domenica 15 gennaio 2017

L’enigmatico sito di Poggio Rota, una Stonehenge Italiana




 Poggio Rota

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Fig.1 - I megaliti di Poggio Rota

Questo incredibile sito archeologico è stato segnalato allo scrivente dal ricercatore Daniele Carrucoli.
Poggio Rota è il nome, ereditato dal luogo in cui è situato, di un complesso di megaliti ricavati dall’intaglio di un precedente blocco tufaceo.
Il sito è ubicato nella bassa Toscana, presso il paese di Pitigliano in un’ ansa del fiume Fiora, un corso d’acqua che nasce dal vicino Monte Amiata.
Scoperto nel 2004 dal ricercatore Giovanni Feo, il complesso megalitico è stato oggetto di numerosi studi promossi privatamente dall’Associazione Culturale locale “Tages”.
Gli studi  hanno dimostrato, oltre all’artificialità del sito testimoniata dalla relazione del geologo Alfonso Giusti, la sua valenza archeoastronomica come testimoniato dalle indagini effettuate da Adriano Gaspani, Antoine Mari Ottavi, François Radureau e Enrico Calzolari.
Gli studi condotti sul sito, ai quali ha partecipato anche l’archeologa e docente Nuccia Negroni Catacchio (Università di Milano) ipotizzano che i megaliti di Poggio Rota furono realizzati verso la metà del terzo millennio a.C. dalla facies culturale di Rinaldone (4000-2000 a.C).
Riguardo questa cultura sinteticamente occorre dire che il nome deriva dalla scoperta di tombe a grotticella artificiale scavate nella roccia, dette a “forno” avvenuta nel 1903, nel sito denominato “Rinaldone”, nei pressi di Montefiascone (VT). Nel 1938 Minto , notando la somiglianza delle architetture tombali e dei corredi con le tombe che gli erano state segnalate nella Toscana meridionale, in particolare nelle necropoli di Botro del Pelagone (Manciano), Corano (Pitigliano), Poggio Formica (Pitigliano), individuò per primo in esse uno specifico aspetto culturale dell’Italia Centrale, disitinguibile da quello della restante penisola. Fu poi Pia Laviosa Zambotti nel 1939 a parlare per la prima volta di cultura di Rinaldone, distinta da quella tipica dell’Italia Settentrionale, che chiamò di “Remedello”.

ANTICO OSSERVATORIO ASTRONOMICO
Secondo gli esperti il complesso di Poggio Rota, venne realizzato per l’osservazione degli astri e del Sole.
I dieci megaliti, furono realizzato con il taglio, dall’alto verso il basso, di un poggio di roccia vulcanica; separati da stretti passaggi a corridoio, i raggi solari potevano quindi passare e indicare l’intero moto del Sole dal solstizio estivo a quello di inverno.
Durante il solstizio estivo il Sole al tramonto si “poggia” sul monolite centrale del complesso per poi andare a “posarsi” su un avvallamento offerto dalla skyline.





Durante l’equinozio autunnale invece, grazie a delle “stondature” alla base di alcuni dei monoliti, è stato possibile osservare “l’annuncio” del tramonto del Sole circa un’ ora prima grazie a dei fasci di luce che si sono venuti a creare sul terreno.




Al solstizio invernale in una vasca presente nel sito è stato possibile osservarvi, seduti su una sorta di trono incavato in una roccia tufacea, il Sole riflesso nell’ acqua, resa scura dal fogliame che si era depositato sul fondo.




Agli inizi di febbraio invece, su un monolite denominato il “puntatore” poiché dotato di un profondo taglio sulla sua superficie superiore che “punta” ad un altro avvallamento della skyline, durante il tramonto il Sole vi “cade” precisamente dentro.
Il sig. Carrucoli scrive: All’inizio per noi risultava inspiegabile un simile orientamento, poiché dissociato dalle 4 giornate chiave dal punto di vista astronomico. Poi ci ricordammo che il 2 febbraio è il giorno della “candelora”.
La celebrazione della Canadelora, deve questo nome all’usanza di benedire le candele, il 2 febbario è stata introdotta dalla Chiesa Cattolica per celebrare la presentazione al tempio di Gesù. Questa festa è nota anche come “purificazione di Maria” dovuta all’usanza Ebraica secondo la quale una donna dopo il parto è considerata impura per un periodo di 40 giorni (dal 25 dicembre al 2 febbraio sono 40 giorni). Nell’antichità una festa del tutto simile era praticata il 14 febbraio (40 giorni dopo l’epifania) e il primo a parlarcene è Egeria ne “Itinerarium Egeriae”: “Si accendono tutte le lampade e i ceri, facendo così una luce grandissima”, sta parlando dei Lupercali, festa celebrata dai romani.
Ma le incridibili coincidenze non finiscono qui, il primo febbraio veniva celebrata una festa di enorme importanza per la tradizione celtica l’Imbolc (o Oimelc). In questa festività veniva celebrato il culmine dell’inverno che da tradizione cadeva appunto il primo giorno di Febbraio che è il punto mediano tra il solstizio d’inverno e l’equinozio di primavera.





Arriviamo infine all’equinozio primaverile. In questa occasione abbiamo individuato 2 fasci di luce, il primo del tutto simile a quello autunnale.





Al momento non si ha una datazione certa di Poggio Rota, tuttavia in base agli studi fin’ora svolti, si ritiene che il sito sia stato costruito nel 2.300 a.C.
Se così fosse, questo sito testimonierebbe che nel passato esisteva una civiltà in Italia, forse la già citata culura di Rinaldone, con rilevanti conoscenze astronomiche
Il sito, già segnalato alla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, necessita in primo luogo la messa in sicurezza dei megaliti (molto deteriorati) e uno scavo stratigrafico, necessario per avere ulteriori dati.                                                                       
Niccolò BiscontiDaniele Carrucoli - 23 ottobre 2012

Per riferimenti consultare direttamente il sito Tages


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