Non so chi di voi sia mai stato alla Pinatoteca di Ravenna, città per altro importante come capitale dell'esarcato bizantino durante l'alto medioevo, fra il VI e l'VIII secolo, che ha l'onore di ospitare le ossa di Padre Dante, famosa per altri importanti vestigia bizantine come San Vitale, con gli supendi mosaici che raffigurano la corte Bizantina e che ritraggono Giustiniano e Teodora poi il mausoleo di Galla Placidia, la chiesa di S. Apollinare in classe e il mausoleo di Teodorico 
Orbene nella Pinacoteca civica, fra tanti capolavori dell'arte pittorica di varie epoche, c'è la lastra tombale di un di una bellissimo giovane in armi, d'epoca rinascimentale. Si tratta evidentemente della parte superiore che chiudeva il sarcofago che ne conteneva il corpo. Molto si sa del personaggio effigiato nel marmo e che pare dormire pesantemente, come dopo una battaglia campale, mentre c'è un mistero circa l'autore di questa splendida scultura.
Ma vediamo intanto chi era questo campione d'armi e di virille bellezza nel fiore degli anni, che affascinò ed affascina ancora tanta gente che viene a visitare la pinacoteca quasi esclusivamente per l'effige di questo guerriero dormiente. Guidarello Guidarelli è il suo nome e fu un capitano di ventura, come era l'uso dell'epoca, per coloro che avevano prestanza, coraggio, abilità nel maneggiare le armi e sufficiente ricchezza per assoldare un esercito e mettersi a capo di un esercito mercenario, al serevizio di questo o di quel signore nelle continue guerre che mettevano uno contro l'altro i principi dei vari principati nell'Italia del Rinascimento. Guidarello non apparteneva alla nobiltà, che pure spesso non disdegnava per figli cadetti, e volte anche quelli naturali, questo modo di guadagnarsi fama e gloria, ma era figlio di un notaio e apparteneva quindi di alla ricca borghesia ravennate. Era nato in una data imprecisata fra il 1450 il 1460, a Ravenna che allora era sotto il dominio delle Serenissima Repubblica di Venezia, da famiglia di origine fiorentina, primo di sette figlì, tre maschi e quattro femmine. Era stato ordinato cavaliere nel 1468 d Federico III d'Asburgo, Imperatore del Sacro Romano Impero in giovanissima età, ci dicono le cronache, il che ci fa spostare la sua data di nascita più verso il 1460 e che prima. Aveva sposato Bendetta Del Sale di nobile famiglia ravennate.
Ben presto Guidarello si distinse per coraggio e valore in varie campagne militari nelle tante guerre e guericciole che fiorivano per la penisola, specie al centro-nord, ma non solo. Partecipò a consigli di guerra per coordinare le azioni militari con famoso principi e condottieri come Guidubaldo da Mentefeltro, Amnnibale II Bentivoglio, Astrorre Baglioni e Bartolomeo D'Alviano. Sempre per conto dei veneziani combatté valrosamente contro i turchi in Croazia e fu a più riprese assoldato dal papa Alessandro VI Borgia. Siamop nel 1499 e il figlio illegittimo del Borgia, lasciata la detestata la porpora cardinalizia, ha finalmente coronato il suo desiderio di essere capitano delle milizie pontifice e sta poco a poco spodestando i signori dei territori delle Marche, dirigendosi ora verso la Romagna per creare un sempre più grande Regno della Chiesa. Imola fu la prima città a cadere, toccherà poi a Forlì, Cesena, Rimini e Pesaro (feudo dell'ex cognato Giovanni Sforza che odiava i Borgia con tutte le sue forze). Pare che la potenza militare del Duca Valentino e delle milizie a lui assocoate non conoscano ostacoli... Ma il Guidarelli non si accontenta di servire vittoriosamente le milizie papali, nel 1500 infatti inizia una attività spionistica a favore di Venezia, svelando le intenzioni del Valentino per le prossime sue mosse e addirittuta le disposizioni stategiche delle truppe nell'assedio di Faenza. Sarà questa attività di doppiogiochista che lo perderà... Cesare Borgia, da quella volpe che era, venuto a conoscenza della attività spionistica di Guidarello, organizzando uno dei suoi famosi “bellissimi inganni” si vendicherà a suo modo, senza neanche sporcarsi le mani materialmente. 
