mercoledì 10 agosto 2016

Quella volta che Igor Stravinsky andò in udienza privata da Paolo VI

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"Igor Stravinsky, a Papa Paolo VI che gli chiedeva cosa la Chiesa potesse fare a favore della musica, rispose: Santità, restituisca alla musica i castrati".
In effetti la Chiesa incoraggiò e tollerò una pratica che pure, in teoria, avversava e puniva con la scomunica e che già in forte declino - si concluse sul finire del XIX secolo e agli albori del successivo perché, nonostante i divieti frattanto ribaditi anche dalle leggi civili, continuavano a succedere strani "incidenti". Perciò si decise di non assumere più castrati nei cori. A parziale discolpa si deve aggiungere che, per secoli, gli evirati furono al centro di autentico e infervorato divismo. I più abili erano popolarissimi - come vedremo meglio, proseguendo nell'analisi del fenomeno e del contesto - e vietare sul serio la castrazione sarebbe stato quasi come proibire, oggi, il gioco del calcio. Fa orrore, certo... Ma un aspetto su cui ci soffermeremo sarà proprio questo: ciò che oggi suscita tanto raccapriccio fu, per secoli, considerato normale e addirittura auspicabile (vedremo che in pratica erano i familiari stessi a chiedere di evirare i bambini, spinti dai maestri di canto e attirati dal miraggio di fama e ricchezza).

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/07/27/le-voci-bianche-del-papa.html

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