A Benevento come a Verona, Bologna, Roma le chiese dedicate al protomartire Santo Stefano sono costruite sopra un Iseo.
Il misterioso Iseo di Benevento
Residui del culto di statue, statua di taurina legate al culto di Iside
Iside era una dea particolarmente cara ai Romani. Si fece presto conoscere nel Mediterraneo, a partire dal II secolo a.C. ma fu certamente la conquista dell'Egitto, nel 30 a.C., a diffonderne il culto nel mondo romano.
Da quel momento in poi gli Isei divennero un edificio ricorrente e comune in molte città e province dell'impero. La dinastia dei Flavi, in particolare, fu molto devota ad Iside al punto da eleggerla a divinità dinastica, forse perché l'Egitto fu la prima provincia a dichiararsi apertamente favorevole a Vespasiano (fu ad Alessandria che, il 1° luglio del 69 d.C., le legioni gli prestarono giuramento di fedeltà). Si racconta che Vespasiano, tornato dal vittorioso assedio di Gerusalemme, prima di celebrare il trionfo a Roma passò la notte nell'Iseo Campense per ringraziare la divinità dell'aiuto elargito nella scalata al potere. La scelta religiosa di Vespasiano è rilevabile, indirettamente, anche dalla monetazione in circolazione durante il suo impero: sesterzi con l'effige di un tempio tetrastilo di Iside. Accanto alla dea egizia fa la sua comparsa Cibele, altra divinità tutelare dei Flavi, ed il Palladio, simbolo del destino eterno di Roma, associato a Vesta oppure a Minerva.
Tito, figlio di Vespasiano, proseguì nella devozione ad Iside tipica della sua casata, recandosi, durante il suo viaggio verso Alessandria, a Memphis per consacrare il bue Api.
Domiziano, anch'egli figlio di Vespasiano ed imperatore dopo il fratello Tito, aveva ben individuato le caratteristiche peculiari della religione isiaca che potevano essergli utili ed associò Iside alla propria figura con particolare insistenza. Per fare questo puntò non solo sull'Urbe ma anche su un'altra città in modo particolare, una città dalle origini antiche, posta al centro di una delle principali vie di comunicazione tra Roma e l'Oriente: Benevento.
Benevento, proprio per la sua posizione privilegiata, era fondamentale per il processo di assimilazione dell'imperatore alla figura divina di Horus, legittimo erede al trono generato da Iside. Proprio a Benevento Domiziano fece erigere quello che ancor oggi è l'Iseo più significativo per la documentazione archeologica finora ritrovata. Il monumento fu fondato nell'88-89 d.C., la data è commemorata da un'iscrizione geroglifica incisa su un obelisco venuto in luce, in frammenti, in una zona dalla quale sono emersi altri reperti pertinenti il culto isiaco. L'architettura era complessa e grandiosa e comprendevastatue dell'imperatore in vesti faraoniche, sculture delle maggiori divinità collegate al culto di Iside, rilievi della stessa dea. I materiali erano, ovviamente, estremamente ricchi: diorite, granito e porfido. I pezzi furono assemblati tutti a Roma o in botteghe romane in Egitto. Promotore della costruzione del tempio fu un certo Rutilius Lupus, che intendeva, in tal modo, onorare il culto egizio ed anche altri importanti culti locali di antica tradizione.Rutilius Lupus apparteneva ad una gens ben attestata a livello municipale e ricopriva una posizione di prestigio che gli aveva dato accesso agli ordini equestre e senatorio.
Due obelischi gemelli fiancheggiavano l'ingresso monumentale al tempio, recando incise formule d'offerta che, forse, appartenevano a epoche più antiche. La dea Iside è la dedicataria non solo degli obelischi ma anche del tempio, così come viene esplicitato nei geroglifici. Questi ultimi restituiscono un'immagine della divinità dall'aspetto molto simile alla Minerva romana, di cui Domiziano era parimenti molto devoto.
