domenica 11 dicembre 2016

COPTI, GLI ULTIMI EGIZI
I Copti sono, oggi, i cristiani di Egitto che appartengono ad una Chiesa autocefala divisa da quella cattolica e da quella ortodossa per la scelta teologica miafisita, variante “attenuata” del monofisismo . Sulla base di un censimento del 1986 i Copti in Egitto erano circa lo 8% della popolazione (3.300.000 fedeli). In Etiopia la Chiesa autocefala di derivazione egiziana è la confessione prevalente contando circa 32 milioni di fedeli (43% della popolazione). In Eritrea la Chiesa autocefala, filiazione di quella etiope, è seguita da circa 2 milioni di fedeli (30% della popolazione).
Il nome viene da un termine arabo (Qub, Qif, Quf) corruzione del greco Aiguptos, «Egiziano». I Copti vantano per sé non solo una specificità religiosa ma anche etnica ritenendosi eredi dell’antica popolazione egizia che, proprio in virtù delle scelta religiose compiute, poco si sarebbe mescolata con i dominatori bizantini ed arabi. Per quanto riguarda la lingua i Copti hanno adottato l’arabo a partire dal XII secolo ma sino ad allora avevano utilizzato un idioma, il copto (oggi confinato all’uso liturgico), che deriva direttamente dall’egiziano antico. Nell’antico Egitto vi erano tre tipi di scrittura: il geroglifico con i suoi elementi pittografici; lo ieratico in cui ogni segno corrispondeva ad un geroglifico (una sorta di corsivo del geroglifico); il demotico nel quale si perde la corrispondenza uno a uno con il geroglifico. I Copti utilizzavano il demotico ma nel III secolo adottarono l’alfabeto greco con l’aggiunta di 7 segni demotici che servivano ad esprimere suoni ignoti alla fonetica ellenica. La lingua copta, di cui si conoscono almeno sette varianti dialettali, nasce così dall’incontro tra il demotico e la grafia greca. A partire dal XII secolo i Copti hanno adottato l’arabo conservando il copto solo per la liturgia.
La cristianizzazione dell’Egitto avvenne in epoca romana ad opera dell’evangelista Marco inviato direttamente da Pietro. Il Cristianesimo divenne rapidamente la religione prevalente al punto che Alessandria divenne ben presto un patriarcato. I patriarcati cristiani si formano nei primi secoli come aggregazioni di diocesi attorno agli episcopati più importanti. Già al tempo del Concilio di Nicea (325) risultavano costituiti i patriarcati di Roma e Antiochia i cui vescovi erano successori diretti di Pietro (che fu episcopus di Antiochia prima che di Roma) e quello di Alessandria, il cui vescovo era successore di Marco, inviato da Pietro in Egitto. Il patriarcato fu riconosciuto nel 381 anche a Costantinopoli, come nuova Roma, e nel 451 a Gerusalemme.
La Chiesa copta autocefala nasce dopo il Concilio di Calcedonia (451) che, convocato proprio all’uopo, ribadisce la condanna del monofisismo come eresia. Le eresie cristologiche del tempo era fondamentalmente tre. Nell’interpretazione della Chiesa di Roma, Gesù era una sola Persona nella quale si fondevano una natura umana ed una divina. L’Arianesimo aveva sostenuto la natura esclusivamente umana di Gesù. Il Monofisismo invece ne affermava la natura esclusivamente divina. Questo orientamento si era diffuso particolarmente in Egitto e Siria, dove rischiava di diventare una religione “patriottica” in evidente contrasto con la vocazione unitaria che l’impero doveva avere secondo la visione bizantina. Sorgerà poi un’ulteriore eresia, il Nestorianesimo, che ammetteva la duplice natura di Cristo ma sosteneva che tra le due parti non ci fosse una fusione al punto di poter affermare che in Cristo convivevano non due nature ma due persone, l’una umana e l’altra divina.
