"...è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre." (Gv4,21)
5 giorni fa, i Samaritani si sono riuniti x pregare sul monte Gerizim celebrando Shavuot all'alba. Questa festa segna il dono della Torah sul Monte Sinai 7settimane dopo l'esodo.
I samaritani erano e sono ancora i membri di una comunità ebraica in Terrasanta, attualmente ridotta a qualche migliaio di individui. L'omonima città e regione (Samaria, oggi Nablus in Cisgiordania) prende il nome da loro.
Da un punto di vista strettamente storico, i samaritani sono i discendenti di quanti, fra le popolazioni ebraiche delle tribù del regno settentrionale di Israele, rimasero sul posto al momento della deportazione delle élites urbane esiliate dagli Assiri ..
Questa popolazione di “rimasti”, si fuse nel corso dei secoli con una parte delle popolazioni pagane a loro volta deportate in Israele.
Tuttavia, secondo quanto afferma la Bibbia, per la quale solo i discendenti delle tribù del Regno di Giuda erano i “veri” e “puri” ebrei dopo l'esilio babilonese, i samaritani erano i discendenti unicamente degli stranieri pagani deportati in Israele nel 721 a.C. per sostituire le popolazioni ebraiche totalmente deportate.
La visione biblica contrasta, però con la persistenza nei territori dell'ex regno di Israele, anche durante il periodo dell’esilio, sia della cultura materiale esistente prima della conquista degli Assiri . sia soprattutto del culto del Dio ebraico, peraltro considerato “illegittimo” dai compilatori dei libri biblici post-esilio.
Nella realtà storica, gli ebrei di Samaria non si convertirono al paganesimo né si abbandonarono ad una mescolanza di dottrine religiose, secondo l'accusa rivolta loro da alcuni ebrei. Essi si preoccuparono di preservare il culto di Dio, fino ad arrivare a costruire un loro tempio, separato da quello di Gerusalemme, sul Monte Garizim, officiato da sacerdoti di diretta discendenza da Aronne.
Tuttavia la Bibbia stessa ammette che le “genti del paese”, cioè i discendenti di coloro che non erano stati mandati in esilio e che si erano mescolati con i popoli deportati in Israele, offrirono la loro collaborazione per costruire assieme il tempio ed officiarlo assieme. Solo quando i “ritornati” resero chiaro che non intendevano mescolarsi con le “genti del paese” ,costoro assunsero un atteggiamento ostile, appellandosi ai persiani perché fermassero la costruzione del tempio ed anche la fortificazione militare di Gerusalemme, correttamente letta come un'intenzione di dominio sulla regione circostante.
Se dunque i libri della Bibbia, scritti dopo l'esilio, presentano la decisione di separare la comunità giudaica dei “ritornati” da quella delle “genti del paese” come una decisione chiara, netta, presa senza tentennamenti, la documentazione storica mostra che essa fu la conclusione finale di un lungo scontro politico che per un lungo periodo iniziale sembrò far prevalere il partito della fusione fra i “rimasti” e i “ritornati”.
Oggi una piccola comunità di un migliaio di samaritani, di lingua araba, ancora guidata da una gerarchia sacerdotale, sacrifica l'agnello pasquale sul monte Garizim, luogo santo samaritano da oltre due millenni, vicino Nablus. I samaritani possiedono una loro versione del Pentateuco, che interpretano letteralmente e anche se non considerano i profeti e gli agiografi come testi sacri, credono nel messia e nella resurrezione. Buona parte delle discordanze fra la versione samaritana del Pentateuco e quella giudaica mira peraltro a stabilire sul monte Garizim, anziché sul monte del tempio di Gerusalemme, il vero luogo del culto di Dio. Come altri settari posteriori, quali i sadducei, anche i samaritani possiedono un loro calendario....
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