mercoledì 23 gennaio 2019

Api il toro sacro che fuso con Osiride diverrà Serapide

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IL DIO API A ROMA
IL TORELLO BRANCACCIO
Correva l'anno 1884, a Roma si stavano eseguendo lavori di sterro per la sistemazione dell'Iséo della Regione III di Augusto, negli “Horti di Mecenate” sull'Esquilino, quando venne alla luce una parte di statua che rappresentava un toro. Altri frammenti vennero ritrovati sparsi nel raggio di circa 180 metri. La statua giunse a Roma sicuramente integra ma subì la sorte di molte altre, considerate eretiche, perché rappresentanti divinità del passato dopo l'affermazione del cristianesimo quale religione di stato. Più d'ogni altra il Torello che per la sua forma riportava alla mente il vitello sacro costruito da Aronne sul Monte Sinai, citato nella Bibbia. Venne deciso il restauro, consistito nella ricomposizione dei pezzi integrandone le parti mancanti, i quarti posteriori con l'attacco della coda sono di restauro, rese la statua nella sua integrità che venne collocata, ove rimase fino alla seconda metà del '900, nel giardino di Palazzo Brancaccio. Il Torello è una statua bella e rara, in pietra semidura, nera e con cristalli abbastanza grossi e irregolari, bianchi tendenti al rosa o al verde, risale al II secolo a.C. In un primo momento si pensò rappresentasse la dea Hathor in forma di vacca, ma ad un più attento esame trasparve un torso massiccio ed il collo con la grossa giogaia e la testa triangolare, caratteristiche che si addicono di più ad un toro, per cui venne confermato trattarsi appunto del dio Api. Il torello appare in forma gradiente, posato su un basamento a tavola, tagliata nello stesso blocco, la statua è alta 1,10 m., lunga 1,52 m.. L'animale è rappresentato in asse con la testa appena rivolta a sinistra, tra le corna spicca un disco solare con ureo, identificativo della divinità. Nel 1970 la statua si presentava assai deteriorata per la permanenza alle intemperie. Si decise per un nuovo restauro che fu affidato alle tecniche avanzate dei laboratori specializzati del prof. Gianluigi Nicola di Aramengo d'Asti. La statua venne completamente smontata e quindi ricomposta con l'inserimento di due frammenti che erano stati ritrovati in seguito e che risultarono perfettamente combacianti col resto della statua. L'operazione, perfettamente riuscita, fu resa possibile dalla disponibilità a collaborare prima, dell'espertissimo della figura Francesco Gai, poi dello stesso prof. Nicola. Oggi, tornato al suo originale splendore, il Torello Brancaccio si trova al Museo Nazionale Romano. La sala, entro la quale è esposto è la prima dell'appartamento meridionale del Palazzo Altemps.
(Fonte: “Attraverso l'egittologia”, Silvio Curto, Ed, Egiptbook, dicembre 2001)
Piero Cargnino

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