Mi sono spesso interrogato se davvero e cosa Costantino avesse fatto dipingere sugli scudi dei suoi legionari alla vigilia della battaglia di Ponte Milvio.
Che egli possa aver fatto dipingere un simbolo cristiano, mi è sembrato sempre una gran forzatura, considerando che le province sotto il suo controllo, e dalle quali provenivano i suoi soldati, erano tutt'altro che fortemente cristianizzate. Per non parlare poi degli ampi contingenti di barbari arruolati fra le popolazioni del Reno da lui sottomesse, che poco o nulla sapevano al tempo di questo culto proveniente dall'oriente.
Gli storici non ideologizzati ormai quasi unanimemente concordano sul fatto che il sogno, la visione ("in hoc signo vinces") e persino la profezia ricevuta presso il tempio Apollo a Grand, che gli annunciava 30 anni di regno, e che viene descritta nel Panegirico di "anonimo" del 310 d.C., siano in realtà tutte invenzioni letterarie successive per costruire il mito del Vincitore.
Inoltre utilizzare un simbolo cristiano proprio contro Massenzio, che dei cristiani era stato un benefattore, ponendo fine alle persecuzioni già nel 306 con largo anticipo rispetto all'Editto di Galerio del 311, che aveva restituito i beni sequestrati, che aveva concesso persino la costruzione di luoghi di culto fuori della cinta di mura della città, che aveva posto fine alla guerra fratricida in seno alla comunità cristiana di Roma fra i lapsi che avevano commesso apostasia per salvarsi la vita e coloro che invece avevano resistito ma erano stati perseguitati, poteva rivelarsi un grosso boomerang.
Eppure l'utilizzo di un simbolo, di un richiamo mistico-religioso, per sollecitare le truppe alla battaglia, per invogliarle alla lotta ed esaltare il loro spirito guerresco, sembra un'esigenza reale se si guarda ai due tentativi di invasione di Roma da parte di Severo e Galerio, le cui truppe si rifiutarono di attaccare l'Urbe passando in buona parte a rinfoltire i ranghi di Massenzio.
Per la religiosità dell'epoca, attaccare la Città degli Dei, la Città Sacra del Paganesimo, poteva non essere esattamente una cosa scontata.
Attraverso la sua monetazione imperiale, sappiamo che almeno fino al 326 Costantino si dichiarerà un seguace del culto solare. Il simbolo del culto solare, è il cosiddetto Chi-Iota, non molto dissimile dal famosissimo Chi-Rho simbolo cristiano. Questo Chi-Iota, o stella a sei punte (una simbologia associabile al fiore della vita o fiore a sei petali, altro simbolo benaugurante presente nella cultura romana da secoli), era un simbolo solare e mitraico, presente anche nelle monetazioni massenziane, poiché il culto del Sol Invictus era diventato, dal 275 d.C. con Aureliano, la religione ufficiale dello Stato romano e perfettamente integrato con la religione tradizionale degli antichi del Cultus Deorum.
Io ritengo che sia appunto questo il simbolo che Costantino avrebbe fatto dipingere sugli scudi dei suoi soldati, rivendicando il fatto che se Roma era protetta dagli Antichi Dei, egli era protetto dal Sole in persona, da cui tutti gli dei discendevano quali emanazioni dirette, in linea con la filosofia neoplatonica in voga in quel tempo.
Più che di monoteismo solare, si parla infatti di monolatria solare, che accetta cioè la presenza e l'esistenza di molti dei, ma che li riconduce ad un unico culto e un unica divinità superiore dalla quale tutti essi derivano.
Fra l'altro questo simbolo risulterebbe anche molto molto simile a quello della ruota a cinque raggi di Iuppiter Taranis, una delle divinità di origine celtica più rispettate e venerate, pertanto ben nota alle legioni galliche di Costantino, e probabilmente molto più strumentale che non il simbolo cristiano a rinsaldare i loro animi per la battaglia.
Successivamente, in epoca teodosiana, il simbolo solare dello Chi-Iota campeggia accanto alla Croce quale simbolo della nuova religione ufficiale dell'Impero, che ormai ha completamente sovrascritto e inglobato il culto solare, assumendone diverse caratteristiche e attributi.
