Bello,
ricco, dandy, amante del buon vivere e delle donne. Non è la
descrizione di uno dei personaggi di uno di quei romanzetti più o meno
erotici da onanismo psichico che vanno per la maggiore nelle librerie di
questi tempi. E’ la descrizione succinta, troppo succinta, di Giovanni
Pico della Mirandola, una delle menti più eccelse, contraddittorie (per i
più) e raffinate che l’umanità ha ospitato tra i suoi propri figli.
E’ un testo che non può mancare nella biblioteca di chi si occupa di vari studi, dalla filosofia alla Filosofia, dalla qabbalah alla magia, dalla storia all’ermetismo. Un volume che finalmente non parla solo della Oratio de hominis dignitate. Un testo in cui emerge il mistico e il rapitore di donne sposate (consenzienti).
E’ importante perché vi è una carrellata delle parole del mirandolese unite a commenti importanti. E’ importante perché sdogana, almeno agli occhi dei più sia il pensiero di uno dei più importanti ricercatori e Filosofi sia perché dimostra che questi non sono quei vecchi, noiosi e asfittici barbagianni con cui vengono rappresentati nell’immaginario popolare.
Ma è sempre l’amore nelle sue molteplici forme a guidare chi è sulla strada, sia esso etereo o carnale, e con l’amore è bene chiudere questa non recensione:
“Tu segui Marte, io invece l’arme di Cupido; tu conduci aspre pugne, mentre io mi do a miti scontri. Do baci spinti a labbra rosee, e godo nell’accarezzare splendide ginocchia. Noi lottiamo a questo modo.”.
E’ un testo che non può mancare nella biblioteca di chi si occupa di vari studi, dalla filosofia alla Filosofia, dalla qabbalah alla magia, dalla storia all’ermetismo. Un volume che finalmente non parla solo della Oratio de hominis dignitate. Un testo in cui emerge il mistico e il rapitore di donne sposate (consenzienti).
E’ importante perché vi è una carrellata delle parole del mirandolese unite a commenti importanti. E’ importante perché sdogana, almeno agli occhi dei più sia il pensiero di uno dei più importanti ricercatori e Filosofi sia perché dimostra che questi non sono quei vecchi, noiosi e asfittici barbagianni con cui vengono rappresentati nell’immaginario popolare.
Ma è sempre l’amore nelle sue molteplici forme a guidare chi è sulla strada, sia esso etereo o carnale, e con l’amore è bene chiudere questa non recensione:
“Tu segui Marte, io invece l’arme di Cupido; tu conduci aspre pugne, mentre io mi do a miti scontri. Do baci spinti a labbra rosee, e godo nell’accarezzare splendide ginocchia. Noi lottiamo a questo modo.”.
Nessun commento:
Posta un commento