Era nato ad Belliac ( che significa bel luogo per la freschezza delle
sue ombre ), povero e umile villaggio in una valle profonda in mezzo
alle montagne dell’Auvergne, nel dipartimento di Cantal, presso di
Aurillac[2], da poveri genitori e gli fu imposto
il nome di Gerberto. La data è ancora oggi incerta, forse il 938, come
ritengono gli studiosi francesi. Rimasto orfano fu raccolto dai monaci
di San Geraldo di Aurillac, dove entrò nell’ordine di San Benedetto.
Nel 967, il giovane Gerberto arriva a Narbona, capitale della Catalogna, in Spagna. Nel monastero di Ripoli, venivano tradotti i classici della antica Grecia, oltre a testi di d'astronomia, geometria e aritmetica, dall'arabo ( gli arabi li avevano tradotti, a loro volta, dal Greco antico alla loro lingua.[3] ) in latino. Poi andò a Cordoba, in quegli anni califfato omayyade, che era il centro della civiltà più sviluppata all'epoca. Gerberto, impressionato da questa enorme miniera di cultura, dovette abiurare il suo credo per abbeverarsi a tutta questa conoscenza[4]. In Marocco, vi è a Fes, l'università più antica del mondo, e Gerberto andò anche lì[5]. Perfezionando la propria istruzione, ritorna in Europa. dopo pochi anni, era già stimato il grande filosofo del suo tempo. Dopo esser stato abate del celebre monastero di Bobbio[6] fu fatto Arcivescovo di Reims, passando poi a Ravenna.
Era coronato papa nell’Aprile del 999, e secondo leggenda fu l'intero popolo romano che lo acclamò pontefice[7]. Assumeva il nome di Silvestro II. In ricordo di papa Silvestro I che ricevette Roma dall'imperatore Costantino ( secondo la falsa Donazione di Costantino ). Fedele, infatti, all’amicizia di Ottone III ne sostenne la politica, accompagnandolo come un'ombra, anche nella sua fuga a Todi. Fu pio, zelante, umile, coraggioso: versato nella teologia di matematica. Lasciò scritti di teologia, di matematica, di astronomia. Governò la Chiesa con senno e virtù, per 4 anni, 1 mese, 9 giorni morendo il 12 marzo 1003.
Sulla morte di Gerberto si è scritto che è stato avvelenato da Stefania, la vedova di Crescenzio, che Ottone III, fece sua amante, dopo aver fatto uccidere il marito a Castel Sant'Angelo. Non per niente, si è detto che la giovane romana aveva avvelenato anche l'imperatore l'anno prima a Paterno[8].
È il primo papa francese. La casa in cui visse da fanciullo è ancora in piedi e la venerazione della gente la chiama col nome di casa del Papa.
Fu giudicato l’uomo più sapiente del suo secolo e per questa sua saggezza corse la leggenda che fosse mago e operasse per potere di spiriti.
La lapide presente in San Giovanni in Laterano che cambia colore quando muore il papa
Gli si attribuisce l’invenzione dell’orologio a bilanciere che fu in uso sino al 1640, quando al bilanciere subentrò il pendolo. Introdusse in Europa i numeri arabi e per conseguenza il sistema decimale, base della nostra aritmetica.
Si dice che da una delle torri del Laterano contemplasse le stelle e poi le studiasse, sopra una sfera celeste da lui stesso costruita. È l’unico papa astronomo e matematico che abbia avuto la Chiesa.[9]
Per tutto il Medioevo corse la leggenda della sua magia, leggenda che si venne formando dopo la sua morte, perché nessuno dei suoi contemporanei, sopra tutti Richerio suo grande amico e che dedicò al Papa quattro libri di storie, parlano di queste cose.
Dice la leggenda che Gerberto, il quale era mago e aveva commercio con gli spiriti, aveva saputo da un suo demonio che egli non morrebbe sino a tanto che non celebrasse messa in Gerusalemme. Illuso dalla equivocazione del nome, pensando si dovesse intendere Gerusalemme di Palestina, andò a celebrare, il dì della stazione, proprio in quella chiesa di Roma che appunto si chiama Gerusalemme, dove sentendosi venire addosso la morte, supplicò gli fossero tronche le mani e la lingua con le quali aveva disonorato Iddio. Questa la diceria ma « Gli stessi protestanti – dice Arturo Graf – rinunziarono a usare della leggenda come di un’arma contro la chiesa di Roma e alcuni di essi risolutamente la confutarono ».