Sono state ritrovate, poi, moltissime sfingi che dovevano ornare una via processionale d'accesso dotata, forse, anche di un canopo, come i templi alessandrini e dell'Iseo Campense, al quale l'Iseo di Benevento si ispirava per quanto riguarda la planimetria e la simbologia generale.
L'esatta ubicazione dell'Iseo beneventano, però, è ancora oggetto di disputa tra gli studiosi. Nel 1903 il direttore del Museo del Sannio, Almerico Meomartini, durante i lavori di ristrutturazione della caserma dei Carabinieri costruita su un vecchio convento agostiniano, trovò il materiale descritto precedentemente. Materiale che era stato utilizzato come riempimento delle mura urbane nell'area della cattedrale di Santa Sofia, principale luogo di culto della Benevento medioevale e longobarda. Meomartini ipotizzò che il tempio potesse, per questo, sorgere proprio nei pressi dell'antico convento agostiniano, non lontano dall'arco di Traiano.
Altri studiosi, però, pensano che l'Iseo possa trovarsi laddove ora sorge la chiesa di Santo Stefano, vicino all'attuale Duomo di Benevento, secondo un fenomeno di assimilazione religiosa molto frequente nel mondo cristiano, per cui gli antichi templi venivano, in un certo senso, "bonificati" costruendovi sopra un luogo di culto cristiano. Nei pressi, anticamente, sorgeva il foro della città e si incrociavano la via Appia e la via Latina. Altri ancora pensano che il tempio sia stato addossato ad alcuni edifici ellenistici come il teatro, anche se qui non è emerso alcunché che possa riguardare un Iseo.
Alcuni materiali, poi, sono in cattivo stato di conservazione. In particolare le statue sono tuttedecapitate, forse per strappar via il valore cultuale che rappresentavano, un uso attestato ai primordi della religione cristiana. Le statue degli imperatori, invece, furono solamente seppellite.
Molti dei culti germanici dei Longobardi, che occuparono Benevento all'indomani del disgregarsi dell'impero romano, si adattavano al culto isiaco, al punto che proprio l'occupazione longobarda della città fece acquisire a Benevento la fama di città della magia nera e di città delle streghe, eredi, in qualche modo, della dea Iside.
Forse la furia iconoclasta cristiana colpì in modo particolare l'Iseo di Benevento ben prima dell'arrivo dei Longobardi, in un momento in cui molti templi pagani subivano lo stesso "trattamento" in diverse regioni dell'impero. Il fatto che il luogo in cui sorgeva il tempio, nonché il tempio stesso siano sconosciuti è in parte dovuto al ruolo marginale che attualmente riveste Benevento, in parte anche un oblio voluto e studiato durante il medioevo, legato alle condanne cristiane delle pratiche magiche e dei culti pagani.
La figura della strega, soprattutto a Benevento, fu "creata" proprio nel medioevo, sulla scia degli antichi culti alle divinità femminili. In alcuni documenti si narra di riti pagani officiati durante il dominio longobardo, in cui gli astanti dovevano strappare pezzi di una pelle di animale sospesi ad un albero. Più tardi l'albero sarà identificato come un noce (da noceo, nuocere, recar danno). Di questi particolari riti longobardi non si sa nulla più. Piuttosto si conosce il nome di una divinità antecedente a quelle lunari e notturne più conosciute: Jana, che nella forma di Jana Luna era associata alla luce lunare e considerata protettrice delle acque e dei boschi. Jana era, inoltre, il femminile di Janus (Giano), dio bifronte che custodiva le porte, i passaggi tra dimensioni spazio-temporali diversi. Caratteristica "ereditata" dalle streghe sarà proprio quella di poter entrare in comunicazione con mondi diversi. Da Jana e dal sincretismo con Diana derivò la janana, la seguace delle due divinità, una figura ibrida, molto simile alla strega, che aveva comportamenti piuttosto ambigui, a volte positivi altre volte distruttivi. Il culto di Iside non fece che sottolineare e rafforzare ulteriormente questa tradizione autoctona
Pubblicato da Grazia Terenzi a 1997
Il misterioso Iseo di Benevento
Residui del culto di statue, statua di taurina legate al culto di Iside
Iside era una dea particolarmente cara ai Romani. Si fece presto conoscere nel Mediterraneo, a partire dal II secolo a.C. ma fu certamente la conquista dell'Egitto, nel 30 a.C., a diffonderne il culto nel mondo romano.
