E’ una delle città perdute nei boschi di Maremma. Conserva tracce di
una continua occupazione, dall’età del rame fino al XV secolo quando
venne definitivamente abbandonata.
In posizione strategica, alla convergenza di tre fiumi , Morranaccio si estese da un primo poggio, dove è oggi il castello, fino a tutte le valli e le alture confinanti. L’abbandono e il degrado stanno devastando monumenti e rovine. Il sito probabilmente è destinato a scomparire.
Il castello di origini aldobrandesche, passò al comune di Orvieto e infine alla Repubblica di Siena. Restano mura e numerosi pozzi per la conservazione di derrate. In un grande pozzo si vedono dei singolari graffiti che ricordano analoghe incisioni tracciate da cavalieri templari nelle prigioni dove furono rinchiusi . Sul dirupo sono situate diverse tombe etrusche scavate nella roccia. In alcune grotte si riconoscono i segni di un riutilizzo avvenuto nel medioevo. Resti di fusione ritrovati sul greto del fiume provano dell’esistenza di una locale attività metallurgica.
Le vie cave sono state individuate una decina. Alcune del tutto invase dalla vegetazione, altre con andamento “a meandro”. Sono tutte situate sulla sponda sinistra del fiume Nova.
Le dodici nicchie ..Sotto al poggio dove sorge il castello, dall’altra parte del fiume, una parete di tufo, in parte crollata, presenta gli ingressi di cinque grotte artificiali e contigue. In ciascuna erano state ricavate dodici nicchie, eccetto la prima che ha una sola grande nicchia parietale. Sopra ciascuna nicchia è chiaramente leggibile un numero etrusco incisovi. Si pensa che vi venisse officiato il culto delle dodici principali divinità del pantheon etrusco (“dii consentes”). Locali analoghi sono stati individuati in altre sette località etrusche, tra Lazio e Toscana.
Il tumulo labirintico ..E’ un grande masso di tufo, lavorato a forma di tumulo. Nel suo interno vennero scavati degli stretti cunicoli. La sua funzione è del tutto ignota.
In posizione strategica, alla convergenza di tre fiumi , Morranaccio si estese da un primo poggio, dove è oggi il castello, fino a tutte le valli e le alture confinanti. L’abbandono e il degrado stanno devastando monumenti e rovine. Il sito probabilmente è destinato a scomparire.
Il castello di origini aldobrandesche, passò al comune di Orvieto e infine alla Repubblica di Siena. Restano mura e numerosi pozzi per la conservazione di derrate. In un grande pozzo si vedono dei singolari graffiti che ricordano analoghe incisioni tracciate da cavalieri templari nelle prigioni dove furono rinchiusi . Sul dirupo sono situate diverse tombe etrusche scavate nella roccia. In alcune grotte si riconoscono i segni di un riutilizzo avvenuto nel medioevo. Resti di fusione ritrovati sul greto del fiume provano dell’esistenza di una locale attività metallurgica.
Le vie cave sono state individuate una decina. Alcune del tutto invase dalla vegetazione, altre con andamento “a meandro”. Sono tutte situate sulla sponda sinistra del fiume Nova.
Le dodici nicchie ..Sotto al poggio dove sorge il castello, dall’altra parte del fiume, una parete di tufo, in parte crollata, presenta gli ingressi di cinque grotte artificiali e contigue. In ciascuna erano state ricavate dodici nicchie, eccetto la prima che ha una sola grande nicchia parietale. Sopra ciascuna nicchia è chiaramente leggibile un numero etrusco incisovi. Si pensa che vi venisse officiato il culto delle dodici principali divinità del pantheon etrusco (“dii consentes”). Locali analoghi sono stati individuati in altre sette località etrusche, tra Lazio e Toscana.
Il tumulo labirintico ..E’ un grande masso di tufo, lavorato a forma di tumulo. Nel suo interno vennero scavati degli stretti cunicoli. La sua funzione è del tutto ignota.
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