L'industria laniera vicentina si fa risalire alla epoca romana quando in
molte località si fabbricavano i "centones", rozzi panni pesanti con i
quali si confezionavano coperte per i cavalli e fodere per gli elmi dei
militari.
La produzione della lana divenne in seguito una delle attività predominanti del Vicentino durante tutto il medioevo e, dalla metà del 1200, malgrado la concorrenza di Venezia, inizio anche ad affermarsi l arte della seta che si consolidò lungo i secoli seguenti.
Parallelamente a questa industria prosperò anche l arte della tintura.
Fin dal XIII secolo erano sorte a Vicenza e nei suoi dintorni, lungo i fiumi Retrone e Bacchiglione, varie tintorie, accanto alle concerie e agli impianti per la follatura dei panni. All inizio del 1400 le tintorie erano talmente numerose da cominciare a dare i primi problemi d inquinamento alle pubbliche acque. Ne seguirono divieti, minacce e condanne da parte delle autorità comunali ma si finí solo per consentire lo scarico dei bagni di tintoria nelle ore notturne.
I colori erano però tutti di origine naturale: per fare il "rosso veneziano", uno dei colori più famosi dell' epoca, si utilizzavano le femmine essiccate dell' insetto detto "Kermes" quelle che ancora oggi danno colore al liquore Alkermes, e una libbra di legno che nel 1500 si faceva arrivare dal Brasile. Le due sostanze andavano polverizzate e fatte cuocere in una lisciva di cenere, a fuoco lento. La stoffa poi veniva mordenzata con allume di rocca, inserita nella caldaia, strizzata e messa ad asciugare.
La produzione della lana divenne in seguito una delle attività predominanti del Vicentino durante tutto il medioevo e, dalla metà del 1200, malgrado la concorrenza di Venezia, inizio anche ad affermarsi l arte della seta che si consolidò lungo i secoli seguenti.
Parallelamente a questa industria prosperò anche l arte della tintura.
Fin dal XIII secolo erano sorte a Vicenza e nei suoi dintorni, lungo i fiumi Retrone e Bacchiglione, varie tintorie, accanto alle concerie e agli impianti per la follatura dei panni. All inizio del 1400 le tintorie erano talmente numerose da cominciare a dare i primi problemi d inquinamento alle pubbliche acque. Ne seguirono divieti, minacce e condanne da parte delle autorità comunali ma si finí solo per consentire lo scarico dei bagni di tintoria nelle ore notturne.
I colori erano però tutti di origine naturale: per fare il "rosso veneziano", uno dei colori più famosi dell' epoca, si utilizzavano le femmine essiccate dell' insetto detto "Kermes" quelle che ancora oggi danno colore al liquore Alkermes, e una libbra di legno che nel 1500 si faceva arrivare dal Brasile. Le due sostanze andavano polverizzate e fatte cuocere in una lisciva di cenere, a fuoco lento. La stoffa poi veniva mordenzata con allume di rocca, inserita nella caldaia, strizzata e messa ad asciugare.
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