Riguardo la tecnica dei dervisci rotanti, scrive Vâlsan:
«[...] bisogna distinguere due fasi: una è quella della rotazione attorno ad un asse esterno a sé, mentre l’altra, che le fa seguito, è quella della rotazione attorno a se stessi. La prima insomma corrisponde ai giri rituali intorno ad un centro di pellegrinaggio [...]. Nella seconda fase, si gira su se stessi, cioè intorno ad un asse interiore che si identifica d’altronde con l’Asse del Mondo. Questo asse non è che la proiezione verticale del Sé Universale nell’essere individuale, e il movimento rotatorio intorno ad esso equivale a un avvicinarsi a Sé e ad un assumere coscienza di Sé in modo sempre più effettivo. Alla sosta che sopraggiunge e che appare come una specie di passaggio al limite di questo movimento accelerato dovrebbe corrispondere, nell’ordine intuitivo, un’illuminazione [...]; se vi è allora nel «ruotante» una perdita totale di coscienza, c’è estinzione» (Michel Vâlsan; Sufismo ed Esicasmo. Esoterismo islamico ed esoterismo cristiano, pp. 188-189).
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