domenica 13 gennaio 2019

L'oggetto apotropaico per eccellenza

Più volte su questa pagina testimoniamo la profonda continuità che collega la Roma antica a quella moderna, elementi e tradizioni che attraversano i millenni in una città unica al mondo. Oggetto molto caro al popolo romano è il coltello, non una banale arma da difesa o da attacco ma un vero e proprio talismano: «Er cortello» scriveva Giggi Zanazzo «pe’ li Romani der mi’ tempo, era tutto, era la vita! Se lo tieneveno in saccoccia, magari assieme a la corona, e ogni tanto se l’attastaveno pe’ vede si c’era sempre, e se l’accarezzaveno come si fussi stato un tesoro».
La forma particolare del coltello chiamato "alla romana" merita un accurata analisi: simile a un corno termina sempre con un simbolo che per i cultori della tradizione pagana apparirà subito familiare. Spesso è la punta di un fallo che nella Roma antica proteggeva dal male (il nonno dei moderni cornetti rossi) oppure, sempre collegato a un iconografia fallica, vi troviamo il "gesto delle fiche" con il pollice tra l'indice e il medio, già descritto da Ovidio che ci spiega come tale gestualità, eseguita durante il rito dei Lemuria, tenesse a bada le entità malefiche. Tutto ciò perché secondo l'antica religione romana gli spiriti non possedevano sesso e, pertanto, la visione di simboli collegati alla sessualità li facesse inorridire e quindi costringere alla fuga. Sono passati i millenni e troviamo gli stessi identici simboli in un oggetto comune quale il coltello usato come un amuleto dal sapore antico, e sono proprio questi dettagli ancora vivi nella tradizione popolare che ci confermano come i secoli non abbiamo minimamente scalfito l'identità romana.

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