l'abbeverazione dei morti a mezzo di tubi da libagione applicati al sarcofago o alla tomba, e le celebrazioni nei sepolcri( spesso comodamente forniti di stufa,cisterna d'acqua e giacigli)erano praticate anche dai romani cristianizzati; i quali,deposti sulla tomba pane, pappe, focacce, uova e pesce, e aspersa la medesima di vino, CELEBRAVANO ALLEGRI BANCHETTI FUNEBRI( laetitiae)in barba ai divieti di sinodi e ai moniti delle proprie guide spirituali.
Anche certi sarcofagi cristiani hanno aperture da libagione; e, nelle catacombe, venivano collocate presso le tombe delle fiasche destinate ad accogliere le bevande dei morti.
eusebio nelle storie ecclesiastiche dice che gli gnostici( corrente filosofica da cui il cristianesimo trasse i loro saperi a piene mani) mangiavano anche carne sacrificale pagana..
e agostino, facendo espresso riferimento ai latini veteres, dimostra alla fine dell'antichità romana l'identità tra vittima e sacerdote nella figura di cristo(ricordiamoci la tematica del rex sacrorum): e a riprova adopera, ex novo, la lingua sacrificale romana: consecratio, immolatio, offerre, rite, sacerdos,sacrificium, sine vitio, votum.
Per agostino, tutti i sacrifici precedenti( anticipatori, come quelli ebraici, o diabolicamente mistificatori, come i romani)sono superati dal nuovo, vero e definitivo.... fine prima parte.... la fonte è il volume princeps urbium della collana antica madre del credito italiano e curata da giovanni pugliese carratelli...
Federico Lunardi
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