giovedì 5 dicembre 2019

Le ricchezze vaticane

La Città del Vaticano è il più piccolo stato del
mondo si estende su 44 ettari di terreno. Ha 911 residenti di cui 532 cittadini. Non produce beni e la sua economia (con i suoi profitti) si basa sugli investimenti, mobili e immobili, sul patrimonio esistente, le rendite e sulle rimesse delle diocesi sparse nel mondo; sono 4.649 riunite in 110 Conferenze Episcopali.
Si tratta di una monarchia assoluta elettiva (ma ovviamente di diritto divino). Ha un’organizzazione piramidale e non democratica, a cui fa capo il Papa. La Santa Sede amministra i suoi beni e le sue società in tutto il mondo. I suoi beni immobili (beni ecclesiastici) situati in altri stati godono in numerose nazioni, tra le quali l’Italia, di regimiprivilegiati ed in alcuni casi di extraterritorialità che consentono l’esonero da imposizione di tasse.
Per questi regimi speciali, che valgono anche in temi di commerci, di contratti e di donazioni nonché per l’opacità della sua finanza, Città del Vaticano è stata annoverata dal London Daily Telegrapf
nella top ten dei paradisi fiscali off shore. Il motivo fondamentale per cui è considerato un paradiso fiscale è che la
banca vaticana non è sottoposta alle leggi internazionali sul controllo delle entità finanziarie e delle correlate raccomandazioni di organismi internazionali come l’OECD (OCSE). Di fatto, l’ Istituto per le Opere di Religione (IOR) non è una banca con accesso diretto al sistema finanziario internazionale, ma si appoggia ad altre entità. Ciò
permette una flessibilità e discrezione che costituisce di fatto il
Vaticano come il paradiso fiscale per eccellenza. Lo IOR non ha nessun ufficio o sportello ed è l’unica banca a non avere uffici aperti al pubblico.
Negli ambienti vaticani circolava la voce che quando Giovanni Paolo II dopo lo scandalo del Banco Ambrosiano richiese la lista dei correntisti dello I.O.R. ,ebbe come risposta dal consiglio dei cardinali la frase “spiacenti santità, ma la riservatezza dei clienti è sacra”.
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