Il Capo delle Colonne traboccava di luce, la base percossa dal fragoroso assalto delle onde… un volo di gru, disegnando nell’azzurro il suo triangolo cabalistico, attraversò il cielo sopra la mia testa… ma era soprattutto la possibilità eccezionale di vederlo sopraggiungere al momento opportuno per animare il paesaggio crotronese e richiamarvi le gru di Pitagora. Del resto io ho sempre avuto una singolare fortuna in questi incontri di animali che costituiscono un vivente commento delle tradizioni classiche. Non parlo tanto delle piccole civette dell’Acropoli di Atene: nessun viaggiatore vi è salito senza notarle. Ho visto i grandi avvoltoi fulvi sacri alla dea Maut appollaiati a stormi sulle rovine del suo tempio a Karnak in Egitto, la tortorella del Libano sui cedri dell’Eden, e l’aquila di Zeus planare sopra le tre colonne ancora in piedi del tempio di Nemea. Ho udito il cuculo cantare in primavera nella macchia accanto all’Heraion di Argo, dove Zeus prese le sembianze di quest’uccello per sedurre la sorella Hera e farne la sua sposa. A Epidauro ho fatto fuggire nei cespugli la famosa biscia di Asclepio; ho assistito ad un passaggio di tonni sulla costa dove fu Cizico. Ho incontrato una grande tartaruga marina proprio accanto ad Egina…
(Francois Lenormant da ” Melfi e Venosa “ 1883)
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