«Di questa modernità due sono i modi di raffigurazione, il romantico e l'illuminista. Divergono per la posizione che assumono rispetto all'idea di tradizione. Il primo è preoccupato della continuità col passato, della conservazione in forma nuova dei valori antichi. Il secondo è in posizione di radicale critica rispetto alla tradizione, di ricerca della liberazione da ogni mito, come di maschera che si sovrapponga alla realtà. Nel primo quarantennio del XX secolo prevalse, almeno in Europa occidentale, il significato romantico; il secondo dopoguerra è stato invece caratterizzato da un progressivo affermarsi di una mentalità illuministica rinnovata e portata alle conseguenze estreme. Questo processo non si spiega mediante una semplice dialettica ideale; il fattore che lo condiziona è un fatto, la seconda guerra mondiale, come epilogo tragico dei fascismi. La interpretazione del fascismo, inteso come movimento "reazionario", porta a una riaffermazione dell'impostazione illuminista, come l'unica che possa difendere l'uomo dal totalitarismo. La più semplice osservazione mostra infatti come, in generale, il moralista dei nostri giorni pensi le sue categorie avendo sempre sott'occhio quale modello del male, il "fascismo": un fascismo elevato a essenza generale sotto cui egli sussume tutti gli atteggiamenti cosiddetti reazionari. In questa attitudine dovrà necessariamente arrivare a una definizione generale, secondo cui il male sta nella "paura della trascendenza", intendendo per trascendenza quella capacità di "andar oltre" e di modificare nel loro nocciolo gli ordini e i rapporti umani, che è insita nell'essenza dell'uomo; sinonimi di tale paura quelle delle "nuovo" della "libertà" del "rischio" della "responsabilità". Se la capacità di andar oltre è l'essenza dell'uomo, è facile dedurre da questa paura tutti i vizi morali; da quelli privati dell'invidia e del risentimento a un generale odio della natura umana che si esprime nello spirito di oppressione e violenza; e che, trapassando nell'ordine politico, dà luogo a fenomeni totalitari visti come tentativi di ripetizioni abnormi di forme di un lontano passato, assunte a significato diverso perché mosse contro la conquista moderna della libertà e dell'apertura al progresso. Questi sono gli esempi macroscopici del male, ma hanno i loro primi germi in un attaccamento romantico al passato, in un tradizionalismo che fa scambiare come eterne e sacre delle strutture e delle norme che hanno soltanto un significato storico; così il progressista ritrova a partire dall'antifascismo l'illuminismo. Dunque, unico peccato dell'uomo d'oggi: guardarsi indietro».
Augusto del Noce
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