La prima testimonianza sui bogomili risale alla fine del X secolo,
quando un tale Cosma, convenzionalmente detto Presbitero, descrisse una
nuova eresia che si stava diffondendo ai suoi tempi in Bulgaria,
introdotta da un prete chiamato "Bogomil" . Gli adepti (che da lui
prendevano il nome di bogomili) ritenevano che Dio avesse due figli: il
maggiore era Cristo e il minore il diavolo, che aveva creato l'universo
sensibile imprigionandovi le anime degli uomini. Questa credenza è stata
accostata allo zurvanismo, una corrente dello zoroastrismo per la quale
il dio supremo, Zurvan, aveva come figli Ahura Mazda, il dio del bene, e
Ahriman, il dio del male. I Bulgari potrebbero essere entrati in
contatto con simili credenze durante la loro permanenza nelle steppe
russe, che li esponeva a un contatto con la Persia sassanide. Il nostro
mondo, dunque, in realtà era il regno del demonio: pertanto, tutto ciò
che era connesso alla materia andava completamente evitato, se si voleva
affrancarsi dal dominio di Satana. I bogomili dunque non accettavano né
il Vecchio Testamento né l'autorità ecclesiasti, e praticavano uno
stile di vita particolarmente ascetico. Soprattutto nel periodo
successivo, questo fece sì che talora risultasse molto difficile
distinguerli da normali monaci ortodossi di tendenze assai austere:
forse è il caso anche dei vescovi Leonzio e Clemente.
Tra la fine del X secolo e gli inizi dell'XI la Bulgaria e Bisanzio furono contrapposte da una serie di scontri notevolmente cruenti finché nel 1018 l'imperatore Basilio II riuscì finalmente ad annettere lo Stato rivale. L'eresia bogomila, che aveva prosperato nel clima di grande incertezza che regnava in patria, a questo punto incominciò a espandersi anche nello stesso territorio bizantino. Già intorno al 1045 si parlava, con tono molto allarmato, della diffusione degli eretici nell'Asia Minore nordoccidentale e anche nella stessa capitale bizantina; però fu solo sotto Cosma I, patriarca di Costantinopoli dal 1075 al 1081, che le autorità cominciarono a lanciare pubblici anatemi contro i nuovi eretici. In particolare Cosma, scrivendo al metropolita di Larissa in Tessaglia, notò come i bogomili, oltre a ritenere che il mondo materiale fosse una creazione di Satana, attribuissero a quest'ultimo i tuoni, la grandine e altri rovinosi fenomeni atmosferici: un indizio, secondo alcuni, della diffusione di simili credenze in ambito contadino.
Gli strali del patriarca rimasero però inascoltati per una ventina di anni, fino a quando nel 1098 circa, l'imperatore Alessio I Comneno, allarmato dalla crescente diffusione del fenomeno, attirò con l'inganno a palazzo il capo dei bogomili di Costantinopoli, Basilio, che si spacciava per un devoto monaco ortodosso. Basilio, dotato di agganci anche tra le famiglie altolocate, credette che l'imperatore fosse ansioso di ricevere da lui insegnamenti teologici, e, lusingato, gli espose per filo e per segno le credenze dualistiche della setta. Lo attendeva un'amara sorpresa: dietro un tendaggio della sala era nascosto un notaio che aveva stenografato tutto. L'eretico era caduto in trappola e venne immediatamente processato, per essere ben presto seguito dai suoi compagni. Di questo caso si interessò molto l'eresiologo di corte, Eutimio Zigabeno, che poté attingere agli atti dei processi per arricchire, qualche anno dopo, la sua monumentale enciclopedia delle eresie, la Panoplia dogmatica: proprio uno stralcio di quest'opera, un'autentica miniera di informazioni sul bogomilismo, si rivela di particolare interesse.
Tra la fine del X secolo e gli inizi dell'XI la Bulgaria e Bisanzio furono contrapposte da una serie di scontri notevolmente cruenti finché nel 1018 l'imperatore Basilio II riuscì finalmente ad annettere lo Stato rivale. L'eresia bogomila, che aveva prosperato nel clima di grande incertezza che regnava in patria, a questo punto incominciò a espandersi anche nello stesso territorio bizantino. Già intorno al 1045 si parlava, con tono molto allarmato, della diffusione degli eretici nell'Asia Minore nordoccidentale e anche nella stessa capitale bizantina; però fu solo sotto Cosma I, patriarca di Costantinopoli dal 1075 al 1081, che le autorità cominciarono a lanciare pubblici anatemi contro i nuovi eretici. In particolare Cosma, scrivendo al metropolita di Larissa in Tessaglia, notò come i bogomili, oltre a ritenere che il mondo materiale fosse una creazione di Satana, attribuissero a quest'ultimo i tuoni, la grandine e altri rovinosi fenomeni atmosferici: un indizio, secondo alcuni, della diffusione di simili credenze in ambito contadino.
Gli strali del patriarca rimasero però inascoltati per una ventina di anni, fino a quando nel 1098 circa, l'imperatore Alessio I Comneno, allarmato dalla crescente diffusione del fenomeno, attirò con l'inganno a palazzo il capo dei bogomili di Costantinopoli, Basilio, che si spacciava per un devoto monaco ortodosso. Basilio, dotato di agganci anche tra le famiglie altolocate, credette che l'imperatore fosse ansioso di ricevere da lui insegnamenti teologici, e, lusingato, gli espose per filo e per segno le credenze dualistiche della setta. Lo attendeva un'amara sorpresa: dietro un tendaggio della sala era nascosto un notaio che aveva stenografato tutto. L'eretico era caduto in trappola e venne immediatamente processato, per essere ben presto seguito dai suoi compagni. Di questo caso si interessò molto l'eresiologo di corte, Eutimio Zigabeno, che poté attingere agli atti dei processi per arricchire, qualche anno dopo, la sua monumentale enciclopedia delle eresie, la Panoplia dogmatica: proprio uno stralcio di quest'opera, un'autentica miniera di informazioni sul bogomilismo, si rivela di particolare interesse.
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