martedì 8 novembre 2016

LA VOCE DELLE PIANTE

Fabrizio Ferretti

LA VOCE DELLE PIANTE


Da Il Giornale dei Misteri n° 408

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Secondo diverse correnti esoteriche, le piante posseggono un corpo fisico e un corpo eterico, ovvero il veicolo del prana o soffio vitale, mentre sarebbero prive, singolarmente, di corpo astrale, ossia di emozioni che apparterrebbero invece alla specie pianta nella sua complessità. È comunque accettato che la pianta possegga una sorta di emozione complessiva e comprensiva con le altre piante di qualsiasi specie si tratti; la scienza ufficiale, invece, nega loro questa caratteristica. Qualcuno però, anche tra scienziati e ricercatori, armato di fede e di sensibilità, ha voluto provare che anche le piante, facendo parte del microcosmo e sottostando alle nostre stesse leggi universali, sono in grado di provare emozioni.

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I primi esperimenti [1] con carattere di scientificità e riproducibilità sull'attività emotiva delle piante iniziarono nel 1966 a New York ad opera di Cleve Backster, uno dei massimi esperti a livello internazionale sulla tecnica d'utilizzo della macchina della verità, tecnica che lui insegnava alla scuola di poligrafia a poliziotti e agenti di pubblica sicurezza. D'impulso decise di applicare gli elettrodi di uno dei suoi detector ad una foglia di Dracaena massangeana che teneva nel suo ufficio: era curioso di vedere come la pianta avrebbe reagito all'annaffiatura. Una volta assorbita l'acqua, la pianta fece sorprendentemente registrare al galvanometro una discesa della lancetta anziché una salita come Backster avrebbe supposto, a causa della maggiore resistenza elettrica che si veniva a creare in virtù dell'acqua. Incuriosito da questo fenomeno inatteso, Backster decise allora di bruciare la foglia. Nell'istante in cui la semplice immagine della fiamma balenò nella sua mente, si assistette ad un deciso cambiamento del segnale.


Da quel momento in poi furono testate più di venticinque varietà di piante tra cui lattuga, cipolle, arance e banane in diverse zone del paese, ottenendo analoghi risultati. Le piante non reagivano soltanto a minacce dirette ma anche non formulate, come l'apparizione nella stanza di un cane o di persone non desiderate. Backster seppe dimostrare a un gruppo di Yale che il movimento di un ragno nella stessa stanza dove ci fosse una pianta collegata ai suoi macchinari, poteva causare sensibilissimi cambiamenti nelle registrazioni ancor prima che qualcuno facesse uscire il ragno dalla stanza. Sembrava, dice Backster, che le decisioni del ragno di scappare fossero captate dalla pianta causando una reazione fogliare. Si dimostrò anche come in normali circostanze le piante possano essere sintonizzate l'una all'altra e lo siano anche con vite animali e umane che stiano loro intorno.

Questo fenomeno fu dimostrato quando una fisiologa canadese si recò da Backster per constatare di persona e studiare la reazione delle sue piante. Le piante non diedero alcuna risposta. Backster controllò allora il poligrafo che era perfettamente funzionante, e finalmente, dopo ripetuti esperimenti, le piante emisero i segnali sperati. Backster non riusciva a spiegarsi come i tempi di reazione delle piante fossero così lunghi e chiese alla sua ospite se avesse mai utilizzato nel suo lavoro piante malate o in qualche modo danneggiate. La risposta della fisiologa fu affermativa: asserì di distruggere le piante con cui lavorava, arrostendole, per ottenere così una polvere utile alle sue analisi di laboratorio. Quando la fisiologa se ne andò le piante risposero nuovamente agli stimoli: quella donna doveva esser loro oltremodo antipatica! […]


Molto interessante si rivelò un esperimento effettuato per verificare se le piante posseggano o meno una sorta di memoria. Si procedette a un vero e proprio "riconoscimento all'americana" in cui il testimone fosse una pianta. Uno fra sei volontari allievi di Backster avrebbe dovuto sradicare e distruggere una delle due piante poste in una stanza. Il killer doveva commettere il crimine in segreto così che né Backster né gli altri studenti sapessero gli uni degli altri: solo la seconda pianta doveva essere il testimone del "planticidio". Applicando gli elettrodi alla pianta sopravvissuta e facendo sfilare gli studenti, Backster scoprì il colpevole in quanto la pianta lo "riconobbe". Come gli animali, anche le piante sembrano essere molto legate e in sintonia con il loro padrone. 

