venerdì 15 maggio 2020

L'ISEO SERAFEO DI VERONA


L’Iseo ed il Serapeo di Verona Tratto dal libro -Nascita di una città tra architettura, mistica e metafisica- di L.Pellini e D. Polinari edizioni Vitanova Verona 2012.
Santo Stefano – Fondazione Verona Minor Hierusalem
Per descrivere il possibile Iseo-Serapeo di Verona è necessario aprire una parentesi e spostarsi dall’ansa del fiume verso sud, oltre il mare, fino all’Egitto, l’antico Egitto. Anche se archeologicamente non rimangono molte informazioni, è possibile costruire un ambizioso parallelismo tra Verona e la città di Alessandria d’Egitto, città che sotto la dinastia dei Tolomei divenne il polo commerciale, economico, culturale e teologico dell’intero Mediterraneo. La dinastia tolemaica, assieme all’indipendenza dell’Egitto, si concluse con il suicidio più famoso della storia: quello di Cleopatra morsa da un aspide. Il luogo dove Alessandro Magno fondò la famosa capitale era in origine un villaggio di pescatori dominato da una collina di nome Rachotis, una collina sacra che doveva fungere anche da fortificazione in caso di pericolo. Poco discosta dalla costa vi era una piccola isola chiamata Pharos. Il luogo è citato anche nell’ Odissea di Omero : “C’è un’isola tra i flutti del mare che chiamano Faro, situato sulla costa dell’Egitto. Ha un porto con un buon ancoraggio e da lì [gli Argonauti] presero il mare dopo aver caricato l’acqua”. Alessandria d’Egitto fu fondata da Alessandro Magno poco prima della sua prematura scomparsa nel 323 a.C. Il mitico condottiero scelse personalmente il luogo dopo aver interpellato diversi oracoli e, avvalendosi dei sacerdoti preposti alle fondazioni delle città, ne segnò poi confini. La città avrebbe avuto, fin da subito, un sistema di vie ortogonali tra loro, la stessa tecnica con cui i romani concepirono la nuova Verona dentro l’ansa dell’Adige. Per darei un’idea di quanto Alessandro fu coinvolto nel fondare una città, che doveva rappresentare la capitale dell’immenso impero che stava unificando, così scriveva lo storico greco Arriano : “...fu colto da un forte desiderio di realizzare il suo progetto, e mentre tracciava la pianta della città stabilì il luogo in cui vi sarebbe stata l’Agorà, il numero dei santuari e a quali divinità [sarebbero stati dedicati]: agli dèi greci ma anche a Iside, dea dell’Egitto…” L’agorà era la piazza delle pubbliche assemblee che decidevano la politica delle città greche; nel caso di Alessandria era posizionata nel punto di intersezione delle due arterie principali, paragonabili al cardo e al decumano massimo delle città romane. Il possibile cardo era noto come il Soma, mentre il decumano era conosciuto come via Canopo. All’incrocio di queste due vie, secondo la maggior parte dei resoconti, doveva essere innalzato un piccolo mausoleo in stile dorico per il sarcofago d’oro di Alessandro . Anche a Verona, come in gran parte delle città romane, abbiamo una situazione analoga: il foro, come l’agorà, costituisce il cuore della città. Anche se non ne è rimasta traccia, all’intersezione delle due vie principali, il cardo ed il decumano massimo, poteva essere posto l’Umbilicus , oppure ancora un Tetrapilo , una costruzione a quattro colonne o pilastri vagamente simile all’edicola oggi visibile in piazza Erbe. La città di Alessandria fu posta sotto la stella sacra all’Egitto: Sirio. La levata eliaca dell’astro coincideva con l’inizio delle piene del Nilo ed era stata assunta come inizio del calendario egizio. Sacra a Iside, Sirio era il luminoso punto di riferimento anche per i faraoni morti, che vedevano in quella direzione il luogo preposto all’immortalità. Molti templi erano dunque orientati verso tale stella. La sua levata eliaca coincide inoltre con la nascita di Alessandro, datata il 20-21 luglio del calendario giuliano . All’interno delle mura delle città furono presto costruite la famosa biblioteca, un ginnasio e, come a Verona, un teatro; inoltre