L’Iseo ed il Serapeo di Verona Tratto dal libro -Nascita di una città
tra architettura, mistica e metafisica- di L.Pellini e D. Polinari
edizioni Vitanova Verona 2012.
Per descrivere il possibile Iseo-Serapeo di Verona è necessario aprire
una parentesi e spostarsi dall’ansa del fiume verso sud, oltre il mare,
fino all’Egitto, l’antico Egitto.
Anche se archeologicamente non rimangono molte informazioni, è possibile
costruire un ambizioso parallelismo tra Verona e la città di
Alessandria d’Egitto, città che sotto la dinastia dei Tolomei divenne il
polo commerciale, economico, culturale e teologico dell’intero
Mediterraneo.
La dinastia tolemaica, assieme all’indipendenza dell’Egitto, si concluse
con il suicidio più famoso della storia: quello di Cleopatra morsa da
un aspide.
Il luogo dove Alessandro Magno fondò la famosa capitale era in origine
un villaggio di pescatori dominato da una collina di nome Rachotis, una
collina sacra che doveva fungere anche da fortificazione in caso di
pericolo. Poco discosta dalla costa vi era una piccola isola chiamata
Pharos.
Il luogo è citato anche nell’ Odissea di Omero :
“C’è un’isola tra i flutti del mare che chiamano Faro, situato sulla
costa dell’Egitto. Ha un porto con un buon ancoraggio e da lì [gli
Argonauti] presero il mare dopo aver caricato l’acqua”.
Alessandria d’Egitto fu fondata da Alessandro Magno poco prima della sua
prematura scomparsa nel 323 a.C. Il mitico condottiero scelse
personalmente il luogo dopo aver interpellato diversi oracoli e,
avvalendosi dei sacerdoti preposti alle fondazioni delle città, ne segnò
poi confini.
La città avrebbe avuto, fin da subito, un sistema di vie ortogonali tra
loro, la stessa tecnica con cui i romani concepirono la nuova Verona
dentro l’ansa dell’Adige.
Per darei un’idea di quanto Alessandro fu coinvolto nel fondare una
città, che doveva rappresentare la capitale dell’immenso impero che
stava unificando, così scriveva lo storico greco Arriano :
“...fu colto da un forte desiderio di realizzare il suo progetto, e
mentre tracciava la pianta della città stabilì il luogo in cui vi
sarebbe stata l’Agorà, il numero dei santuari e a quali divinità
[sarebbero stati dedicati]: agli dèi greci ma anche a Iside, dea
dell’Egitto…”
L’agorà era la piazza delle pubbliche assemblee che decidevano la
politica delle città greche; nel caso di Alessandria era posizionata nel
punto di intersezione delle due arterie principali, paragonabili al
cardo e al decumano massimo delle città romane. Il possibile cardo era
noto come il Soma, mentre il decumano era conosciuto come via Canopo.
All’incrocio di queste due vie, secondo la maggior parte dei resoconti,
doveva essere innalzato un piccolo mausoleo in stile dorico per il
sarcofago d’oro di Alessandro .
Anche a Verona, come in gran parte delle città romane, abbiamo una
situazione analoga: il foro, come l’agorà, costituisce il cuore della
città. Anche se non ne è rimasta traccia, all’intersezione delle due vie
principali, il cardo ed il decumano massimo, poteva essere posto
l’Umbilicus , oppure ancora un Tetrapilo , una costruzione a quattro
colonne o pilastri vagamente simile all’edicola oggi visibile in piazza
Erbe.
La città di Alessandria fu posta sotto la stella sacra all’Egitto:
Sirio. La levata eliaca dell’astro coincideva con l’inizio delle piene
del Nilo ed era stata assunta come inizio del calendario egizio. Sacra a
Iside, Sirio era il luminoso punto di riferimento anche per i faraoni
morti, che vedevano in quella direzione il luogo preposto
all’immortalità. Molti templi erano dunque orientati verso tale stella.
La sua levata eliaca coincide inoltre con la nascita di Alessandro,
datata il 20-21 luglio del calendario giuliano .
