Maxi traffico di rifiuti tossici
indagato padre della Marcegaglia
(GIÀ 15 FERMI (ANCHE TRE DIRIGENTI LUCCHINI) E 61 PERSONE SOTTO INCHIESTA
SMALTITI IN TOSCANA UN GIRO ILLECITO DI 500MILA TONNELLATE L'ANNO)
di MICHELE BOCCI
Steno Marcegaglia
FIRENZE - Un milione di tonnellate di rifiuti speciali trattati come normali. Ottocento camion che in un anno percorrevano mezza Italia carichi di terra proveniente da bonifiche di distributori di carburante, di scarti di produzione industriale contaminati dal mercurio, di bombolette piene di gas propano. Quei materiali pericolosi finivano in discariche, aree di stoccaggio e zone di ripristino ambientale in Emilia, Toscana e Trentino non attrezzate per smaltirli: diventavano bombe ecologiche. A organizzare il sistema era un'azienda grossetana, l'Agrideco, che falsificava analisi per cambiare la natura dei rifiuti e si accordava con gestori dei siti e trasportatori. Tra i suoi venti clienti anche la multinazionale Procter & Gamble e due grandi gruppi industriali come Lucchini e Marcegaglia, fondato da Steno padre della numero uno di Confindustria Emma, che ora è indagato.
A scoprire il sistema sono stati i carabinieri del Noe, Nucleo operativo ecologico, di Grosseto, che sono partiti da un incidente mortale sul lavoro avvenuto nel giugno 2008 per avviare l'operazione "Golden rubbish" (immondizia d'oro). Hanno messo sotto inchiesta 61 persone, di cui 9 sono finite ai domiciliari e 6 in carcere. Oltre a 5 responsabili della ditta toscana sono stati coinvolti trasportatori, titolari di discariche e siti di stoccaggio, tecnici di tre laboratori, e anche gli stessi clienti, che secondo l'accusa non potevano non sapere dove finivano i loro scarti. Si contestano reati legati alla gestione dei rifiuti, falso e associazione a delinquere.
"Siamo certi della assoluta estraneità dei nostri dirigenti coinvolti, loro malgrado, in un'indagine che chiama direttamente in causa società regolarmente autorizzate, alle quali la Lucchini e numerose altre imprese italiane hanno affidato i servizi di smaltimento dei rifiuti", si difendono dal grande gruppo di acciaierie. Nell'inchiesta sono finiti il direttore responsabile dello stabilimento siderurgico di Servola (Trieste), Francesco Rosato e il responsabile ecologia e ambiente, Vincenzo D'Auria. "I dirigenti interessati dalle indagini non ricoprono più da tempo quegli incarichi - dicono da Marcegaglia - L'azienda si dichiara certa del loro comportamento e confida di poter dimostrare la propria estraneità. Questo materiale è stato conferito a società legalmente autorizzate allo smaltimento. Steno Marcegaglia è indagato in quanto presidente del gruppo".
Ai domiciliari è finito Mauro Bragagni, 59 anni, ex direttore dello stabilimento di Ravenna da dove sarebbero usciti rifiuti pericolosi, ma ci sono problemi anche per il laboratorio della della Made Hse, appartenente allo stesso gruppo e situata a Gazoldo degli Ippoliti (Mantova) dove si trova il quartier generale dei Marcegaglia. È stato sequestrato e uno dei tecnici è agli arresti: il sospetto è che nella struttura si compilassero falsi certificati di analisi sui rifiuti.
L'incidente sul lavoro è avvenuto il 26 giugno del 2008 a Scarlino (Grosseto), presso un impianto della Agrideco che gestiva rifiuti pericolosi senza autorizzazione. Quel giorno c'erano circa 100 tonnellate di bombolette mal triturate. Ci fu un'esplosione che impegnò i vigili del fuoco per una settimana. Tra le fiamme morì Martin Decu, operaio romeno di 47 anni. Un suo compagno rimase ustionato. Cinque responsabili dell'azienda - Stefano Rosi di 50 anni, Luca Tronconi di 45, Paolo Meneghetti di 49, Federico Lattanzi di 37, Giovanni Consiglio di 47 anni - ieri sono finiti in carcere, i primi due sono stati denunciati anche per omicidio colposo, lesioni personali colpose e incendio. Da quell'incidente i carabinieri hanno ricostruito il sistema di smaltimento irregolare.
Ieri ai domiciliari sono finiti 4 uomini di Marcegaglia, 3 di Lucchini, un tecnico di laboratorio di Bergamo e 2 responsabili di un sito di smaltimento vicino Trento. Nei guai anche una discarica a Fusignano, il paese di Arrigo Sacchi.
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