giovedì 29 marzo 2012
Nuova straordinaria scoperta archeologica a Montalto. 37 tombe etrusche nella zona industriale
Trovata una sfinge propria del mondo dei "Tirreni" in un "Dromos" di una tomba etrusca che restituisce un piccolo "Simbolo" del V-IV a.C. copia di quelle Sfingi trovate precedentemente nell'isola di Lemno dove esiste una ulteriore testimonianza. Nel 1885 fu trovata a Kaminia, incastonata nella colonna di una chiesa, quella che poi è stata chiamata la stele di Lemnos, apparve subito chiaro che i caratteri incisi erano molto simili a quelli dell’alfabeto etrusco. E sembrò quasi scontato confermare le teorie secondo cui gli Etruschi, la cui origine è sempre stata un mistero, provenissero dall’Asia Minore.
MERCOLEDÌ 04 GENNAIO 2012 MARCO FELIZIANI
Si va avanti per far tornare alla luce di quello che resta della civiltà etrusca a Montalto di Castro. Un’altra importante scoperta archeologica dopo quella avvenuta nelle settimane scorse alla necropoli etrusca dell’Osteria, che porta nuovi propositi turistici per Montalto di Castro. Quella di questa mattina è stata fatta dalla Soprintendenza ai beni archeologici dell’Etruria meridionale, dopo alcuni lavori di scavo per la sistemazione del terreno
Il sindaco Salvatore Carai
per nuovi insediamenti industriali che si stanno eseguendo in località Due Pini. Sono state rinvenute 37 tombe risalenti al periodo etrusco e tre delle quali sono in fase di scavo dal personale della cooperativa archeologica di Firenze, incaricato dalla stessa Soprintendenza. Una tomba con un dromos lungo sei metri e con una larghezza di un metro e quaranta, fino ad arrivare ad un vestibolo a cielo aperto; in quel punto sono state scoperte quattro tombe, tre delle quali in parte violate e una completamente intatta.
Dai primi esami appaiono risalire al VI secolo avanti Cristo. Nel dromos sono stati trovati, una olla e un cranio con i resti ossei di un cavallo: un sacrificio in funzione del defunto. Un rituale che spesso gli etruschi adottavano per i
Carlo Casi, direttore della Mastarna
propri animali. Il luogo del ritrovamento è stato subito visionato dalla dottoressa Patrizia Petitti della Soprintendenza per i beni archeologici dell’Etruria meridionale e da Carlo Casi, direttore della Mastarna, società che gestisce il parco archeologico e naturalistico di Vulci. Sul posto operano due archeologhe della cooperativa di Firenze, le dottoresse Maddalena Vacca e Anna Carla Melaragni. Solo nei prossimi giorni si potrà sapere la scoperta di nuovi corredi funebri e l’esatta datazione delle tombe, che al momento sono in fase di scavo. La nuova necropoli trovata, secondo gli esperti, fa parte di un sito lagunare, un avamposto vulcente che a suo tempo probabilmente controllava l’estrazione del sale dalle lagune. Il sindaco Salvatore Carai ritiene queste opere in atto
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