Da quel momento in poi gli Isei divennero un edificio ricorrente e comune in molte città e province dell'impero. La dinastia dei Flavi, in particolare, fu molto devota ad Iside al punto da eleggerla a divinità dinastica, forse perché l'Egitto fu la prima provincia a dichiararsi apertamente favorevole a Vespasiano (fu ad Alessandria che, il 1° luglio del 69 d.C., le legioni gli prestarono giuramento di fedeltà). Si racconta che Vespasiano, tornato dal vittorioso assedio di Gerusalemme, prima di celebrare il trionfo a Roma passò la notte nell'Iseo Campense per ringraziare la divinità dell'aiuto elargito nella scalata al potere. La scelta religiosa di Vespasiano è rilevabile, indirettamente, anche dalla monetazione in circolazione durante il suo impero: sesterzi con l'effige di un tempio tetrastilo di Iside. Accanto alla dea egizia fa la sua comparsa Cibele, altra divinità tutelare dei Flavi, ed il Palladio, simbolo del destino eterno di Roma, associato a Vesta oppure a Minerva.
Tito, figlio di Vespasiano, proseguì nella devozione ad Iside tipica della sua casata, recandosi, durante il suo viaggio verso Alessandria, a Memphis per consacrare il bue Api.
Domiziano, anch'egli figlio di Vespasiano ed imperatore dopo il fratello Tito, aveva ben individuato le caratteristiche peculiari della religione isiaca che potevano essergli utili ed associò Iside alla propria figura con particolare insistenza. Per fare questo puntò non solo sull'Urbe ma anche su un'altra città in modo particolare, una città dalle origini antiche, posta al centro di una delle principali vie di comunicazione tra Roma e l'Oriente: Benevento.
Benevento, proprio per la sua posizione privilegiata, era fondamentale per il processo di assimilazione dell'imperatore alla figura divina di Horus, legittimo erede al trono generato da Iside. Proprio a Benevento Domiziano fece erigere quello che ancor oggi è l'Iseo più significativo per la documentazione archeologica finora ritrovata. Il monumento fu fondato nell'88-89 d.C., la data è commemorata da un'iscrizione geroglifica incisa su un obelisco venuto in luce, in frammenti, in una zona dalla quale sono emersi altri reperti pertinenti il culto isiaco. L'architettura era complessa e grandiosa e comprendevastatue dell'imperatore in vesti faraoniche, sculture delle maggiori divinità collegate al culto di Iside, rilievi della stessa dea. I materiali erano, ovviamente, estremamente ricchi: diorite, granito e porfido. I pezzi furono assemblati tutti a Roma o in botteghe romane in Egitto. Promotore della costruzione del tempio fu un certo Rutilius Lupus, che intendeva, in tal modo, onorare il culto egizio ed anche altri importanti culti locali di antica tradizione.Rutilius Lupus apparteneva ad una gens ben attestata a livello municipale e ricopriva una posizione di prestigio che gli aveva dato accesso agli ordini equestre e senatorio.
Due obelischi gemelli fiancheggiavano l'ingresso monumentale al tempio, recando incise formule d'offerta che, forse, appartenevano a epoche più antiche. La dea Iside è la dedicataria non solo degli obelischi ma anche del tempio, così come viene esplicitato nei geroglifici. Questi ultimi restituiscono un'immagine della divinità dall'aspetto molto simile alla Minerva romana, di cui Domiziano era parimenti molto devoto.
