sabato 18 agosto 2018

La morte di Rol



Il dott. Pier Giorgio Manera racconta:
«A settembre del 1994 [Rol] fu colto da febbri alte. Lo ricoverammo alle Molinette, nel reparto del professor Milone, dove lavoro anch’io.
Vi rimase dodici giorni. Poi si decise di spostarlo nel reparto pensionanti, in una camera molto confortevole, dove si sarebbe certo trovato meglio. Il passaggio da un reparto all’altro avvenne intorno alle 10 del 22 settembre. Ma appena giunto nella sua nuova camera, Rol morì all’improvviso. Io non ero presente perché stavo preparando le carte del trasloco da un reparto all’altro. Era presente la caposala. Fu una cosa improvvisa e inattesa. Ma anche in quella circostanza si verificarono eventi straordinari.
Fui subito avvertito che Rol era morto e corsi. Quando mi trovai sulla porta della camera dove era stato portato, mi vennero i brividi. Era la camera numero 8. Una delle migliori, delle più belle. Ma mi ricordai d’un fatto accaduto qualche anno prima quando Rol era stato ricoverato in quell’ospedale per un piccolo intervento. Avevamo preparato per lui proprio quella camera e io lo avevo accompagnato là, ma giunti di fronte a quella porta, Rol aveva detto: “No, in quella stanza non entrerò mai”.
Il suo volto era impallidito, gli occhi quasi smarriti. Non lo avevo mai visto così agitato. “È la migliore stanza che abbiamo”, dissi, “la più spaziosa, ti troverai bene”. “No, non entrerò mai in quella stanza”, ripeté e il tono non ammetteva contraddizioni. Le infermiere dovettero fare i salti mortali per trovargli un’altra stanza. Ora, ecco che era morto proprio in quella stanza.
La caposala, una donna forte e con i nervi d’acciaio, mi ha raccontato che, qualche attimo dopo che Rol aveva smesso di respirare, dal suo torace si è sprigionata una forte luce, una specie di colonna di fuoco che, per alcuni secondi, ha illuminato intensamente la stanza e si è diretta poi verso l’alto, scomparendo nel soffitto. Un’infermiera, che non sapeva chi fosse Rol, entrata poco dopo in quella stanza ha raccontato di essere stata invasa da un benessere e da una gioia intensi, uno stato psicofisico che non aveva mai provato nella sua vita e che è durato parecchie ore. Rol se ne era andato e aveva voluto salutare a modo suo».
(da: Allegri, R., "Una colonna di fuoco si sprigionò dal suo petto", Chi, 09/07/2003, p. 161)

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