Poiché l'assedio di Faenza era per il momento fallito, anche per le informazionipassate da Guidarello ai veneziani che ne avevano a loro volta informato Astorgio Manfredi, signore della città, Il Valentino si era ritirato a Cesena con le sue milizie, ed essendo il carnevale del 1501 in attesa di un nuovo attacco a Faenza,si dilettava nei suoi passatempi preferiti: corride (nelle quali egli eccelleva in omaggio alle sue origini catalane), tornei, banchetti e balli in costume. Guidarello veniva a morte i 28 di febbraio del 1501, ma sulle circostanze ci sono tesi discordi. Certramente Cesare Borgia aveva scolperto il suo ruolo di doppiogiochista e questo segnò probabilmente la sua fine, anche se non per sua mano, ma per quella di qualche suo sicario. Ma c'è anche un'altra tesi, suffragatra da un documento dell'epoca, scoperto nergli anni' 30. Pare che Guidarerllo avesse dato in prestito a un certo Virgilio Romano, per un ballo mascherato, una soptrvveste intessuta d'oro di gran valore, che il Romano si rifiutò do di restituire. Ne scaturì una disputta che sfociò in un duello nel quale Guidarello rimaneva ferito. Dopo alcunoi giorno di agonia egli moriva. Anche in questo casa poteva esserci di mezzo il Duca Valentino e la mancata restituizione dell'indumento poteva essere solo un pretesto per attacarlo. La morte sopraggiunta più tardi poteva essere conseguente all'uso un'arma dalla punta avvelenata che lo uccise succesivamente e non durante il duello... Era infatti costume dell'epoca eliminare i nemici con armi rese letali dal veleno, anche con ferite supeficiali. In questo i Borgia, ma non solo loro, erano maestri. Si sa che avversari della famiglia non erano morti immediatamente durante un banchetto loro offerto, subito dopo aver bevuto o essersi cibati di qualche cosa di avvelenato, ma che cominciavano a star male a distanza di due o tre giorni, in modo che il decesso sembrasse frutto di altra causa. Poteva essere questo anche il caso di Guidarello Guidarelli che moriva nella notte fra il 6 e il 7 marzo del 1501. Il giono precedente alla sua morte Guidarello fece in tempo a chiamare un notaio e dettare testamento, Chiedeva di essere riportato a Ravenna e di venire tumulato nella chiesa di San Francesco e più precisamente nella cappella dei Del Sale, famiglia della moglie e lasciava un cospicuo lascito per abbellite la cappella con belle statue. La moiglie Benedetta avrebbe dovuto fare in modo che le volontà del marito fossero rispettate. Evidentemenmte Guidarello non era solo un rude condottiero di milizie mercenarie, spietato in battaglia, ma anche amante dell'arte, cose che spesso convivevano nella personalità degli uomini del Rinascimento: guerra e bellezza, crudeltà e raffinatezza insieme. La vedova di Guidarello esegui le sue volontà e sul coperchio dell'arca che ne conteneva le spoglie fece scolpire la statua del marito in armi, poggiato sulla lastra tombale, come se dormisse, ma d'un sono pesante dal quale non si sarebbe mai svegliato.
La statua che rappresenta Guidarello è di eccezionale bellezza. Il volto composro come nel sonno mostra le sembianze di un giovane dai lineamenti perfetti pur nella loro mascolinità. La bocca appare appena socchiusa, come se ancora in essa alitasse un po' di vita. L'armatura di cui il corpo è ricoperto è ricca di ornamenti come ad un capitano di ventura si addiceva, la testa è appena reclinata di lato, poggia come nel sonno su un cuscino, senza quella posa di rigidezza dei monumenti sepolcrali. Magrado gli studi fatti sulla statua, l'attribuzione dell'autore resta ancora non del tutto chiara. Si sono fatri vari nomi come Giacomello Baldini scultore ravennate del periodo o Severo da Ravenna, Ma i più ritennero che lo scultore fosse uno della scuola di Pietro Lombardo, che aveva bottega in Ravenna e lavorava con alcuni dei suoi figli. Un documento originale drel 1525, ritrovato solo all'inzio del Novecento, si riferisce ad un pagamento di 350 ducati a favore di Tullio Lombardo per lavori eseguiti proprio nella cappella che ospitava la tomba di Guidarello. Ma non è tutto: alcuni autorevoli critici moderni avanzano l'ipotesi che il monumerto funebre sia solo una copia di quello originale. Anche Vttorio Sgarbi propende per questa attribuzione che risalirebbe solo alla metà dell'Ottocento circa, in periodo romantico. Quando all'inizio del secolo venne fondata l'Accadenia di Belle Arti di Ravenna la famiglia del Sale decise di donare il monumero sepolcrale di Guidarello all'Accademia. Durante l'ultimo conflitto mondiale tuttavia la statua venne messa al sicuro sempre dai Del Sale e una delle ipotesi fatte per giustificarne il fatto che possa essere una copia dell' originale è che dopo la guerra, alla riconsegna alla Pinacoteca, cui era stato destinato il monumento, sia stata riconsegnata una copia della lastra tombale... Il che però non collimerebbe con l'attribuzione ottocentesca, a meno di un abile falsario. Il giallo dell'attribuzione contribuì alla fama della statua.
Le varie dispute per l'attribuzione della lastra funebre diGuidarello la resero famosa anche all'estero e negli anni '50 si sparse una leggenda metropolitana che voleva che le ragazze nubili che avessero baciato le labbra del guerriero si sarebbero sposate entro l'anno ed avrebbero avuro un figlio maschio bello cone lui. Per alcuni anni ci fu una gara specialmente fra le inglesi, americane e nodiche, per evadere la sporveglianza del custode del museo per baciale la statua. Le tracce di rossetto non giovavano di certo al marmo e col tempo l'avrebbero seriamente danneggiata, per cui dapprima la sorveglianza venne intensificata, e successivamente la statua fu transennata e munita di un allarme e telecamere. 

Ma la leggenda non si fermò, anche se cambiò direzione. Dopo il divieto di bacio, cominciatono ad arrivare alla Pinacoteca di Ravenna, lettere d'amore per Guidarello, spesso accompagnate da denaro per mazzi di rose rosse da deporre ai suoi piedi. Attualmente l'ufficio del Turismo ravennate gestisce queste lettere, un po' come avviene per le lettere a Giulietta a Verona. Chissà cosa ne penserebbe il bel soldaro di ventura di tanta attenzione femminile a distanza di secoli, probabilmente ne sarebbe lusingato.