sabato 18 agosto 2018

I misteri del lago Miseno



Luoghi dove ogni cosa è soglia. Ed è impossibile non accorgersi di essere giunti "al limitar di Dite"
Il vestibolo del sottosuolo è uno scenario di fuoco e di acqua dove tutto ribolle e sbuffa. Qui la Sibilla pronunciava i suoi responsi enigmatici.
Furono i coloni eubei a inventare il nome Campi Flegrei, da flegraios che significa ardente. Da allora gli dei dell'acqua e del fuoco, esiliati in questo perturbante underground, non hanno mai smesso di far sentire la loro voce. Certificata dall' expertise dei più grandi ingegni dell'Occidente. Da Omero a Virgilio, da Dante a Goethe, da Petrarca a Flaubert, da Boccaccio a Turner. Da queste parti ogni insenatura, bosco, fumarola, cratere segna un accapo nel mito. E in ogni sito echeggiano, come un mormorio lontano, le sorgenti remotissime dell'immaginario mediterraneo. Qui Omero avrebbe collocato il paese dei Cimmeri, eternamente avvolto dai vapori sulfurei, dove Ulisse, prima di calarsi nel regno delle ombre, viene a interrogare l'indovino Tiresia.

E sempre qui, sulle sponde di quello che ancor oggi si chiama lago d'Averno, sarebbe giunto Annibale per fare sacrifici a Plutone — re degli Inferi — e conquistarsi i favori delle tenebrose divinità del sottosuolo. Prima fra tutte Ecate, la regina della notte, cui Virgilio nell' Eneide attribuisce la custodia dei boschi che circondano tuttora questo specchio d'acqua, alimentandone l'aura soprannaturale. È dalle sue sponde che Enea scende nell'Ade, scivolando sulle acque plumbee identificate con quelle del mitico Acheronte, a causa delle esalazioni di gas che accrescevano l'aura infernale del luogo. «Ventum erat ad limen» — era giunto al limite — la scritta virgiliana che campeggia su una lapide ci ricorda che qui tutto è soglia. Ed è impossibile, anche per i più distratti, non accorgersi di esser giunti «al limitar di Dite».

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