Una tradizione attribuisce a questo Papa l’istituzione universale, della Commemorazione di tutti i defunti. Oltre a ciò si vorrebbe che sia stato Silvestro II a celebrare il primo giubileo dell’anno santo.
Soleva ricordare il suo passaggio per la chiesa di Reims, di Ravenna e Roma; da cui il famoso verso « Transita b R. Gerbertus ad R. post Papa vigens R. ».
Anche soleva dire: la somma facoltà che ha Pietro, non può essere paragonata ad alcuna felicità.
Avvisava i Vescovi per iscritto, riprendendoli severamente. Avendo il Vescovo di Laon[10] mancato in molti modi al suo dovere, il Papa gli scrisse: « Silvestro, Vescovo servo dei servi di Dio: Non meravigliatevi se non trovate in testa alla nostra lettera né il saluto, né la benedizione Apostolica. Sotto il nome di Vescovo voi avete, a forza di delitti, cessato d’essere uomo. La fedeltà eleva un uomo sino a Dio, la perfidia lo abbassa al livello dei bruti ».
È stato il primo Papa a lanciare l’idea delle crociate, eccitando principi e nazioni a una guerra alleata, per liberare dal giogo dei maomettani la Terra Santa e i cristiani d’Oriente.
Diede molto impulso alla propaganda cristiana in Polonia e in Ungheria. Consacrò S. Stefano I re d’Ungheria, gli diede il titolo di Apostolico e concesse a lui e ai suoi successori di farsi precedere dalla croce allorché uscivano in pubblico. Molti cronisti ricordano una visione avuta da Gerberto sul conferimento della corona d'Ungheria.[11]
Stefano I il Santo, duca d'Ungheria (1000-1038), insignito della croce e della corona regale da un legato di Silvestro II (999-1003), dona il suo regno alla Santa Sede. - affresco dalla seconda sala della Biblioteca apostolica vaticana.
(da Silvestro II)
Varie leggende corsero anche sulla tomba di Silvestro II al Laterano. Una dice che le ossa fanno rumore nel sepolcro, quando annunziarono la imminente morte di un Papa. Un’altra, raccolta da Giovanni Diacono, il quale compose un libro intitolato De Ecclesia Lateranensi, ai tempi di Alessandro III ( 1159 – 1181 ), dice che il sepolcro di Silvestro, sebbene non fosse in luogo umido, anche quando l’aria era del tutto serena, mandava fuori gocce d’acqua, cosa che era cagione di ammirazione.
Un’altra leggenda più grottesca che diceva esser stato il cadavere di Silvestro divorato dai corvi, fu smentita dall’apertura della tomba del Papa, ordinata da Innocenzo X. Il cadavere apparve intero ed illeso, vestito degli abiti pontificali, con le braccia in croce e la tiara in capo. Ma appena sentì l’aria si sciolse in polvere.
Suo diretto successore fu Giovanni XVII, di cui quasi tutto è incerto per la brevità del suo governo, appena cinque mesi, salvo il luogo di nascita. Il dotto Cardinale Stefano Borgia, lo fa nativo di Ripagnano ( oggi Rapagnano - AP ) nella diocesi di Fermo, per una "pietra palombina" colà trovata, che lo dice figlio di Siccone e di Colomba[12]. Il Graf scriveva anche che il cronista inglese Guglielmo Godell, del celebre verso " Scandit ab R, ecc.", ne fece un epitaffio[13] scritto sulla tomba di Gerberto. Chissà, forse questo papa, aveva fatto scolpire una lastra dalla dicitura così semplice sul suo precedessore? Nessuno può più risponderci. Alla sua morte il suo posto fu preso da Giovanni XVIII, che regnò dal 1003 al 1009.
