Quelle liete letture nello studiolo di Gubbio
Due
splendidi volumi illustrano le vicende della preziosa stanzetta. Il
gioiello quattrocentesco appartiene dal 1996 al Metropolitan di New York
Due
splendidi volumi illustrano le vicende della preziosa stanzetta. Il
gioiello quattrocentesco appartiene dal 1996 al Metropolitan di New York
Federico da Montefeltro, la bellezza l’aveva nel sangue. Si circondava
di opere d’arte. Basti pensare alla Sacra Conversazione (Pala di
Montefeltro) di Piero della Francesca, ora a Milano, a Brera, dove fra
santi, Madonna e angeli, c’è anche lui inginocchiato, con l’armatura e
il suo caratteristico naso rotto. O al dittico dello stesso pittore con i
Ritratti di Battista Sforza e Federico da Montefeltro, ora agli Uffizi,
e ad altri capolavori. Ma se si osservano i suoi studioli, di Urbino e
Gubbio, c’è da rimanere di stucco.
Guardiamo quello di Gubbio: una piccola, preziosa stanza di metri 5,13 x 3,81 tutta foderata di tarsie lignee raffiguranti stemmi, pezzi dell’armatura del duca, strumenti musicali e scientifici, libri. Figure e oggetti trattati con perfette prospettive, luci e ombre, grazie alle migliaia di frammenti di legni diversi inseriti al loro posto con tecnica perfetta. È opera di grandi maestri, l’architetto senese Francesco di Giorgio Martini e gli intagliatori fiorentini Giuliano e Benedetto da Maiano. L’unico peccato è che questo prezioso scrigno rinascimentale non è più in loco, nel Palazzo Ducale di Gubbio, dove era stato costruito nel Quattrocento. Venduto nel 1874, era passato attraverso diverse collezioni private per essere acquistato negli anni ’40 del Novecento dal Metropolitan Museum di New York, che nel 1996 lo ha perfettamente rimontato, dopo un decennio di trattamenti conservativi.
A questa «stanza rinascimentale» sono dedicati due sontuosi volumi in cofanetto, dal titolo Lo studiolo di Federico da Montefeltro (Federico Motta editore, pagg. 508, euro 130). Il primo volume, Il Palazzo Ducale di Gubbio e il restauro del suo studiolo, di Olga Raggio, ripercorre la costruzione originaria dello studiolo nel Palazzo Ducale di Gubbio, il programma iconografico e tutte le vicende sino alla vendita e all’arrivo nel museo americano. Il secondo, Le tarsie rinascimentali e il restauro dello studiolo di Gubbio, di Antoine M. Wilmering, esamina le tarsie, i loro materiali, la tecnica. Eccezionale il corredo di immagini.
Da IL GIORNALE it
Guardiamo quello di Gubbio: una piccola, preziosa stanza di metri 5,13 x 3,81 tutta foderata di tarsie lignee raffiguranti stemmi, pezzi dell’armatura del duca, strumenti musicali e scientifici, libri. Figure e oggetti trattati con perfette prospettive, luci e ombre, grazie alle migliaia di frammenti di legni diversi inseriti al loro posto con tecnica perfetta. È opera di grandi maestri, l’architetto senese Francesco di Giorgio Martini e gli intagliatori fiorentini Giuliano e Benedetto da Maiano. L’unico peccato è che questo prezioso scrigno rinascimentale non è più in loco, nel Palazzo Ducale di Gubbio, dove era stato costruito nel Quattrocento. Venduto nel 1874, era passato attraverso diverse collezioni private per essere acquistato negli anni ’40 del Novecento dal Metropolitan Museum di New York, che nel 1996 lo ha perfettamente rimontato, dopo un decennio di trattamenti conservativi.
A questa «stanza rinascimentale» sono dedicati due sontuosi volumi in cofanetto, dal titolo Lo studiolo di Federico da Montefeltro (Federico Motta editore, pagg. 508, euro 130). Il primo volume, Il Palazzo Ducale di Gubbio e il restauro del suo studiolo, di Olga Raggio, ripercorre la costruzione originaria dello studiolo nel Palazzo Ducale di Gubbio, il programma iconografico e tutte le vicende sino alla vendita e all’arrivo nel museo americano. Il secondo, Le tarsie rinascimentali e il restauro dello studiolo di Gubbio, di Antoine M. Wilmering, esamina le tarsie, i loro materiali, la tecnica. Eccezionale il corredo di immagini.
Da IL GIORNALE it
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