Se vi siete sempre domandati per quale motivo la nostra Domenica, ovvero il Giorno del Signore (Dominus), venga chiamata il Giorno del Sole nelle culture anglosassoni, questo è il motivo.
Gli storici non ideologizzati ormai quasi unanimemente concordano sul fatto che il sogno, la visione ("in hoc signo vinces") e persino la profezia ricevuta presso il tempio Apollo a Grand, che gli annunciava 30 anni di regno, e che viene descritta nel Panegirico di "anonimo" del 310 d.C., siano in realtà tutte invenzioni letterarie successive per costruire il mito del Vincitore.
Inoltre utilizzare un simbolo cristiano proprio contro Massenzio, che dei cristiani era stato un benefattore, ponendo fine alle persecuzioni già nel 306 con largo anticipo rispetto all'Editto di Galerio del 311, che aveva restituito i beni sequestrati, che aveva concesso persino la costruzione di luoghi di culto fuori della cinta di mura della città, che aveva posto fine alla guerra fratricida in seno alla comunità cristiana di Roma fra i lapsi che avevano commesso apostasia per salvarsi la vita e coloro che invece avevano resistito ma erano stati perseguitati, poteva rivelarsi un grosso boomerang.
Eppure l'utilizzo di un simbolo, di un richiamo mistico-religioso, per sollecitare le truppe alla battaglia, per invogliarle alla lotta ed esaltare il loro spirito guerresco, sembra un'esigenza reale se si guarda ai due tentativi di invasione di Roma da parte di Severo e Galerio, le cui truppe si rifiutarono di attaccare l'Urbe passando in buona parte a rinfoltire i ranghi di Massenzio.
Per la religiosità dell'epoca, attaccare la Città degli Dei, la Città Sacra del Paganesimo, poteva non essere esattamente una cosa scontata.
Attraverso la sua monetazione imperiale, sappiamo che almeno fino al 326 Costantino si dichiarerà un seguace del culto solare. Il simbolo del culto solare, è il cosiddetto Chi-Iota, non molto dissimile dal famosissimo Chi-Rho simbolo cristiano. Questo Chi-Iota, o stella a sei punte (una simbologia associabile al fiore della vita o fiore a sei petali, altro simbolo benaugurante presente nella cultura romana da secoli), era un simbolo solare e mitraico, presente anche nelle monetazioni massenziane, poiché il culto del Sol Invictus era diventato, dal 275 d.C. con Aureliano, la religione ufficiale dello Stato romano e perfettamente integrato con la religione tradizionale degli antichi del Cultus Deorum.
Io ritengo che sia appunto questo il simbolo che Costantino avrebbe fatto dipingere sugli scudi dei suoi soldati, rivendicando il fatto che se Roma era protetta dagli Antichi Dei, egli era protetto dal Sole in persona, da cui tutti gli dei discendevano quali emanazioni dirette, in linea con la filosofia neoplatonica in voga in quel tempo.
Più che di monoteismo solare, si parla infatti di monolatria solare, che accetta cioè la presenza e l'esistenza di molti dei, ma che li riconduce ad un unico culto e un unica divinità superiore dalla quale tutti essi derivano.
Fra l'altro questo simbolo risulterebbe anche molto molto simile a quello della ruota a cinque raggi di Iuppiter Taranis, una delle divinità di origine celtica più rispettate e venerate, pertanto ben nota alle legioni galliche di Costantino, e probabilmente molto più strumentale che non il simbolo cristiano a rinsaldare i loro animi per la battaglia.
Successivamente, in epoca teodosiana, il simbolo solare dello Chi-Iota campeggia accanto alla Croce quale simbolo della nuova religione ufficiale dell'Impero, che ormai ha completamente sovrascritto e inglobato il culto solare, assumendone diverse caratteristiche e attributi.
Se vi siete sempre domandati per quale motivo la nostra Domenica, ovvero il Giorno del Signore (Dominus), venga chiamata il Giorno del Sole nelle culture anglosassoni, questo è il motivo.
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