Ma solo Sergio IV, Papa dal 1009 al 1012, fece un reale epitaffio a Gerberto, che ancora esiste, nella Basilica Lateranense. Ecco qui sotto una traduzione in italiano del 1800[14].
note:
[1] Che Silvestro II sia santo lo ha asserito Francesco Zanetti nel 1933, corrispondente della ILLUSTRAZIONE VATICANA, NEL SUO LIBRO “TUTTI I PAPI, attraverso le curiosità e gli aneddoti”. Pag. 306. È per questo che l'ultima notte dell'anno è dedicata a lui, in ricordo della messa che il papa fece l'ultima notte dell'anno 999, quando si credeva che il diavolo si sarebbe liberato dalle sue catene al primo di gennaio del 1000.
[2] notizia tratta da Gaetano Moroni Romano ( secondo aiutante di camera di Papa Pio IX ), pag.122 del DIZIONARIO di erudizione Storico-Ecclesiastica, vol. LXVI-Venezia 1854.
[3] Il mondo mussulmano aveva nella Casa della Sapienza di Bagdad, il maggior centro culturale del mondo d'allora. Tra le produzioni intellettuali di questa "istituzione" ricordiamo i nomi delle stelle usati ancor oggi in astronomia. vedi il libro Gerberto d'Aurillac di Galileo Ferraresi. pagg. 19 e 108.
[4] Vedi Ferraresi, op. cit., pag. 112.
[5] Vedi Ferraresi, op. cit., introduzione pag. 3.
[6] È nel 983 che Gerberto ( per opera di Ottone II e della moglie Teofano ) diventa abate di Bobbio. L'abbazia offriva alla sua fame di conoscenza, una gran quantità di libri. Egli ne aggiornò l'elenco, fece costruire casse per preservarli, ma tutto questo spendere per i libri gli inimicò i monaci.
[7] Arturo Graf, Miti, Leggende e Superstizioni del Medio Evo - vol. II. - La leggenda di un pontefice - Torino 1893, V. - Pag. 36, nota 71
[8] notizia data sempre dal G. M. Romano, op. cit., pag. 127. Da notare che anche Camillo Lilli, nella sua Historia della città di CAMERINO, rivela la notizia che Ottone viene ucciso con " ...veleno datogli nel dono dei guanti..." dalla moglie di Crescenzio, ( qui chiamata però Giovanna ) "... i cui pensieri tendevano a divenir sua sposa, e imperatrice...", pag. 196 e 197.
[9] vedi F.Zanetti, op. cit., pag. 307.
[10] Aldaberone ( Ascelin ) di Laon, da non confondersi con Aldaberone di Reims, grande amico di Gerberto.
[11] vedi Graf, op. cit., V. - pag. 36, nota 72.
[12] vedi F.Zanetti, op. cit., pag. 309.
[13] Vedi Graf, IV. - pag. 24, nota 24.
[14] Traduzione dal latino effettuata dal Dottor Gaetano Stelzi. Dal libro Gerberto o sia SILVESTRO II PAPA ed il suo secolo. del tedesco G.F. Hock - ed. italiana 1836.
tratto da Silvestro II
Nel 967, il giovane Gerberto arriva a Narbona, capitale della Catalogna, in Spagna. Nel monastero di Ripoli, venivano tradotti i classici della antica Grecia, oltre a testi di d'astronomia, geometria e aritmetica, dall'arabo ( gli arabi li avevano tradotti, a loro volta, dal Greco antico alla loro lingua.[3] ) in latino. Poi andò a Cordoba, in quegli anni califfato omayyade, che era il centro della civiltà più sviluppata all'epoca. Gerberto, impressionato da questa enorme miniera di cultura, dovette abiurare il suo credo per abbeverarsi a tutta questa conoscenza[4]. In Marocco, vi è a Fes, l'università più antica del mondo, e Gerberto andò anche lì[5]. Perfezionando la propria istruzione, ritorna in Europa. dopo pochi anni, era già stimato il grande filosofo del suo tempo. Dopo esser stato abate del celebre monastero di Bobbio[6] fu fatto Arcivescovo di Reims, passando poi a Ravenna.