All’interno delle mura delle città furono presto costruite la famosa
biblioteca, un ginnasio e, come a Verona, un teatro; inoltre l’isola di
Pharos fu collegata artificialmente alla terra ferma ed ivi fu innalzato
il famoso faro, una torre di segnalazione per i naviganti alta oltre
cento metri. Da allora questo tipo di costruzione ha preso il nome di
faro . Alessandro, dopo aver partecipato attivamente alla progettazione
della città, ordinò anche la costruzione di un grande Serapeo, un luogo
dedicato al culto di XXXXXXXX
La città fu anche il centro del culto di Iside che in età ellenistica
ebbe una diffusione enorme e finì per contagiare anche l’Impero Romano.
Non solo a lei era consacrato il famoso faro, una delle sette meraviglie
del mondo antico, ma lei stessa, la dea nera e formosa, era detta "alto
Faro di Alessandria". Era la Luce che di notte guidava i naviganti, la
loro preziosa guida.
Molte monete romane presentano Giano bifronte su un verso e una nave
sull’altro. Come Iside, dunque, Giano è legato alla navigazione e
insegna l’arte di andare per mare agli uomini .
Monika Verzàr-Bass, nel suo studio “Il culto di Iside a Verona e ad
Aquileia”, riporta la notizia del ritrovamento, sotto il Serapeo di
Alessandria, di un’iscrizione dedicata a C. Calvisius Statianus.
Calvisio, nativo di Verona, fu prefetto d’Egitto in età traianea. Uno
stretto legame congiunge quindi Verona ad Alessandria .
Nonostante miti e le leggende, è possibile definire Iside semplicemente
come l’evoluzione della Dea Madre, della fertilità, della vita. Lo
stesso ruolo che oggi, in maniera più velata, assume per i cristiani
Maria, la madre di Gesù .
I Tolomei fusero il sacro toro egizio, Api, simbolo della potenza fisica
e riproduttiva con Osiride, dando origine a Serapide, dio
dell’oltretomba e della fertilità, sempre in bilico tra i due mondi:
quello della vita e quello della morte. La divinità è infatti dominata
dal colore della vita, il verde della vegetazione lussureggiante e da
quello della morte, il nero del mondo delle ombre .
I romani importarono le divinità egizie e le modificarono per adattarle
meglio al loro Pantheon. Serapide diventò Giove Serapide.
Ed era proprio dedicata a Giove Serapide la statua che l’erudito
veronese Scipione Maffei descrive sul Colle di San Pietro a metà del
XVIII secolo. Quel luogo veronese va considerato allora ricettacolo di
svariati culti, una collina preposta a comunicare con le divinità, un
luogo di mediazione e contatto fra terra e cielo.
La descrizione del Maffei non riuscì a chiarire il luogo preciso dove la
statua fu portata alla luce; non è possibile infatti sapere se venne
rinvenuta sopra o alle pendici del colle.
Come già accennato, però, è più probabile che l’Iseo-Serapeo di Verona
si trovasse ai piedi del Colle vicino alla riva del fiume; questo perché
tali culti prevedevano la vicinanza all’acqua per alcuni rituali. A
Palestrina, per esempio, è presente un Serapeo alla base del santuario,
vicino al fiume ; inoltre l’Iseo di Roma era collocato dove ora sorge la
chiesa di Santo Stefano al Cacco. Questo tempio era stato edificato da
Giulio Cesare in onore di Cleopatra . A Bologna e a Benevento sono
documentati altri casi di sovrapposizione del culto del protomartire
Stefano a quello di Iside-Serapide. Per analogia quindi è molto
probabile che anche l’Iseo veronese sorgesse nelle vicinanze della
chiesa di Santo Stefano.
Chi avesse la fortuna di vedere la raffinata scultura del Maffei,
esposta al Musée d’Art et d’Histoire di Ginevra, potrà constatare che,
sebbene mancante di entrambe le mani, la statua è integra; alta 1,58 m.,
sopra la testa presenta un modio, simile ad una bocca di anfora, segno
di fecondità e abbondanza, attributo specifico di Serapide. La scultura è
ornata da una corona di spighe e frutti con rosetta centrale, il
braccio sinistro sorregge una cornucopia e la gamba sinistra si appoggia
ad un omphalos, una pietra sacra.
La statua di Serafide rinvenuta a Verona, una delle più belle al mondo.
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