Durante una serie di esperimenti Backster osservò come una speciale comunione o legame di affinità sembrava essersi creato tra la pianta e il suo padrone. Con l'uso di cronometri sincronizzati poté notare che le sue piante continuavano a reagire al suo pensiero e indipendentemente dalla distanza: dalla stanza accanto, dall'ingresso al piano di sotto, persino da edifici parecchio lontano. Tornando dal New Jersey, Backster stabilì che le sue piante avevano mostrato segnali positivi e chiari di risposta nel momento preciso in cui lui aveva deciso di rientrare a New York. Una volta sintonizzate con una persona, le piante sembrano poter mantenere un legame con quella persona anche tra migliaia di altre; nonostante fosse mescolato alla folla durante una festa di Capodanno, Backster notò che le sue piante reagivano alle sue specifiche emozioni.
                                               Risultati immagini per Philodendron cordatum
Le foglie di Philodendron cordatum furono utilizzate anche per dimostrare che le piante reagiscono indistintamente quando avvertono la presenza di viventi o tessuti viventi che stanno per morire. Il taglio accidentale di un dito di Backster e i gamberi immersi nell'acqua bollente per la cottura provocano una evidente variazione nel poligrafico: la dimostrazione scientifica di un assioma secondo il quale siamo un tutt'uno con l'Universo, minerali, piante, animali e esseri umani.

A questo punto Backster cercò di capire quale tipo di energia fosse in grado di trasferire i pensieri dell'uomo alla pianta. Provò allora a porre una pianta schermandola in una gabbia elettrostatica di Faraday e in un contenitore di piombo. Non fu rilevato alcun mezzo che impedisse alla pianta di captare il pensiero dell'uomo e quindi Backster concluse che l'onda, di qualunque origine fosse, doveva agire oltre lo spettro elettromagnetico.


Gli esperimenti di Backster furono ripresi e ampliati verso la fine degli anni Sessanta da Vogel, un chimico ricercatore presso l'IBM. Vogel iniziò gli studi sulle piante utilizzando uno"psicoanalizzatore", nel tentativo di verificare se le piante provano emozioni e soprattutto quanto il pensiero positivo dell'uomo influenzi la vita della pianta che cura.
Chiese aiuto ad una amica sensitiva, Vivian Wiley, che colse due foglie di Sassifraga e ne dispose una sul comodino vicino al letto e l'altra in salotto con la precisa intenzione di desiderare intensamente che quella sul comodino continuasse a vivere trascurando l'altra. Un mese dopo chiamò Vogel per dirgli di venire a fotografare le foglie. La foglia a cui aveva rivolto pensieri positivi era ancora viva e verde, come quando la colse. Durante una conferenza Vogel, confermando quanto detto prima sulla rete di relazioni che esiste tra i regni di natura, disse che "l'uomo comunica con il mondo vegetale e che le piante sono esseri viventi che irradiano energia e forze benefiche per l'uomo […] alimentano il campo d'energia dell'uomo, che a sua volta rigenera energia alla pianta. Questa sarebbe una Energia Cosmica o Forza vitale che circonda tutte le cose viventi ed è tra queste condivisa". [2]