Era coronato papa nell’Aprile del 999, e secondo leggenda fu l'intero popolo romano che lo acclamò pontefice[7]. Assumeva il nome di Silvestro II. In ricordo di papa Silvestro I che ricevette Roma dall'imperatore Costantino ( secondo la falsa Donazione di Costantino ). Fedele, infatti, all’amicizia di Ottone III ne sostenne la politica, accompagnandolo come un'ombra, anche nella sua fuga a Todi. Fu pio, zelante, umile, coraggioso: versato nella teologia di matematica. Lasciò scritti di teologia, di matematica, di astronomia. Governò la Chiesa con senno e virtù, per 4 anni, 1 mese, 9 giorni morendo il 12 marzo 1003.
Sulla morte di Gerberto si è scritto che è stato avvelenato da Stefania, la vedova di Crescenzio, che Ottone III, fece sua amante, dopo aver fatto uccidere il marito a Castel Sant'Angelo. Non per niente, si è detto che la giovane romana aveva avvelenato anche l'imperatore l'anno prima a Paterno[8].
È il primo papa francese. La casa in cui visse da fanciullo è ancora in piedi e la venerazione della gente la chiama col nome di casa del Papa.
Fu giudicato l’uomo più sapiente del suo secolo e per questa sua saggezza corse la leggenda che fosse mago e operasse per potere di spiriti.
Gli si attribuisce l’invenzione dell’orologio a bilanciere che fu in uso sino al 1640, quando al bilanciere subentrò il pendolo. Introdusse in Europa i numeri arabi e per conseguenza il sistema decimale, base della nostra aritmetica.
Si dice che da una delle torri del Laterano contemplasse le stelle e poi le studiasse, sopra una sfera celeste da lui stesso costruita. È l’unico papa astronomo e matematico che abbia avuto la Chiesa.[9]
Per tutto il Medioevo corse la leggenda della sua magia, leggenda che si venne formando dopo la sua morte, perché nessuno dei suoi contemporanei, sopra tutti Richerio suo grande amico e che dedicò al Papa quattro libri di storie, parlano di queste cose.
Dice la leggenda che Gerberto, il quale era mago e aveva commercio con gli spiriti, aveva saputo da un suo demonio che egli non morrebbe sino a tanto che non celebrasse messa in Gerusalemme. Illuso dalla equivocazione del nome, pensando si dovesse intendere Gerusalemme di Palestina, andò a celebrare, il dì della stazione, proprio in quella chiesa di Roma che appunto si chiama Gerusalemme, dove sentendosi venire addosso la morte, supplicò gli fossero tronche le mani e la lingua con le quali aveva disonorato Iddio. Questa la diceria ma « Gli stessi protestanti – dice Arturo Graf – rinunziarono a usare della leggenda come di un’arma contro la chiesa di Roma e alcuni di essi risolutamente la confutarono ».
Una tradizione attribuisce a questo Papa l’istituzione universale, della Commemorazione di tutti i defunti. Oltre a ciò si vorrebbe che sia stato Silvestro II a celebrare il primo giubileo dell’anno santo.
Soleva ricordare il suo passaggio per la chiesa di Reims, di Ravenna e Roma; da cui il famoso verso « Transita b R. Gerbertus ad R. post Papa vigens R. ».
Anche soleva dire: la somma facoltà che ha Pietro, non può essere paragonata ad alcuna felicità.
Avvisava i Vescovi per iscritto, riprendendoli severamente. Avendo il Vescovo di Laon[10] mancato in molti modi al suo dovere, il Papa gli scrisse: « Silvestro, Vescovo servo dei servi di Dio: Non meravigliatevi se non trovate in testa alla nostra lettera né il saluto, né la benedizione Apostolica. Sotto il nome di Vescovo voi avete, a forza di delitti, cessato d’essere uomo. La fedeltà eleva un uomo sino a Dio, la perfidia lo abbassa al livello dei bruti ».
È stato il primo Papa a lanciare l’idea delle crociate, eccitando principi e nazioni a una guerra alleata, per liberare dal giogo dei maomettani la Terra Santa e i cristiani d’Oriente.
