Il castrato
di Simone Bartolini
Igor Stravinsky, a Papa Paolo VI che gli chiedeva cosa la Chiesa potesse fare a favore della musica, rispose: "Santità, restituisca alla musica i castrati!".
Sin dall'antichità (Egitto, Assiria, Etiopia e Persia), veniva praticata l'evirazione rituale, così come anche in Grecia e a Roma, dove era consuetudine praticarla ai futuri sacerdoti di Attis e Cibele. Nel XII secolo era molto facile trovare, ad esempio, evirati cantori nelle chiese cristiane d'Oriente. In Europa, più precisamente in Spagna, Portogallo e Baviera, gli eunuchi furono introdotti dalla cultura e dal costume delle popolazioni mozarabiche. E intorno alla fine del Cinquecento, arrivarono eunuchi cantori anche in Italia, a Roma, per essere precisi, dove la eressero capitale di un mondo musicale sacro, ma non solo, che in pochi decenni ne fecero il fulcro intorno al quale ruotarono i grandi compositori ed esecutori del Sei-Settecento. Il soprano castrato Francisco Soto de Langa, spagnolo, fu il primo ad essere ammesso nella Cappella Pontificia nell'anno 1562. Mentre il primo soprano castrato italiano ammesso nelle cantorie vaticane, nel 1588, è Giacomo Spagnoletto.
Castrato bizantino (XI secolo)
Immagine dal sito http://upload.wikimedia.org/
L'uomo senza sesso - il castrato - veniva considerato il mediatore più efficace e diretto tra l'uomo e Dio. E l'Italia è la sola a dare inizio e corpo all'uso professionale della vocalità dell'evirato cantore, da prima nelle cappelle ecclesiastiche, dove la Chiesa cattolica è la fautrice e promotrice del Canto dell'Eunuco e quindi, della pratica dell'orchiectomia. Peter Browe, gesuita e storico della Chiesa, scrisse nella sua Storia dell'evirazione del 1936: "I papi sono stati i primi che alla fine del XVI secolo hanno introdotto o tollerato nelle loro cappelle i castrati, quando erano ancora sconosciuti nei teatri e nelle chiese italiane. Dopo aver proibito alle cantanti e alle attrici di calcare le scene, dovevano avere completamente perduto il senso della realtà per non rendersi conto che sarebbero stati i castrati ad assumere i loro ruoli. Difendere i papi è dunque impossibile". Il pontefice Clemente VIII (Papa dal 1592 al 1602) quando ascoltò per la prima volta il castrato Girolamo Rosini (detto Rosino), nato in Umbria ed entrato a far parte del corpo delle cappelle pontificie, correva l'anno 1599, rimase così estasiato dalla soavità del suo canto che, a poco a poco, si sbarazzò dei cantori non evirati per sostituirli definitivamente coi castrati. Da quel momento l'orchiectomia viene ammessa "al servizio di Dio".
L'orribile operazione, con la quale venivano asportati i testicoli, era praticata sui fanciulli di circa otto - dieci anni, e comunque prima che il bambino subisse la 'muta della voce'. Muta, che abbassava di un'ottava i suoni della voce dandole, com'è naturale, le caratteristiche d'una voce virile. Il risultato di questa operazione dava frutti sorprendenti se considerate che in un uomo ormai adulto, la voce rimaneva fresca, vitale, duttile e penetrabile come quella di un ragazzo. Ma tutto ha un prezzo, e quello pagato dai futuri 'dei' del canto era troppo alto.
