“L’amore è una droga che la natura somministra ai suoi figli per indurli a fare ciò che essa vuole. L’istinto sessuale è comune a tutti gli esseri viventi. L’uomo ha voluto spiritualizzarlo e l’ha chiamato "amore", ma questo non serve a niente: l’innamorato che scrive madrigali per la sua bella non fa niente di diverso, nella sostanza, del merlo che fischia sul ramo. Lo scopo, metafisicamente parlando, è identico: perpetuare la specie. Si tratta di una passione tirannica e cieca, che nei gradi più alti della sua intensità è capace di travolgere tutto, anche la vita stessa di chi ne è irretito. E se ne capisce il perchè, se si pensa che dall’amore dipende la perpetuazione della specie. Una cosa di tale importanza non poteva essere lasciata all’arbitrio degli individui e così la natura, per ottenere il suo scopo, fa nascere nell’individuo una sorta di illusione, in virtù della quale a lui sembri un bene per se stesso ciò che in realtà è solo un bene per la specie, così che serva questa mentre s’illude di servire se stesso. Siccome la passione si basava, per l’appunto, su una illusione, che faceva sembrare prezioso per l’individuo ciò che ha valore solo per la specie, è naturale che l’inganno scompaia dopo che la specie abbia ottenuto il suo scopo. Lo spirito della specie, che si era impadronito dell’individuo, lo lascia di nuovo libero. Così, abbandonato da tale spirito, l’individuo ricade nella sua limitatezza e nella sua miseria originale, e constata con stupore che, dopo aspirazioni così alte, eroiche e infinite, il suo piacere non è stato diverso da quello che può offrire qualsiasi appagamento sessuale; contrariamente alla sua aspettativa, egli non si ritrova più felice di prima, si accorge di essere stato ingannato dallo spirito della specie.”
(Arthur Schopenhauer, Metafisica dell’Amore Sessuale)
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