Dopo il concilio di Calcedonia, il patriarcato di Alessandria rimase fedele al monofisismo e dopo una serie di vicende anche sanguinose si distaccò definitivamente da Roma e Costantinopoli. Come filiazione della casa madre egiziana nacquero la Chiesa di Nubia (il territorio a cavallo tra gli attuali Egitto e Sudan), poi scomparsa, quella di Etiopia resasi autonoma solo nel 1959, quella di Eritrea divenuta autocefala nel 1993. Dopo lo scisma egiziano, a nulla valsero i tentativi di compromesso compiuti da vari imperatori per ricondurre la Chiesa copta nell’alveo dell’ortodossia. A causa delle persecuzioni messe in atto dai bizantini, la conquista araba dell’Egitto fu vista come una liberazione dai Copti che inizialmente poterono godere dei favori concessi dai nuovo dominatori in funzione anti-bizantina. Ma ben presto gli arabi intrapresero una politica di assimilazione, perseguita attraverso vessazioni continue (anche fiscali) e talora vere e proprie persecuzioni, che assottigliò sempre più le fila dei Copti, i quali divennero minoranza nel X secolo ed erano ridotti ad un decimo della popolazione nel XIV secolo. In tempi più recenti i Copti hanno avuto vicende alterne. Nasser, presidente dal 1956 al 1960, concesse libertà di culto ma nel suo panarabismo non trovava posto la tradizione nazionale egiziana custodita così gelosamente dai Copti. Inoltre la sua riforma agraria penalizzò in modo particolare l’elite laica copta. La politica di redistribuzione della terra messa in atto da Nasser riguardava in realtà tutti i proprietari terrieri, sia musulmani che cristiani. Quest’ultimi comunque persero circa il 75% delle proprietà e l’influenza dei Copti sulla società egiziana ne uscì fortemente indebolite. Ma fu con Sadat, dal 1970 al 1981, che i Copti furono sottoposti alle vessazioni più severe e a veri e propri pogrom in virtù dell’accordo che il presidente aveva stretto con l’intellighenzia islamica e che lasciava campo libero alle formazioni più estremiste, almeno quando le loro azioni erano rivolte contro i cristiani. Con Mubarack le condizioni dei Copti non migliorarono. Il resto è storia di oggi.
Dal punto di vista dottrinario i Copti professano un cristianesimo di derivazione ortodossa nel quale inseriscono i dogmi miafisiti mutuati dal monofisismo. Nel monofisismo si afferma la natura unicamente divina di Cristo mentre nel miafisismo si ammette la fusione delle due persone in una sola natura composita. La struttura della religione copta in Egitto è costituita ancora oggi non solo dalla Chiese ma anche e forse soprattutto dai monasteri. Non si dimentichi che in Egitto nasce sia il monachesimo eremita, con Sant’Antonio (nel III secolo), che quello cenobita ad opera di San Pacomio (nel IV secolo). Per lungo tempo i monasteri rappresentarono il braccio operativo del patriarcato alessandrino promuovendo un’ampia letteratura e contribuendo in maniera decisiva al controllo sociale. A parte l’uso liturgico del demotico, nella religione copta non mancano altri riferimenti alle antiche concezioni egiziane come quella delle telonie, specie di dogane che prima di giungere al cospetto divino le anime devono passare subendo l’esame (sui vizi e sulle virtù) di demoni.
In Egitto vi sono anche Copti cattolici (circa 200.000) che fanno riferimento al patriarcato cattolico di Alessandria, eretto nel 1824 e ristabilito nel 1895.
Carlo De Luca a amanti della storia romana
11 ore fa
COPTI, GLI ULTIMI EGIZI
I Copti sono, oggi, i cristiani di Egitto che appartengono ad una Chiesa autocefala divisa da quella cattolica e da quella ortodossa per la scelta teologica miafisita, variante “attenuata” del monofisismo . Sulla base di un censimento del 1986 i Copti in Egitto erano circa lo 8% della popolazione (3.300.000 fedeli). In Etiopia la Chiesa autocefala di derivazione egiziana è la confessione prevalente contando circa 32 milioni di fedeli (43% della popolazione). In Eritrea la Chiesa autocefala, filiazione di quella etiope, è seguita da circa 2 milioni di fedeli (30% della popolazione).
Il nome viene da un termine arabo (Qub, Qif, Quf) corruzione del greco Aiguptos, «Egiziano». I Copti vantano per sé non solo una specificità religiosa ma anche etnica ritenendosi eredi dell’antica popolazione egizia che, proprio in virtù delle scelta religiose compiute, poco si sarebbe mescolata con i dominatori bizantini ed arabi. Per quanto riguarda la lingua i Copti hanno adottato l’arabo a partire dal XII secolo ma sino ad allora avevano utilizzato un idioma, il copto (oggi confinato all’uso liturgico), che deriva direttamente dall’egiziano antico. Nell’antico Egitto vi erano tre tipi di scrittura: il geroglifico con i suoi elementi pittografici; lo ieratico in cui ogni segno corrispondeva ad un geroglifico (una sorta di corsivo del geroglifico); il demotico nel quale si perde la corrispondenza uno a uno con il geroglifico. I Copti utilizzavano il demotico ma nel III secolo adottarono l’alfabeto greco con l’aggiunta di 7 segni demotici che servivano ad esprimere suoni ignoti alla fonetica ellenica. La lingua copta, di cui si conoscono almeno sette varianti dialettali, nasce così dall’incontro tra il demotico e la grafia greca. A partire dal XII secolo i Copti hanno adottato l’arabo conservando il copto solo per la liturgia.
La cristianizzazione dell’Egitto avvenne in epoca romana ad opera dell’evangelista Marco inviato direttamente da Pietro. Il Cristianesimo divenne rapidamente la religione prevalente al punto che Alessandria divenne ben presto un patriarcato. I patriarcati cristiani si formano nei primi secoli come aggregazioni di diocesi attorno agli episcopati più importanti. Già al tempo del Concilio di Nicea (325) risultavano costituiti i patriarcati di Roma e Antiochia i cui vescovi erano successori diretti di Pietro (che fu episcopus di Antiochia prima che di Roma) e quello di Alessandria, il cui vescovo era successore di Marco, inviato da Pietro in Egitto. Il patriarcato fu riconosciuto nel 381 anche a Costantinopoli, come nuova Roma, e nel 451 a Gerusalemme.