I fanciulli venivano operati in condizioni igieniche che oggi definiremmo impensabili e senza anestesia: veniva praticata una profonda incisione all'ano, dalla quale erano tirati fuori il cordone e i testicoli. Ad operare venivano chiamati,soprattutto, i norcini e i barbieri. Ovviamente c'era un'altissima mortalità e per i sopravvissuti, non è detto che il risultato fosse poi una voce che soddisfacesse i requisiti sperati, anzi, sembra che solo l'un per cento arrivasse agli onori e al guadagno facile, diventando ricchi, famosi e osannati da un bagno di folla impazzita, in tutta Europa. Per tutti gli altri, coloro che non riuscivano a costruirsi una carriera, perché la voce risultava comunque sgraziata, per mancanza di passione, di disciplina nello studio, c'era la sola prospettiva di diventare prete, o suicidarsi, oppure, entrare a far parte di uno squallido coro di una qualsiasi parrocchia, consumati dal rancore.
Le regioni che si dimostreranno più solerti a fornire alla musica gli evirati saranno l'Umbria, la Puglia e la Campania.
La Musica
La Musica del periodo barocco, è intimamente legata alle nuove evoluzioni nel campo musicale che diedero origine all'uso specifico del 'basso continuo' e alla 'monodia'. Questa nuova espressione di pensare e fare musica si sviluppò sullo scorcio del Cinquecento e per tutto il '600, diede vita ad una vera e propria rivoluzione, portando alla ribalta l'Aria. Il significato del termine "aria" è indivisibilmente legato al canto monodico che si sviluppò col tramonto della polifonia e la gloria del solista vocale. Di fronte a un caso come quello dei cantori evirati - che la storia musicale sembra averci tramandato come fenomeno di costume - si rimane affascinati dal mistero di quelle voci: né di uomo, né di donna e né di bambino. Voci che sembrano avere (secondo le cronache dell'epoca) qualcosa di soprannaturale.
G. F. Händel. Scrisse numerosi brani per castrati.
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Naturalmente la Chiesa, sempre molto attenta a nuove forme di espressione che riteneva più vicine a Dio, non tardò a capire il valore dell'efficacia della musica monodica nel divulgare i valori evangelici e della nuova figura del 'cantore' solista, soprattutto se evirato, il quale fu uno strumento di comunicazione di massa, per quell'epoca. E il Canto dell'evirato, è fortemente legato all'espressione musicale sacra di tutto il periodo barocco (1600-1750). Alla donna, infatti, era proibito sin dal 1588 calcare le scene teatrali in tutto lo Stato Pontificio e l'evirato divenne 'simbolo' e strumento di divulgazione del nuovo linguaggio musicale sacro cattolico.
La musica da chiesa, è stata sempre pensata, almeno per quanto riguarda il cattolicesimo, in funzione della vocalità dell'eunuco e comunque, per una figura maschile (pensiamo ai cori greco-bizantini e ai cori gregoriani, per esempio). Solo più tardi, ufficialmente, con il Motu Proprio de Musica Sacra di Pio X (1903) la donna sarà ammessa al canto liturgico, da prima solo sul sagrato e poi nel presbiterio.
Il cantore evirato si distingueva in due categorie: sopranista e contraltista. Due tipologie vocali dallo stesso registro vocale della donna che segnarono un'epoca: l'Epoca d'Oro dei castrati. Infatti, una nota distintiva di tutta l'epoca barocca fu proprio la presenza, nei teatri di tutta Europa, di quelle figure enigmatiche che diedero origine al belcantismo italiano: gli evirati cantori. Questi ultimi, inizialmente, come già ho avuto modo di sottolineare, cantavano esclusivamente nelle Cappelle ecclesiastiche - dopo che il veto di Papa Sisto V (1588) proibì l'esibizione pubblica alla donna in tutto lo Stato Pontificio - suscitando tanta meraviglia nei fedeli che assistevano alla messa, rapiti dallo stupore che il loro canto destava, a tal punto che ogni volta che un castrato si esibiva in occasioni particolari in chiesa (la notte di Natale, per es.) la folla, estasiata, si faceva sempre più numerosa alle funzioni liturgiche dando vita, molto spesso, a veri e propri deliri di massa.
Da qui il loro passo sulle scene teatrali fu breve, mutando così il volto musicale d'Europa.
http://web.tiscali.it/simonebartolini/contcas.htm
domenica 14 agosto 2016
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