Gli studi di Vogel furono proseguiti da due giovani psicologi californiani appassionati studiosi di filosofia indù. Già sul finire dell'Ottocento in India, Sir Jagadis Chandra Bose conduceva esperimenti sulle onde hertziane e sulle proprietà dei metalli e delle piante. Bose ebbe a dire durante una conferenza di "aver compreso per la prima volta ciò che dicevano i suoi antenati in riva al Gange ovvero: «A coloro i quali, in tutte le mutevoli sfaccettature di questo Universo, non ne vedono che uno solo, appartiene la Verità Eterna, e a nessun altro...» [3]
I due californiani, allora, già addentro alle teorie induiste sull'universo, non faticarono a lavorare in questo senso sulle piante e arrivarono persino a supporre l'esistenza di un rudimentale sistema nervoso nelle foglie di Philodendron edera a causa delle evidenti variazioni di potenziale elettrico esistente tra le cellule. […]

Il potere delle piante di captare segnali e onde, sicuramente affascinante per qualunque scienziato o ricercatore, venne studiato con risultati sorprendenti nell'ottobre 1971 da L. George Lawrence. Egli prese in considerazione per il suo studio alcune specie di cactus, iucca selvatici e querce in zone - come parchi naturali o deserti - incontaminate da frequenze elettromagnetiche; non ritenne necessario collegare le piante testate nel deserto, in quanto a suo parere sufficientemente lontane da non essere influenzate le une con le altre. Diresse un tubo senza lenti verso una pianta "bersaglio" e con l'ausilio di tessuto vegetale contenuto in una gabbia.



Su una foglia di Dracaena massangeana Cleve Backster applicò gli elettrodi di uno dei suoi detector per studiarne le reazioni di Faraday, che costituiva una sorta di catalizzatore, riuscì ad ottenere dei segnali sonori che indicavano la presenza di collegamento tra le piante.
Durante una pausa si fermò e appoggiò inconsciamente il tubo in modo che fosse diretto verso il cielo: si udirono per molto tempo dei segnali a impulsi e capì che questi provenivano dallo spazio cosmico. Mise a punto questo sistema, e nell'aprile del 1972 nel deserto di Mojave, puntò il tubo verso la costellazione dell'Orsa Maggiore e azionò sonoro. Dopo novanta minuti di attività l'apparecchiatura captò un segnale che proveniva da un unico punto del cielo. Lawrence concluse quindi che "si possono osservare chiare successioni di segnali di comunicazione interstellari di origine e destinazi ignote. Poiché l'intercettamento è avvenuto mediante sensori biologici, dobbiamo presuporre una trasmissione di segnali di tipo biologico [4]. Comunque sia, i segnali si trovavano al di fuori del normale spettro elettromagnetico, confermando così le ipotesi di Backs.

Nel 1970 iniziarono ufficialmente Unione Sovietica esperimenti sulle proprietà sensitive delle piante. Un giornalista della Pravda, V. Chertkov, affermò di aver assistito ad una sorta di grido di dolore di un seme d'orzo immerso nell'acqua bollente per cottura presso l'Accademia di Scienze Agricole Timiryazev a Mosca. Uno strumento sensibilissimo registrava l'agonia dell'orzo con segni caratteristici. […]

Le ricerche sovietiche ispirarono gli studi di L. George Lawrence sulle potenzialità della biocomunicazione - nonostante questo studio fosse stato rifiutato dagli accademici ufficiali statunitensi - e quelle del professor Otto Rahn, batteriologo alla Corra University. Quest'ultimo scoprì che quando un suo collaboratore addetto alle piante da esame si ammalava, queste reagivano anche a distanza, ma in quale modo reagissero non era chiaro. La soluzione stava nel considerare la presenza di radiazioni emesse dall'organismo dell'addetto che le piante riuscivano a captare. Scrisse queste sue considerazioni nel libro Invisible radiation of organism, che fu completamente ignorato dalla comunità scientifica.

