HESS, E' UN GIALLO ANCHE LA MORTE
La conferma è venuta dall' au topsia: Rudolf Hess è morto asfissiato ucciso dal cavo elettrico che si è stretto attorno al collo. Per le autorità militari, responsabili da oltre quarant' anni della vita del prigioniero numero sette del carcere-fortezza di Spandau, il delfino di Hitler è ufficialmente un suicida. I dubbi, espressi martedì dalle stesse autorità, sono stati sciolti dall' indagine sul cadavere, eseguita ieri all' ospedale militare britannico di Berlino ovest dal patologo inglese Malcom Cameron alla presenza dei medici legali delle quattro potenze (Usa, Urss, Francia e Gran Bretagna). Se ufficialmente il sipario è calato restano però da spiegare i misteri sulle ultime ore del luogotenente del Fuehrer la cui vicenda da quando nel lontano 1941 si paracadutò in Scozia è tuttora un enigma inspiegabile. Non è chiaro il perché del silenzio del primo giorno, quando la notizia della morte viene data con oltre tre ore di ritardo, né perché il probabile suicidio viene annunciato addirittura ventiquattro ore dopo. Sembra assurdo che il detenuto più sorvegliato del mondo, un uomo vecchio e malato per cui era stato tenuto in piedi un vecchio carcere prussiano con seicento celle che costava al governo tedesco la bellezza di oltre un miliardo l' anno, sia stato lasciato solo, libero di uccidersi. Sono dubbi che stanno trasformando la morte di Hess in un vero e proprio giallo che ieri ha riservato l' ennesima sorpresa. Prima di uccidersi il gerarca nazista ha lasciato una lettera, indirizzata ai familiari. Il testo della missiva, ritrovata nel portafoglio di Hess, è stato letto al figlio Wolf Ruediger, ma sul suo contenuto è stato imposto un rigido top secret. Spetta ai familiari, avevano prudentemente dichiarato in mattinata i militari inglesi, la scelta di rivelare o meno le ultime parole del loro congiunto. Wolf Hess ha preferito non renderle pubbliche, è una cosa del tutto privata, limitandosi a dire che il messaggio era breve. Annunciando i risultati dell' autopsia le autorità militari hanno rivelato che la lettera mostra chiaramente che Hess aveva previsto di suicidarsi, aggiungendo però che continueranno le ricerche per determinare le circostanze precise della morte. Perchè tanta prudenza? Per Wolf Hess e per l' avvocato dell' ex gerarca nazista Alfred Siedl, ex ministro degli Interni della Baviera, la risposta è semplice: Hess non sarebbe un suicida. Non posso credere che mio padre si sia ucciso ha detto Wolf Hess al quotidiano Bild Zeitung che si è assicurato l' esclusiva delle sue dichiarazioni non è possibile che sia crollato dopo tutto questo tempo. Negli ultimi mesi, ha riconosciuto il figlio dell' ex gerarca, Hess soffriva particolarmente di crisi e appariva in stato confusionale, ma l' ultima volta che lo vide il 31 maggio scorso gli era apparso in buone condizioni e aveva espresso il desiderio di poter conoscere i suoi nipotini. Dobbiamo supporre ha aggiunto il figlio che mio padre con l' aiuto delle cure alle quali era stato sottoposto sia stato messo in condizione di non sapere più cosa stesse facendo. Non avrò pace fino a quando non saprò cosa è veramente successo a mio padre, le autorità militari debbono mettere le carte in tavola. Ancora più esplicito l' avvocato Siedl: E' impossibile che si sia suicidato in quel modo, il cavo elettrico con cui si sarebbe strangolato non è stato trovato attaccato da nessuna parte e non posso credere che un uomo di novantatré anni, e per giunta malato, abbia scelto quel modo per uccidersi, si sarebbe tagliato le vene dei polsi. Il legale di Hess ha aggiunto che se il suo cliente avesse avuto intenzione di togliersi la vita mi avrebbe informato, ed ha lasciato chiaramente intendere che il suo cliente potrebbe essere stato assassinato nel piccolo padiglione del giardino del carcere. Una stretta sorveglianza Il carcere di Spandau era sottoposto alla vigilanza degli americani, loro sono i responsabili. Non sono solo le persone più legate al delfino di Hitler a nutrire forti dubbi su come si siano svolti effettivamente i fatti. Perplesso è anche Eugene Bird, l' americano che diresse il carcere di Spandau fino al 1971 e che dalle conversazioni fatte con Hess ha ricavato un libro: E' proprio uno strano suicidio, almeno fino a quando sono stato il direttore del carcere la sorveglianza era così stretta che il detenuto non avrebbe mai potuto tentare di uccidersi. Dove è morto Hess, a Spandau o nell' ospedale britannico? Qualcuno lo ha aiutato a suicidarsi? Perchè aveva in tasca una lettera in cui annunciava di volersi uccidere con il rischio di essere scoperto? E' vero, come sostengono gli inglesi, che l' ex gerarca il giorno che è morto era sorvegliato da un impiegato civile e non da un militare? Fino a quando non verrà data risposta a queste domande i sospetti che la vicenda non sia andata esattamente come viene raccontata nei comunicati ufficiali rimarranno. Mentre gli interrogativi sulla morte del detenuto numero sette crescono, in Germania federale si teme che la pubblicità che sta accompagnando il caso possa tramutare la figura di Hess in un martire. Il giornale Express titola: Non facciamo di Rudolf Hess l' Andreas Baader (il leader della Raf, ndr) dei terroristi di destra, mentre il capo della sicurezza territoriale del Land di Amburgo, Christian Lochte, ha dichiarato alla televisione di temere attentati contro le installazioni militari della Nato. Il sindaco di Wunsiedel, il paese della Baviera dove verrà sepolto Hess, si è detto preoccupato che il piccolo centro possa divenire un punto di raccolta dei nostalgici neonazisti ed ha invitato la polizia a rafforzare i controlli in vista dei funerali di Hess, che dovrebbero svolgersi sabato prossimo. Oggi la salma dell' ex gerarca sarà consegnata ai familiari A Spandau intanto gli alleati hanno cominciato a portare via tutte le carte e i documenti del detenuto, in vista della smantellazione della fortezza prussiana che dovrebbe cominciare lunedì prossimo per evitare che divenga un luogo di esaltazione dell' era nazista.
Da Repubblica 1987 08 20
Nessun commento:
Posta un commento