lunedì 27 giugno 2016

Un testo cult fondamentale per approfondire la maestosa descrizione dei miti primordiali

La Dimora Artica nei Veda
Bâl Gangâdhar Tilak


Un testo
Siamo legati ad Orione , come i Dogon

Da età immemorabili l'uomo ha sempre cercato di scoprire le sue Origini, attraverso miti, rivelazioni e congetture, sognando Paradisi perduti e Paradisi a venire, per colmare, con un Destino, il vuoto di un presente troppo spesso fatto di miseria, fatica e angoscia. In questo libro, scritto agli albori del nostro secolo, la «notte dei tempi» diventa qualcosa di tangibile: la lunga notte del Circolo Artico, questa prolungata «morte del sole», ravvivata da aurore boreali, preceduta e seguita da interminabili e meravigliosi crepuscoli. 

Nella sua minuziosa ed erudita interpretazione dei Veda e degli altri testi sacerdotali dell'India, Tilak prosegue nell'affascinante ipotesi, formulata in Orione, di una Patria ariana in prossimità del Polo Nord, discorso capitale per intendere le basi culturali dei successivi sviluppi ideologici che tanta parte hanno avuto nella storia contemporanea. Costruito con strumenti che, all'epoca, erano «allo stato dell'arte», e con sovrana padronanza dell'antica lingua sacra (il sanscrito), il testo qui presentato si dipana dalla lotta annuale di Indra per la «settuplice ruota del Sole» al mito di Persefone, dai «tre passi» di Vishnu ai «nove passi» di Thor, e dalla precessione degli equinozi alla deriva dei continenti, proponendoci un affresco vasto e coerente dei miti indoeuropei.

DAL TESTO – “Queste caratteristiche, è inutile ormai ripeterlo, sono peculiari solamente dell’alba al Polo Nord. Specialmente l’ultima o quinta si rinviene solo nelle terre presso il Polo Nord, non ovunque nella regione artica. Possiamo, dunque, concludere con sicurezza che le dee vediche dell’alba sono, in origine, polari. Ma urge dire che, mentre l’alba polare dura da 45 a 60 giorni, le Albe vediche durano solamente 30 parti di un lungo giorno. Questa differenza deve essere tenuta presente prima di accettare la conclusione che l’Alba vedica sia di carattere polare. La differenza non è grave. Abbiamo constatato che la durata delle aurore dipende dalla potenza di rifrazione e riflessioni dell’atmosfera; che varia col variare della temperatura del lungo e delle condizioni meteorologiche. Non è, comunque impossibile che la durata dell’alba al Polo, quando il clima era più mite possa essere stata più corta di quanto noi pensiamo, al presente, in cui il clima è rigido. È più probabile, però, che l’alba descritta nel Rig-Veda non sia l’alba che un osservatore, posto precisamente al Polo Nord, può osservare. Come ho fatto rilevare prima, il Polo Nord è un punto e se gli uomini vivevano presso il Polo, in quei tempi primordiali, possono esser vissuti un po’ a Sud di quel punto. Così è del tutto possibile avere un’Aurora di 30 giorni che si muove come una ruota, dopo la lunga notte artica di 4 o 5 mesi. Per questo riguarda l’astronomia, la descrizione dell’alba che si legge nella letteratura vedica non ha nulla di inverosimile. Dobbiamo anche pensare che l’Aurora vedica spesso si protraeva a lungo sull’orizzonte ed i fedeli le chiedevano di non indugiare, affinché il Sole non potesse cercarla come si cerca un nemico (V-79,9)”. 

http://www.archiviostorico.info/libr...rtica-nei-veda

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