martedì 13 dicembre 2016

L'alta spiritualità del mondo pagano


E i cristiani, fin dalla loro nascita, hanno accusato i pagani di adorare idoli, di non avere spiritualità: tutte maldicenze dato che il mondo pagano è colmo di spiritualità e da sempre ha creduto all'anima........
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Per percorrere un rapido excursus sul tema dell’anima nella poesia greca e latina partiamo da questo brevissimo testo attribuito all’imperatore Adriano, che regnò a Roma dal 117 al 139 d.C., tramandato 

nella Historia Augusta:

Animula vagula blandula
   Piccola anima, dolce e vagabonda
hospes comesque corporis
  ospite e compagna del corpo,
quae nunc abibis in loca
  che ora te ne andrai in altri luoghi,
pallidula rigida nudula
  pallida, gelida e nuda,
nec, ut soles, dabis iocos
  e non giocherai più secondo il tuo costume


È una dolce tenerissima lirica, serena insieme e malinconica, inconsueta, a dire il vero, nella poesia latina, che mal si accorda con la visione imponente e maestosa che su Adriano la storiografia e l’icononografia ci hanno lasciato, ma che ben si addice invece a quella più intimistica, più pensosa e meditativa che Marguerite Yourcenar ricostruisce nel suo celebre romanzo Memorie di Adriano. In sostanza si tratta di un affettuoso addio di Adriano alla vita e come di un saluto a questa sua animula, che è stata compagna e ospite del suo corpo e che ora è destinata ad andarsene pallida e nuda in luoghi dove non sarà più possibile giocare e scherzare. Soffermiamoci solo un momento su questo termine animula, che si troverà anche nell’iconografia più tarda, medievale e rinascimentale, come una specie di fanciullino in fasce che esce dalla bocca del morente: questa rappresentazione corporea ma tenera della morte e della vita che lascia il morente è detta appunto animula.

Anche Lucrezio nel De rerum natura trova nel suo maestro Epicuro la salvezza dalle angosce che rendono così dolorosa la vita dell’uomo.
Dall’Inno ad Epicuro (III, 9-18; 28-30):

A noi tu sei padre, scopritore del vero
Tu ci provvedi di norme paterne
e noi dai tuoi libri, come nei boschi
fioriti vanno per tutto succhiando le api,
attingiamo parole dorate che vivono eterne.
Appena tu ci mostrasti l’essenza del mondo,
svelata dal tuo genio divino,
ecco sparire i terrori dell’animo,
aprirsi i confini all’immenso universo
e muoversi vedo nel vuoto le cose.
Allora un’ebbrezza quasi divina e un tremore
mi prende al pensiero che nuda in ogni sua parte
si sia la natura per opera tua rivelata.

Sull’anima (III, 34-40; 445-458)

Ora mi sembra che sia nei miei versi
da dire qual è la natura
così dello spirito come dell’anima:
bisogna scacciare, dissolvere questa paura
dell’Ade, che turba la vita dell’uomo
e la scuote fin giù nel profondo
tutto coprendo del nero color della morte
né lascia una gioia sussistere pura e serena.
Inoltre sentiamo che l’anima nasce
insieme col corpo e cresce e invecchia con lui.
Come il bambino vacilla nei passi
perché debole e tenero ha il corpo, così
a lui s’accompagna una debole mente;
ma poi, quando il tempo lo fa vigoroso, già uomo
cresce il giudizio e la forza dell’animo;
e quando alla fine battuto il corpo sia stato
dai colpi del tempo e stanche cadono le membra
e s’accasciano logore, ecco lo spirito zoppica,
la lingua s’inceppa, la mente s’annebbia
e tutto ci manca, tutto si perde e s’invola.
Ammettere dunque si deve che intera si dissipa
la sostanza dell’anima, simile al fumo
nell’alte regioni dell’aria, perché la vediamo
nascere e crescere insieme col corpo

Questa ricerca traspare, più nella poesia che nella filosofia. Abbiamo comunque incontrato molti temi che saranno poi inglobati dalle "nuove religioni": l’aspirazione a sfuggire alla morte e a proiettarsi nell’aldilà di un destino immortale; il bisogno di purificazione, liberazione e salvezza; l’esigenza di cogliere nelle profondità di se stessi qualcosa di inesauribile. Ecco, il messaggio più significativo, forse, che ci viene consegnato dal mondo pagano è allora il monito di Delfi, quel Conosci te stesso, conoscerai il mondo e gli Dei che è ripreso da Eraclito quando dice Ho indagato me stesso. È la ricerca di sé, testimoniata appunto dalla poesia. Ad esso possiamo riallacciarci per interrogare la nostra interiorità e riprendere il cammino. Tutto vibra nell' amor che move il sol e le altre stelle.......

2 commenti:

federico ha detto...

ovviamente ce l'avevano col fatto che le statue rappresentavano gli dei pagani ma quando le usarono per rappresentare la cristianità nulla quaestio... vedi sant'ambrogio, rabano mauro e via di seguito

luigi pellini ha detto...

Il cristianesimo non ha chiaro nemmeno il concetto di anima, dato che l'anima è concepibile in un contesto di reincarnazione, mentre il cristianesimo ha la resurrezzione della carne alla fine dei tempi, molto "incasinato" il concetto se non in contraddizzione.......