La Chiesa copta autocefala nasce dopo il Concilio di Calcedonia (451) che, convocato proprio all’uopo, ribadisce la condanna del monofisismo come eresia. Le eresie cristologiche del tempo era fondamentalmente tre. Nell’interpretazione della Chiesa di Roma, Gesù era una sola Persona nella quale si fondevano una natura umana ed una divina. L’Arianesimo aveva sostenuto la natura esclusivamente umana di Gesù. Il Monofisismo invece ne affermava la natura esclusivamente divina. Questo orientamento si era diffuso particolarmente in Egitto e Siria, dove rischiava di diventare una religione “patriottica” in evidente contrasto con la vocazione unitaria che l’impero doveva avere secondo la visione bizantina. Sorgerà poi un’ulteriore eresia, il Nestorianesimo, che ammetteva la duplice natura di Cristo ma sosteneva che tra le due parti non ci fosse una fusione al punto di poter affermare che in Cristo convivevano non due nature ma due persone, l’una umana e l’altra divina.
Dopo il concilio di Calcedonia, il patriarcato di Alessandria rimase fedele al monofisismo e dopo una serie di vicende anche sanguinose si distaccò definitivamente da Roma e Costantinopoli. Come filiazione della casa madre egiziana nacquero la Chiesa di Nubia (il territorio a cavallo tra gli attuali Egitto e Sudan), poi scomparsa, quella di Etiopia resasi autonoma solo nel 1959, quella di Eritrea divenuta autocefala nel 1993. Dopo lo scisma egiziano, a nulla valsero i tentativi di compromesso compiuti da vari imperatori per ricondurre la Chiesa copta nell’alveo dell’ortodossia. A causa delle persecuzioni messe in atto dai bizantini, la conquista araba dell’Egitto fu vista come una liberazione dai Copti che inizialmente poterono godere dei favori concessi dai nuovo dominatori in funzione anti-bizantina. Ma ben presto gli arabi intrapresero una politica di assimilazione, perseguita attraverso vessazioni continue (anche fiscali) e talora vere e proprie persecuzioni, che assottigliò sempre più le fila dei Copti, i quali divennero minoranza nel X secolo ed erano ridotti ad un decimo della popolazione nel XIV secolo. In tempi più recenti i Copti hanno avuto vicende alterne. Nasser, presidente dal 1956 al 1960, concesse libertà di culto ma nel suo panarabismo non trovava posto la tradizione nazionale egiziana custodita così gelosamente dai Copti. Inoltre la sua riforma agraria penalizzò in modo particolare l’elite laica copta. La politica di redistribuzione della terra messa in atto da Nasser riguardava in realtà tutti i proprietari terrieri, sia musulmani che cristiani. Quest’ultimi comunque persero circa il 75% delle proprietà e l’influenza dei Copti sulla società egiziana ne uscì fortemente indebolite. Ma fu con Sadat, dal 1970 al 1981, che i Copti furono sottoposti alle vessazioni più severe e a veri e propri pogrom in virtù dell’accordo che il presidente aveva stretto con l’intellighenzia islamica e che lasciava campo libero alle formazioni più estremiste, almeno quando le loro azioni erano rivolte contro i cristiani. Con Mubarack le condizioni dei Copti non migliorarono. Il resto è storia di oggi.
Dal punto di vista dottrinario i Copti professano un cristianesimo di derivazione ortodossa nel quale inseriscono i dogmi miafisiti mutuati dal monofisismo. Nel monofisismo si afferma la natura unicamente divina di Cristo mentre nel miafisismo si ammette la fusione delle due persone in una sola natura composita. La struttura della religione copta in Egitto è costituita ancora oggi non solo dalla Chiese ma anche e forse soprattutto dai monasteri. Non si dimentichi che in Egitto nasce sia il monachesimo eremita, con Sant’Antonio (nel III secolo), che quello cenobita ad opera di San Pacomio (nel IV secolo). Per lungo tempo i monasteri rappresentarono il braccio operativo del patriarcato alessandrino promuovendo un’ampia letteratura e contribuendo in maniera decisiva al controllo sociale. A parte l’uso liturgico del demotico, nella religione copta non mancano altri riferimenti alle antiche concezioni egiziane come quella delle telonie, specie di dogane che prima di giungere al cospetto divino le anime devono passare subendo l’esame (sui vizi e sulle virtù) di demoni.
In Egitto vi sono anche Copti cattolici (circa 200.000) che fanno riferimento al patriarcato cattolico di Alessandria, eretto nel 1824 e ristabilito nel 1895.

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