Questa teoria radionica si pone come prosecuzione degli esperimenti effettuati anni prima dai coniugi De La Warr: George, ingegnere civile e la moglie, entrambi dotati di poteri psichici. Essi potevano influire sullo sviluppo e sulla guarigione delle piante malate o malnutrite, concentrando energia radionica su di esse mediante un sistema di lenti. Ma non solo: la cosa più importante fu la scoperta che la mente umana poteva influire sulla formazione delle cellule, come mostrò un esperimento sui semi di avena. Questi semi furono suddivisi in due gruppi: entrambi i gruppi furono nutriti con concime inerte ovvero non trattato radionicamente; gli assistenti che provvedevano al nutrimento erano però convinti che ad un gruppo fosse somministrato concime "trattato". Il semplice pensiero degli assistenti concentrati sul fatto di dare alle piante concime radionico, fece sì che quel gruppo crescesse più in fretta dell'altro.



Davvero interessanti sono le considerazioni sui rapporti fra la crescita delle piante e la musica. Suscitarono molto scalpore gli esperimenti della signora Rettallack di Denver e del professor Broman. Le piante, in particolare le calendule, ma anche petunie e melopoponi, alle quali veniva fatta ascoltare musica rock, presentavano una crescita rallentata quando addirittura non morivano; al contrario, se la musica era classica (Mozart, Haydn, Brahms, Schubert) crescevano meglio, più rapidamente e spesso si orientavano verso l'altoparlante da cui proveniva la musica. La signora Rettallack cercò di fornire un supporto filosofico alle scoperte che stava compiendo e trovò qualche risposta sfogliando il famoso Libro dei segreti di Enoch dove si legge che ogni cosa nell'universo, in cielo e in terra, ha un suo spirito o angelo individuale. Inoltre scoprì che i faraoni dell'antico Egitto avevano associato ad ognuno dei sette pianeti allora conosciuti uno dei sette suoni sacri, per consentire di trasmettere la loro potenza tramite le divinità planetarie patrone dei pianeti agli uomini che li adoravano.

Anche Omraam Mikhaël Aïvanhov scrive che "ad ogni pianeta sono collegate entità vive ed intelligenti, per cui ogni ora che passa porta con sé delle creature invisibili che operano sulle piante, sui minerali, sugli animali e sugli esseri umani e, poiché a ogni pianeta è collegato non soltanto un colore ma anche un determinato suono, la sinfonia dei suoni varia a seconda delle ore della giornata a causa della successione delle entità preposte ogni pianeta". [5] È quella che viene denominata musica delle sfere, di cui parla anche Dante Alighieri nella Commedia. Questo concetto era ben chiaro a musicisti "spirituali" come ad esempio Alexander Scriabin che volle creare una sorta di ponte tra gli uomini e i Deva o entità angeliche attraverso la musica.

E' anche il segreto di come sia nato e si sia sviluppato il villaggio di Findhorn in Scozia. I fondatori del villaggio, i coniugi Caddy, riuscirono infatti a creare un paradiso terrestre in un luogo arido, battuto dal vento e praticamente disabitato, non solo grazie alle cure assidue che dedicarono alle piante e all'orto, ai pregi del concime organico e del letame, ma anche grazie alla loro capacità di comunicare con quelle entità angeliche che controllano gli spiriti di natura, i quali a loro volta presiedono alla crescita delle piante. Queste entità seppero ben consigliare la moglie di Peter Caddy, Eileen (il cui nome spirituale era Elixir), e soprattutto Dorothy McLean (il cui nome spirituale era Divina). D'altro canto sappiamo che Rudolf Steiner, il fondatore dell'Antroposofia, basò le sue considerazioni sulla agricoltura biodinamica proprio su queste conoscenze occulte.

Le piante, quindi, con il loro mondo proteso verso l'infinito, costituiscono potenzialmente un mezzo potentissimo di relazione con l'uomo e con le entità superiori. Loro ci ascoltano, ascoltiamole anche noi.

NOTE

1 Tompkins P, Bird C., La vita segreta delle piante - Ed. Net, Milano 2002.
2 Id., p. 47-48. 
3 Id, p95.
4 Id, p60.
5 Aïvanhov O. M., Lo zodiaco, chiave della vita e dell'universo - Ed.
Prosvcra, 1991.

Da Da Il Giornale dei Misteri n° 408 (ottobre 2005)

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