l’isola di Pharos fu collegata artificialmente alla terra ferma ed ivi fu innalzato il famoso faro, una torre di segnalazione per i naviganti alta oltre cento metri. Da allora questo tipo di costruzione ha preso il nome di faro . Alessandro, dopo aver partecipato attivamente alla progettazione della città, ordinò anche la costruzione di un grande Serapeo, un luogo dedicato al culto di XXXXXXXX La città fu anche il centro del culto di Iside che in età ellenistica ebbe una diffusione enorme e finì per contagiare anche l’Impero Romano. Non solo a lei era consacrato il famoso faro, una delle sette meraviglie del mondo antico, ma lei stessa, la dea nera e formosa, era detta "alto Faro di Alessandria". Era la Luce che di notte guidava i naviganti, la loro preziosa guida. Molte monete romane presentano Giano bifronte su un verso e una nave sull’altro. Come Iside, dunque, Giano è legato alla navigazione e insegna l’arte di andare per mare agli uomini . Monika Verzàr-Bass, nel suo studio “Il culto di Iside a Verona e ad Aquileia”, riporta la notizia del ritrovamento, sotto il Serapeo di Alessandria, di un’iscrizione dedicata a C. Calvisius Statianus. Calvisio, nativo di Verona, fu prefetto d’Egitto in età traianea. Uno stretto legame congiunge quindi Verona ad Alessandria . Nonostante miti e le leggende, è possibile definire Iside semplicemente come l’evoluzione della Dea Madre, della fertilità, della vita. Lo stesso ruolo che oggi, in maniera più velata, assume per i cristiani Maria, la madre di Gesù . I Tolomei fusero il sacro toro egizio, Api, simbolo della potenza fisica e riproduttiva con Osiride, dando origine a Serapide, dio dell’oltretomba e della fertilità, sempre in bilico tra i due mondi: quello della vita e quello della morte. La divinità è infatti dominata dal colore della vita, il verde della vegetazione lussureggiante e da quello della morte, il nero del mondo delle ombre . I romani importarono le divinità egizie e le modificarono per adattarle meglio al loro Pantheon. Serapide diventò Giove Serapide. Ed era proprio dedicata a Giove Serapide la statua che l’erudito veronese Scipione Maffei descrive sul Colle di San Pietro a metà del XVIII secolo. Quel luogo veronese va considerato allora ricettacolo di svariati culti, una collina preposta a comunicare con le divinità, un luogo di mediazione e contatto fra terra e cielo. La descrizione del Maffei non riuscì a chiarire il luogo preciso dove la statua fu portata alla luce; non è possibile infatti sapere se venne rinvenuta sopra o alle pendici del colle. Come già accennato, però, è più probabile che l’Iseo-Serapeo di Verona si trovasse ai piedi del Colle vicino alla riva del fiume; questo perché tali culti prevedevano la vicinanza all’acqua per alcuni rituali. A Palestrina, per esempio, è presente un Serapeo alla base del santuario, vicino al fiume ; inoltre l’Iseo di Roma era collocato dove ora sorge la chiesa di Santo Stefano al Cacco. Questo tempio era stato edificato da Giulio Cesare in onore di Cleopatra . A Bologna e a Benevento sono documentati altri casi di sovrapposizione del culto del protomartire Stefano a quello di Iside-Serapide. Per analogia quindi è molto probabile che anche l’Iseo veronese sorgesse nelle vicinanze della chiesa di Santo Stefano. Chi avesse la fortuna di vedere la raffinata scultura del Maffei, esposta al Musée d’Art et d’Histoire di Ginevra, potrà constatare che, sebbene mancante di entrambe le mani, la statua è integra; alta 1,58 m., sopra la testa presenta un modio, simile ad una bocca di anfora, segno di fecondità e abbondanza, attributo specifico di Serapide. La scultura è ornata da una corona di spighe e frutti con rosetta centrale, il braccio sinistro sorregge una cornucopia e la gamba sinistra si appoggia ad un omphalos, una pietra sacra.
Margherita Bolla
La statua di Serafide rinvenuta a Verona, una delle più belle al mondo.

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