Diede molto impulso alla propaganda cristiana in Polonia e in Ungheria. Consacrò S. Stefano I re d’Ungheria, gli diede il titolo di Apostolico e concesse a lui e ai suoi successori di farsi precedere dalla croce allorché uscivano in pubblico. Molti cronisti ricordano una visione avuta da Gerberto sul conferimento della corona d'Ungheria.[11]
Stefano I il Santo, duca d'Ungheria (1000-1038), insignito della croce e della corona regale da un legato di Silvestro II (999-1003), dona il suo regno alla Santa Sede. - affresco dalla seconda sala della Biblioteca apostolica vaticana.
(da Silvestro II)
Varie leggende corsero anche sulla tomba di Silvestro II al Laterano. Una dice che le ossa fanno rumore nel sepolcro, quando annunziarono la imminente morte di un Papa. Un’altra, raccolta da Giovanni Diacono, il quale compose un libro intitolato De Ecclesia Lateranensi, ai tempi di Alessandro III ( 1159 – 1181 ), dice che il sepolcro di Silvestro, sebbene non fosse in luogo umido, anche quando l’aria era del tutto serena, mandava fuori gocce d’acqua, cosa che era cagione di ammirazione.
Un’altra leggenda più grottesca che diceva esser stato il cadavere di Silvestro divorato dai corvi, fu smentita dall’apertura della tomba del Papa, ordinata da Innocenzo X. Il cadavere apparve intero ed illeso, vestito degli abiti pontificali, con le braccia in croce e la tiara in capo. Ma appena sentì l’aria si sciolse in polvere.
Suo diretto successore fu Giovanni XVII, di cui quasi tutto è incerto per la brevità del suo governo, appena cinque mesi, salvo il luogo di nascita. Il dotto Cardinale Stefano Borgia, lo fa nativo di Ripagnano ( oggi Rapagnano - AP ) nella diocesi di Fermo, per una "pietra palombina" colà trovata, che lo dice figlio di Siccone e di Colomba[12]. Il Graf scriveva anche che il cronista inglese Guglielmo Godell, del celebre verso " Scandit ab R, ecc.", ne fece un epitaffio[13] scritto sulla tomba di Gerberto. Chissà, forse questo papa, aveva fatto scolpire una lastra dalla dicitura così semplice sul suo precedessore? Nessuno può più risponderci. Alla sua morte il suo posto fu preso da Giovanni XVIII, che regnò dal 1003 al 1009.
Ma solo Sergio IV, Papa dal 1009 al 1012, fece un reale epitaffio a Gerberto, che ancora esiste, nella Basilica Lateranense. Ecco qui sotto una traduzione in italiano del 1800[14].
Questo luogo del mondo al suono ( della tromba del Giudizio Universale )
renderà al Signore che verrà ( a giudicare ) le membra del sepolto Gerberto:
Cui la dottissima vergine ( probabilmente la Sapienza ), e i colli di Romolo,
capo del mondo, avevano dato famoso all'universo.
Primamente il francese Gerberto meritò la sede ( vescovile ) di Reims, metropoli della patria.
Indi, nobile e potente, meritò di ascendere al sommo governo della chiesa Ravennate.
Dopo un anno, cangiato il nome, prese ( il governo di ) Roma per essere novello pastore in tutto l'orbe.
Questo a lui offerse il terzo Ottone Cesare, cui amava fedelmente associarsi.
L'uno e l'altro è l'ornamento del suo secolo; l'uno e l'altro fu chiaro per sapienza;
e tutto il secolo ne gode, e frangersi ogni rio ( ogni delitto ).
Erasi impossessato ( divenuto arbitro ) della sede del cielo, in luogo di chi ne tiene le chiavi,
a cui per tre volte era stato sostituito pastore.
Questi da che assunse la vece di Pietro, dentro lo spazio di un lustro, compì il secolo.
Il mondo agghiacciò, perduta la pace; il trionfo della Chiesa vacillando disimparò la quiete.
Sergio sacerdote di mite pietà e suo successore, per amore di lui, adornò questo avello.
O tu che volgi gli occhi, abbassati a questa tomba, dì:
Onnipotente Signore, abbi pietà di lui!
renderà al Signore che verrà ( a giudicare ) le membra del sepolto Gerberto:
Cui la dottissima vergine ( probabilmente la Sapienza ), e i colli di Romolo,
capo del mondo, avevano dato famoso all'universo.
