Saint-Maximin-la-Sainte-Baume ,francia
la Basilica di Santa Maria Maddalena con annesso convento.
Nel 1859 Padre Lacordaire scriveva di questo luogo definendolo il “ Terzo Sepolcro della Cristianità” dopo Gerusalemme e Roma, quello che ci troviamo ad ammirare non è solamente un bel monumento qualsiasi ma il reliquiario immenso che custodisce le spoglie mortali di Maria Maddalena, l’Apostolo degli Apostoli come la chiamano i Padri della Chiesa. Scavi realizzati nel 1993 hanno dato alla luce un edificio primitivo che doveva essere molto probabilmente una chiesa dell’antichità risalente al V secolo alla quale è stato aggiunto un battistero forse del VI secolo, comunicante con esso attraverso tre porte.
Queste scoperte sono importantissime per conoscere l’origine di Saint Maximin. Vi erano su di un colle vicino un Castrum di origine ligure chiamato Redonas, e delle proprietà agricole, sviluppate in epoca gallo-romana attorno alla pianura e denominate dai Romani Villa Lata. La scoperta di questo battistero, a pochi metri da un luogo di culto per conservare le reliquie della Santa e di alcuni dei suoi compagni, attesta una vita cristiana attiva fin dall’epoca costantiniana. Occorre notare che il livello del pavimento è pressappoco lo stesso di quello del battistero; si può quindi supporre che il luogo di culto primitivo sia diventato Cripta per l’innalzamento naturale del terreno e che la Basilica vi è stata edificata sopra.Questo monumento grandioso si deve all’espressa volontà di Carlo II d’Angiò, conte di Provenza, in onore della Santa, Maria Maddalena appunto che sarebbe giunta con i suoi compagni sulle coste provenzali per predicarvi la Buona Novella. Dopo anni di austero isolamento nella grotta solitaria della Sainte Baume, avrebbe intrapreso un lungo cammino verso il luogo dove il discepolo Massimino, primo vescovo di Aix, aveva innalzato un edifico sacro. Leggenda vuole che gli morì tra le braccia e fu sepolta per volere di Massimino nel luogo dove oggi sorge la basilica che oggi porta il suo nome.
Il principe Carlo di Salerno, figlio di Carlo I d’Angiò, re di Napoli e di Sicilia, conte di Provenza, Fratello di San Luigi, non ignorava le tradizioni e leggende provenzali. Decise nel 1279 di far intraprendere gli scavi al fine di ritrovare le reliquie di Maria Maddalena di cui si erano perse le tracce al tempo delle invasioni dei Saraceni nell’VIII secolo. In effetti per sottrarre questi preziosi resti alla profanazione degli infedeli, i quattro stupendi sarcofagi erano stati nascosti sotto terra nel 716.
Il principe Carlo ebbe la gioia di riportare alla luce la cripta contenente i sarcofagi e le reliquie, volle allora la costruzione di un magnifico monumento che le custodisse. Gli scavi erano stati intrapresi nel 1279, l’elevazione delle reliquie fatta nel maggio del 1280 e la costruzione della basilica iniziata nel 1295. Tempi a dire il vero miracolosamente rapidissimi, segno che il buon Carlo II sapesse esattamente dove scavare. Ma da chi lo aveva appreso?
Nel 1521 la Basilica ha subito dei forti cambiamenti e rimaneggiamenti tanto che delle 66 vetrate originarie oggi ne sono rimastre 44, le finestre delle cappelle sono state murate dietro le pale e gli altari, che hanno perso il loro orientamento primitivo. Alla purezza del gotico sono stati aggiunti tutta una serie di elementi barocchi e quadri che pur avendo snaturato completamente la natura della basilica si armonizzano abbastanza bene.
Un unico elemento è rimasto praticamente intatto: la Cripta che è il cuore, il luogo santo per eccellenza della basilica. Lì per secoli sono stati custoditi i preziosi resti dei primi missionari. La volta attuale non è originale a differenza del pavimento è stata rifatta all’epoca della costruzione della nuova grande chiesa.
Racchiude quattro bellissimi sarcofagi, di cui tre del IV secolo ed uno del V. Per molto tempo si è pensato che quello di santa Maddalena fosse in alabastro, in realtà è stato analizzato nel 1953 in una indagine condotta dal Prof. Astre della facoltà di scienze di Tolosa ed è risultato di un materiale rarissimo proveniente dalle cave imperiali di marmo del mar di Marmara, vicino Costantinopoli. Questo sarcofago serve da altare sul quale svetta un reliquiario che contiene il teschio della Maddalena. Gli altri tre sono quelli di San Massimino, San Dionio e delle Sante Marcella e Susanna.
È un luogo di una bellezza e spiritualità che è impossibile poter trasmettere a parole, e se posso permettermi un piccolo consiglio: arrivateci scalzi, fate in modo che i vostri piedi tocchino il suolo sacro calpestato secoli fa da Maddelena, arrivateci con la mano sul cuore come solevano fare i Cavalieri Templari per renderle omaggio intonando il Non Nobis Domine, ed inginocchiatevi dinnanzi a lei esattamente al centro tra le due croci incise nel pavimento, e lasciatevi travolgere dall’energia di questo magico luogo.
la Basilica di Santa Maria Maddalena con annesso convento.
