Sede inquisitoriale di Verona
L'Inquisizione fu presente a Verona dal XIII sec., affidata ai frati minori (Verona rientrava nelle competenze dell'Inquisitore della Marca Trevigiana, che risiedeva a Venezia o a Verona). Particolarmente veemente fu la sua attività negli anni settanta di quel secolo, orientata ad estirpare l'eresia catara (Sirmione era uno dei più importanti centri di diffusione del catarismo).
Essendo Verona terra di confine con il mondo tedesco, la Riforma protestante vi penetrò ampiamente sin dagli anni venti del XVI sec., nonostante l'attività riformatrice e moralizzatrice del vescovo Gian Matteo Giberti. Il processo contro gli eretici veronesi del 1550 (studiato da Lorenzo Tacchella) costituisce una prova significativa di quanto ampia fosse stata la penetrazione delle nuove idee religiose nella città. Dopo la creazione della Congregazione del Sant'Uffizio (1542) l'Inquisizione di Verona fu riorganizzata così come in tutto il dominio veneziano, subendo anche le pretese di controllo sulle sue attività da parte delle autorità veneziane che nel 1550 stabilirono che i rettori delle città del Dominio si occupassero insieme agli inquisitori ecclesiastici della repressione ereticale. Nel 1560 entrò in servizio in qualità di Inquisitore di Verona fra Bonaventura Farinerio da Castelfranco (minore conventuale). Nel 1569 Pio V tolse la direzione dell'Inquisizione veronese ai francescani e la attribuì ai domenicani, il che comportò negli anni immediatamente successivi un certo aumento dell'attività repressiva.
Essendo Verona terra di confine con il mondo tedesco, la Riforma protestante vi penetrò ampiamente sin dagli anni venti del XVI sec., nonostante l'attività riformatrice e moralizzatrice del vescovo Gian Matteo Giberti. Il processo contro gli eretici veronesi del 1550 (studiato da Lorenzo Tacchella) costituisce una prova significativa di quanto ampia fosse stata la penetrazione delle nuove idee religiose nella città. Dopo la creazione della Congregazione del Sant'Uffizio (1542) l'Inquisizione di Verona fu riorganizzata così come in tutto il dominio veneziano, subendo anche le pretese di controllo sulle sue attività da parte delle autorità veneziane che nel 1550 stabilirono che i rettori delle città del Dominio si occupassero insieme agli inquisitori ecclesiastici della repressione ereticale. Nel 1560 entrò in servizio in qualità di Inquisitore di Verona fra Bonaventura Farinerio da Castelfranco (minore conventuale). Nel 1569 Pio V tolse la direzione dell'Inquisizione veronese ai francescani e la attribuì ai domenicani, il che comportò negli anni immediatamente successivi un certo aumento dell'attività repressiva.
Il tribunale inquisitoriale di Verona, ormai quasi inattivo negli ultimi decenni del Settecento, cessò di fatto di esistere con la caduta della Repubblica di Venezia nel 1797 (i tribunali in tutto l'ex territorio veneziano furono formalmente aboliti da specifici decreti napoleonici tra 1805 e 1810).
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