Primamente il francese Gerberto meritò la sede ( vescovile ) di Reims, metropoli della patria.
Indi, nobile e potente, meritò di ascendere al sommo governo della chiesa Ravennate.
Dopo un anno, cangiato il nome, prese ( il governo di ) Roma per essere novello pastore in tutto l'orbe.
Questo a lui offerse il terzo Ottone Cesare, cui amava fedelmente associarsi.
L'uno e l'altro è l'ornamento del suo secolo; l'uno e l'altro fu chiaro per sapienza;
e tutto il secolo ne gode, e frangersi ogni rio ( ogni delitto ).
Erasi impossessato ( divenuto arbitro ) della sede del cielo, in luogo di chi ne tiene le chiavi,
a cui per tre volte era stato sostituito pastore.
Questi da che assunse la vece di Pietro, dentro lo spazio di un lustro, compì il secolo.
Il mondo agghiacciò, perduta la pace; il trionfo della Chiesa vacillando disimparò la quiete.
Sergio sacerdote di mite pietà e suo successore, per amore di lui, adornò questo avello.
O tu che volgi gli occhi, abbassati a questa tomba, dì:
Onnipotente Signore, abbi pietà di lui!
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note:
[1] Che Silvestro II sia santo lo ha asserito Francesco Zanetti nel 1933, corrispondente della ILLUSTRAZIONE VATICANA, NEL SUO LIBRO “TUTTI I PAPI, attraverso le curiosità e gli aneddoti”. Pag. 306. È per questo che l'ultima notte dell'anno è dedicata a lui, in ricordo della messa che il papa fece l'ultima notte dell'anno 999, quando si credeva che il diavolo si sarebbe liberato dalle sue catene al primo di gennaio del 1000.
[2] notizia tratta da Gaetano Moroni Romano ( secondo aiutante di camera di Papa Pio IX ), pag.122 del DIZIONARIO di erudizione Storico-Ecclesiastica, vol. LXVI-Venezia 1854.
[3] Il mondo mussulmano aveva nella Casa della Sapienza di Bagdad, il maggior centro culturale del mondo d'allora. Tra le produzioni intellettuali di questa "istituzione" ricordiamo i nomi delle stelle usati ancor oggi in astronomia. vedi il libro Gerberto d'Aurillac di Galileo Ferraresi. pagg. 19 e 108.
[4] Vedi Ferraresi, op. cit., pag. 112.
[5] Vedi Ferraresi, op. cit., introduzione pag. 3.
[6] È nel 983 che Gerberto ( per opera di Ottone II e della moglie Teofano ) diventa abate di Bobbio. L'abbazia offriva alla sua fame di conoscenza, una gran quantità di libri. Egli ne aggiornò l'elenco, fece costruire casse per preservarli, ma tutto questo spendere per i libri gli inimicò i monaci.
[7] Arturo Graf, Miti, Leggende e Superstizioni del Medio Evo - vol. II. - La leggenda di un pontefice - Torino 1893, V. - Pag. 36, nota 71
[8] notizia data sempre dal G. M. Romano, op. cit., pag. 127. Da notare che anche Camillo Lilli, nella sua Historia della città di CAMERINO, rivela la notizia che Ottone viene ucciso con " ...veleno datogli nel dono dei guanti..." dalla moglie di Crescenzio, ( qui chiamata però Giovanna ) "... i cui pensieri tendevano a divenir sua sposa, e imperatrice...", pag. 196 e 197.
[9] vedi F.Zanetti, op. cit., pag. 307.
[10] Aldaberone ( Ascelin ) di Laon, da non confondersi con Aldaberone di Reims, grande amico di Gerberto.
[11] vedi Graf, op. cit., V. - pag. 36, nota 72.
[12] vedi F.Zanetti, op. cit., pag. 309.
[13] Vedi Graf, IV. - pag. 24, nota 24.
[14] Traduzione dal latino effettuata dal Dottor Gaetano Stelzi. Dal libro Gerberto o sia SILVESTRO II PAPA ed il suo secolo. del tedesco G.F. Hock - ed. italiana 1836.
tratto da Silvestro II
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