Nel 1859 Padre Lacordaire scriveva di questo luogo definendolo il “ Terzo Sepolcro della Cristianità” dopo Gerusalemme e Roma, quello che ci troviamo ad ammirare non è solamente un bel monumento qualsiasi ma il reliquiario immenso che custodisce le spoglie mortali di Maria Maddalena, l’Apostolo degli Apostoli come la chiamano i Padri della Chiesa. Scavi realizzati nel 1993 hanno dato alla luce un edificio primitivo che doveva essere molto probabilmente una chiesa dell’antichità risalente al V secolo alla quale è stato aggiunto un battistero forse del VI secolo, comunicante con esso attraverso tre porte.
Queste scoperte sono importantissime per conoscere l’origine di Saint Maximin. Vi erano su di un colle vicino un Castrum di origine ligure chiamato Redonas, e delle proprietà agricole, sviluppate in epoca gallo-romana attorno alla pianura e denominate dai Romani Villa Lata. La scoperta di questo battistero, a pochi metri da un luogo di culto per conservare le reliquie della Santa e di alcuni dei suoi compagni, attesta una vita cristiana attiva fin dall’epoca costantiniana. Occorre notare che il livello del pavimento è pressappoco lo stesso di quello del battistero; si può quindi supporre che il luogo di culto primitivo sia diventato Cripta per l’innalzamento naturale del terreno e che la Basilica vi è stata edificata sopra.Questo monumento grandioso si deve all’espressa volontà di Carlo II d’Angiò, conte di Provenza, in onore della Santa, Maria Maddalena appunto che sarebbe giunta con i suoi compagni sulle coste provenzali per predicarvi la Buona Novella. Dopo anni di austero isolamento nella grotta solitaria della Sainte Baume, avrebbe intrapreso un lungo cammino verso il luogo dove il discepolo Massimino, primo vescovo di Aix, aveva innalzato un edifico sacro. Leggenda vuole che gli morì tra le braccia e fu sepolta per volere di Massimino nel luogo dove oggi sorge la basilica che oggi porta il suo nome.
Il principe Carlo di Salerno, figlio di Carlo I d’Angiò, re di Napoli e di Sicilia, conte di Provenza, Fratello di San Luigi, non ignorava le tradizioni e leggende provenzali. Decise nel 1279 di far intraprendere gli scavi al fine di ritrovare le reliquie di Maria Maddalena di cui si erano perse le tracce al tempo delle invasioni dei Saraceni nell’VIII secolo. In effetti per sottrarre questi preziosi resti alla profanazione degli infedeli, i quattro stupendi sarcofagi erano stati nascosti sotto terra nel 716.
Il principe Carlo ebbe la gioia di riportare alla luce la cripta contenente i sarcofagi e le reliquie, volle allora la costruzione di un magnifico monumento che le custodisse. Gli scavi erano stati intrapresi nel 1279, l’elevazione delle reliquie fatta nel maggio del 1280 e la costruzione della basilica iniziata nel 1295. Tempi a dire il vero miracolosamente rapidissimi, segno che il buon Carlo II sapesse esattamente dove scavare. Ma da chi lo aveva appreso?
Nel 1521 la Basilica ha subito dei forti cambiamenti e rimaneggiamenti tanto che delle 66 vetrate originarie oggi ne sono rimastre 44, le finestre delle cappelle sono state murate dietro le pale e gli altari, che hanno perso il loro orientamento primitivo. Alla purezza del gotico sono stati aggiunti tutta una serie di elementi barocchi e quadri che pur avendo snaturato completamente la natura della basilica si armonizzano abbastanza bene.
Un unico elemento è rimasto praticamente intatto: la Cripta che è il cuore, il luogo santo per eccellenza della basilica. Lì per secoli sono stati custoditi i preziosi resti dei primi missionari. La volta attuale non è originale a differenza del pavimento è stata rifatta all’epoca della costruzione della nuova grande chiesa.
Racchiude quattro bellissimi sarcofagi, di cui tre del IV secolo ed uno del V. Per molto tempo si è pensato che quello di santa Maddalena fosse in alabastro, in realtà è stato analizzato nel 1953 in una indagine condotta dal Prof. Astre della facoltà di scienze di Tolosa ed è risultato di un materiale rarissimo proveniente dalle cave imperiali di marmo del mar di Marmara, vicino Costantinopoli. Questo sarcofago serve da altare sul quale svetta un reliquiario che contiene il teschio della Maddalena. Gli altri tre sono quelli di San Massimino, San Dionio e delle Sante Marcella e Susanna.
È un luogo di una bellezza e spiritualità che è impossibile poter trasmettere a parole, e se posso permettermi un piccolo consiglio: arrivateci scalzi, fate in modo che i vostri piedi tocchino il suolo sacro calpestato secoli fa da Maddelena, arrivateci con la mano sul cuore come solevano fare i Cavalieri Templari per renderle omaggio intonando il Non Nobis Domine, ed inginocchiatevi dinnanzi a lei esattamente al centro tra le due croci incise nel pavimento, e lasciatevi travolgere dall’energia di questo magico luogo.
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