Gabriele D’Annunzio trafficava armi con l’IRA. Dall’Irlanda nuove scoperte sull’impresa di Fiume. Fu Michael Collins a bloccare le trattative
Oltre a essere tutto quello che è
stato – poeta formidabile, romanziere, esteta, l’inventore
dell’immaginario italiano dei primi decenni del Novecento – Gabriele
D’Annunzio è stato l’icona dei ribelli e degli irredenti, una specie di
‘Che’ a contrario (colpiva con gli slogan e con una mitragliata di
versi, mica con la mitraglia). A 80 anni dalla morte – e a 155
dalla nascita, oggi – nuove sul profilo eroico del prolifico poeta
italiano vengono dall’Irlanda. Sul The Irish Times, infatti, lo storico Mark Phelan fila una storia quasi ignota sulle nostre sponde. D’Annunzio avrebbe voluto ‘esportare’ l’idea di Fiume nell’Irlanda antibritannica. In sostanza, D’Annunzio voleva vendere armi – e cavalieri – all’Ira. Veniamo ai fatti. Nel 1919 D’Annunzio piglia Fiume. L’impresa
va venire i brividi a mezza Europa, “la città diventa un centro della
rivoluzione internazionale”. Nel 1920 il poeta proclama la Reggenza
italiana del Carnaro, riconosciuta dalla Russia sovietica; memorabile la
bandiera, che s’impenna sull’ignavia nazionale: il serpente che si
morde la coda (simbolo di eternità), che accerchia le sette stelle
dell’Orsa, su cui si snoda il cartiglio, Quis contra nos? Nel
1919 l’Ira (Irish Republican Army) ha bisogno di cementare un esercito.
Ha una bulimica necessità di armi. I corsari di Fiumi le armi le hanno.
Nell’ottobre del 1919 il riminese Giuseppe Giulietti, massone,
socialista, guida della potente cooperativa di lavoratori marittimi,
dirotta il ‘Persia’, bastimento carico di armi destinate a rifornire
l’Armata Bianca in Russia. Il carico va a ingrassare l’esercito di Fiume
e di D’Annunzio, con cui Giulietti ha rapporti di amicizia (vedeva in
Fiume l’utopia socialista realizzata…). “Poco dopo aver
dirottato la nave, alcuni ‘araldi’ di D’Annunzio visitarono l’Irish
College di Roma, un centro per la propaganda del Sinn Féin. Gli
ambasciatori cercarono di istituzionalizzare una alleanza tra la Lega di
Fiume e il Dáil Éireann, il parlamento della Repubblica d’Irlanda.
In cambio, si offrirono di armare l’Ira. La proposta, tuttavia, venne
presa con cautela. I repubblicani irlandesi apprezzavano l’anglofobia di
D’Annunzio, ma mal sopportavano i suoi atteggiamenti da donnaiolo, il
suo anticlericalismo, l’odio verso la cultura americana”. Insomma,
D’Annunzio dava dei problemi. Anche in Irlanda. Tuttavia, le trattative
continuano. “L’Ira era in difficoltà e desiderava ardentemente nutrirsi
dell’arsenale di Fiume”. In campo, scende pure Benito Mussolini. Su Il Popolo d’Italia,
il 29 agosto 1920, Mussolini esce con un articolo virilmente
antibritannico, inneggiando “Viva la repubblica irlandese!”. Pura
strategia politica, ‘nasano’ gli irlandesi. D’altro
lato, D’Annunzio tenta di avere contatti con i ribelli irlandesi
attraverso Annie Vivanti, poetessa italiana idolatrata da Carducci e
audace consorte di John Chartres, indipendentista d’Irlanda. Che accade?
Che Fiume capitola sotto le ganasce di Giolitti. E che i capi dell’Ira
non si fidavano degli italiani. Se l’atteggiamento di Éamon de
Valera resta cauto, sarà Michael Collins, infine, “all’inizio del 1921,
dopo aver appreso che gli inglesi erano a conoscenza del fatto che i
ribelli volevano far rifornimento di armi in Italia, a interrompere la
missione”. La storia, nel frattempo, precipitava. Mussolini
marcia su Roma, l’Irlanda si approssima alla guerra civile. E D’Annunzio
marcisce al Vittoriale.
Informazioni utili:
La storia su Gabriele D’Annunzio and the Irish Republic 1919-21
è dettagliata da Mark Phelan in ‘History Ireland’ (Issue 5,
September/October 2013). Lo stesso Phelan ha riassunto la vicenda in un
articolo pubblicato da The Irish Times il 7 marzo scorso come An Irishmans’Diary on Gabriele D’Annunzio – the ‘John the Baptist of Fascism’ and would-be IRA quartermaster.
Nessun commento:
Posta un commento