domenica 19 luglio 2020

Nella storia, i vinti sfuggono all’attenzione

 I CATARI E LA CIVILTÀ MEDITERRANEA 9788821161100 SIMONE WEIL LIBRO RELIGIONE
 
I Catari e la civiltà mediterranea di Simone Weil, edito nel 2004 da Marietti 1820. È un volumetto da leggere con estrema attenzione, tanto bella e profonda è l’analisi che la Weil dedica alla crociata scatenata dal vescovo di Roma contro i Catari, cristiani manichei che abitavano nel Sud della Francia , ma anche in Italia, dove avevano in quel di Concorezzo una delle loro più importanti comunità ecclesiastiche, prima di finire arsi vivi, in compagnia dei confratelli di Sirmione e Desenzano, nell’Arena di Verona.
I due scritti di Simone Weil sono accompagnati da una Nota di Gian Luca Potestà e da questa estraggo alcuni brani:
"Nella storia, i vinti sfuggono all’attenzione. La storia è sede di un conflitto darwiniano anche più spietato di quello che governa la vita animale e vegetale. I vinti spariscono. Non sono." (p. 77)
"Di fronte al massacro [lo sterminio degli abitanti di Béziers], gli stessi crociati dovettero esitare, se dice il vero il cronista Cesario di Heisterbach riportando la scarna indicazione dell’abate cistercense Arnaldo Amalrico, guida spirituale delle operazioni: «Uccideteli tutti. Dio riconoscerà i suoi». (pp. 82-83)
"Cartagine, Troia: due storie che dimostrerebbero la profonda differenza fra lo spirito dei Romani e quello dei Greci: da un lato la pax romana come ideologia intimamente sopraffattrice, che del vinto vuole cancellare ogni residuo e ogni traccia; dall’altro una campagna vittoriosa che non consegna i vinti dall’oblio, ma ne celebra il ricordo ". (p. 84)
"Romani ed Ebrei sono stati ammirati, letti, imitati negli atti e nelle parole, citati tutte le volte che c’era da giustificare un crimine durante venti secoli di cristianesimo."(p. 86)
Per Simone Weil la Chiesa è venuta assumendo nel corso della sua storia le fattezze, quasi apocalittiche, di un «grosso animale totalitario». Un punto molto importante e delicato riguarda il nesso religione/forza/guerra. A questo proposito le sue parole danno ancora a pensare, anche ben oltre il momento in cui le scrisse. Per lei, passa infine di qui la differenza fondamentale che oppone il testo della Bhagavadgītā a quello della Leggenda di Giovanna d’Arco: «Differenza capitale: egli fa la guerra sebbene ispirato da Dio, ella fa la guerra perché ispirata da Dio». (pp. 92-93)

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