Sono state ritrovate, poi, moltissime sfingi che dovevano ornare una via processionale d'accesso dotata, forse, anche di un canopo, come i templi alessandrini e dell'Iseo Campense, al quale l'Iseo di Benevento si ispirava per quanto riguarda la planimetria e la simbologia generale.
L'esatta ubicazione dell'Iseo beneventano, però, è ancora oggetto di disputa tra gli studiosi. Nel 1903 il direttore del Museo del Sannio, Almerico Meomartini, durante i lavori di ristrutturazione della caserma dei Carabinieri costruita su un vecchio convento agostiniano, trovò il materiale descritto precedentemente. Materiale che era stato utilizzato come riempimento delle mura urbane nell'area della cattedrale di Santa Sofia, principale luogo di culto della Benevento medioevale e longobarda. Meomartini ipotizzò che il tempio potesse, per questo, sorgere proprio nei pressi dell'antico convento agostiniano, non lontano dall'arco di Traiano.
Altri studiosi, però, pensano che l'Iseo possa trovarsi laddove ora sorge la chiesa di Santo Stefano, vicino all'attuale Duomo di Benevento, secondo un fenomeno di assimilazione religiosa molto frequente nel mondo cristiano, per cui gli antichi templi venivano, in un certo senso, "bonificati" costruendovi sopra un luogo di culto cristiano. Nei pressi, anticamente, sorgeva il foro della città e si incrociavano la via Appia e la via Latina. Altri ancora pensano che il tempio sia stato addossato ad alcuni edifici ellenistici come il teatro, anche se qui non è emerso alcunché che possa riguardare un Iseo.
Alcuni materiali, poi, sono in cattivo stato di conservazione. In particolare le statue sono tuttedecapitate, forse per strappar via il valore cultuale che rappresentavano, un uso attestato ai primordi della religione cristiana. Le statue degli imperatori, invece, furono solamente seppellite.
Molti dei culti germanici dei Longobardi, che occuparono Benevento all'indomani del disgregarsi dell'impero romano, si adattavano al culto isiaco, al punto che proprio l'occupazione longobarda della città fece acquisire a Benevento la fama di città della magia nera e di città delle streghe, eredi, in qualche modo, della dea Iside.
Forse la furia iconoclasta cristiana colpì in modo particolare l'Iseo di Benevento ben prima dell'arrivo dei Longobardi, in un momento in cui molti templi pagani subivano lo stesso "trattamento" in diverse regioni dell'impero. Il fatto che il luogo in cui sorgeva il tempio, nonché il tempio stesso siano sconosciuti è in parte dovuto al ruolo marginale che attualmente riveste Benevento, in parte anche un oblio voluto e studiato durante il medioevo, legato alle condanne cristiane delle pratiche magiche e dei culti pagani.
La figura della strega, soprattutto a Benevento, fu "creata" proprio nel medioevo, sulla scia degli antichi culti alle divinità femminili. In alcuni documenti si narra di riti pagani officiati durante il dominio longobardo, in cui gli astanti dovevano strappare pezzi di una pelle di animale sospesi ad un albero. Più tardi l'albero sarà identificato come un noce (da noceo, nuocere, recar danno). Di questi particolari riti longobardi non si sa nulla più. Piuttosto si conosce il nome di una divinità antecedente a quelle lunari e notturne più conosciute: Jana, che nella forma di Jana Luna era associata alla luce lunare e considerata protettrice delle acque e dei boschi. Jana era, inoltre, il femminile di Janus (Giano), dio bifronte che custodiva le porte, i passaggi tra dimensioni spazio-temporali diversi. Caratteristica "ereditata" dalle streghe sarà proprio quella di poter entrare in comunicazione con mondi diversi. Da Jana e dal sincretismo con Diana derivò la janana, la seguace delle due divinità, una figura ibrida, molto simile alla strega, che aveva comportamenti piuttosto ambigui, a volte positivi altre volte distruttivi. Il culto di Iside non fece che sottolineare e rafforzare ulteriormente questa tradizione autoctona
Pubblicato da Grazia Terenzi a 1997
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