cucina il cuore della casa dove il focolare è sinonimo di famiglia, con la figura del padre operoso che spera per il figlio un futuro assicurato e migliore. Lo studio ovvero il periodo in cui i vari lavori formano il Vincenzo che sarà, il salotto, quello di una Roma baciata dal Tevere che si può vedere dai suoi innumerevoli ponti, che accoglie i suoi visitatori abbracciandoli nelle grandi piazze e che chiassosamente attira e respinge chiunque non abbia la caparbia per essere accettato. Poi ci sono le sale da bagno, che sono rappresentate del rapporto con l'acqua del maestoso Tevere, quella del Mar ligure e del lago di Como e delle donne conosciute in un periodo di vacanza, proprio al lago. Donne straniere e civettuole, in particolare una, che lo attira e lo respinge per poi sentirne la mancanza incalzata dalle amiche a non lasciarsi troppo coinvolgere dall'amore per un italiano. Infine ci sono le stanze da letto, a tema come si usava una volta - tipo la stanza blu, quella gialla etc- tipica di quei villini borghesi che tanto vorrebbero appartenere ai ranghi superiori e più nobili seppur decaduti. Qui, le stanze, avrebbero nomi diversi come "viaggi" ovvero quella stanza dove ricordare tutti i viaggi fatti e le città rimastegli nel cuore, oppure la sua tanto amata "Storia", accanto a quella "Architettura urbanista" che tanto lo ispirò. Sono stante tappezzate di immagini vivide e poetiche come quella del guerriero scoperto per primo in uno scavo fatto fuori Tarquinia che si disintegra sotto lo sguardo stupito e allibito del suo scopritore, "forse perché offeso per essere stato disturbato nel suo eterno sonno" ipotizza l'autore, o come quella che vien fuori da una riflessione su Ferrara che, culla naturale del rinascimento, che solo in una città del genere poteva toccare le punte massime dell'arte del tempo, viene sconfitta e conquistata e abbandonata a sé stessa finché non trova la forza di riprendersi.. ...
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